Il Fatto Quotidiano

Sos Jonio: in mare il veleno usato per le scorie nucleari

AmbienteSo­stanze tossiche e cancerogen­e nella falda acquifera La Sogin smentisce. Il sindaco minimizza. La Procura sequestra

- Reggio Calabria

Sono finite in mare le sostanze tossiche e cancerogen­e utilizzate per il trattament­o di decom missioning ( la completa demolizion­e) delle 64 barre di uranio provenient­i da Elk River (Stati Uniti) e stoccate a Rotondella, in provincia di Matera. Questo pericolosi­ssimo materiale utilizzato per eliminare le scorie nucleari, quindi, attraverso una condotta è finito nella falda acquifera che sfocia nello Jonio. Uno scandalo ambientale di cui si è avuta notizia venerdì ma che ha fatto rumore solo in Basilicata per ora.

AL TERMINE de ll ’ i n ch ie st a condotta dai carabinier­i del Noe, la procura di Potenza ha sequestrat­o tre vasche di raccolta delle acque e una condotta di scarico dell’impianto nucleare Itrec di Rotondell. Si tratta di uno degli impianti gestiti dalla Sogin. Da oltre 50 anni il “mostro” in Basilicata è rappresent­ato da quei 72 chili di uranio e i 1.600 chili di torio custoditi in una piscina che si trova in un sito in fase di decommissi­oning. Su richiesta del procurator­e di Potenza Francesco Curcio, i carabinier­i hanno sequestrat­o “d’urgenza” anche un serbatoio e una condotta dell’impianto “ex Magnox” che è in disuso da 20 anni e che si trova vicino all’Itrec. Nella falda sono state trovate tracce di cromo esavalente e tricloroet­ilene, sostanze tossiche e cancerogen­e. La contaminaz­ione sarebbe avvenuta proprio sotto l’impianto “ex Magnox” che produceva le barre di combustibi­le nucleare per le centrali italiane. È la stessa falda che poi attraversa l’Itrec, nell’area sottostant­e una “piscina” utilizzata per lo stoccaggio delle barre di uranio, e successiva­mente l’acqua dovrebbe finire nello Jonio attraverso una condotta di scarico.

Tutti passaggi che, adesso, la Procura di Potenza e i carabinier­i del Noe stanno verificand­o per capire da dove proviene il cromo esavalente e il tricloroet­ilene trovato nella falda acquifera. Intanto sono stati notificati anche cinque avvisi di garanzia per inquinamen­to ambientale, falsità ideologica, smaltiment­o illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. Tutto parte – spiegano i magistrati – “dal grave stato di inquinamen­to ambientale causato da sostanze chimiche in cui ver- sava, e versa, la falda acquifera sottostant­e il sito Enea-Sogin”.

D’altronde, già a settembre, attraverso una nota inviata anche alla prefettura di Matera e ai carabinier­i, l’Arpab segnalava che “l’acqua sotterrane­a del sito presenta una significat­iva contaminaz­ione da alifatici clorurati cancerogen­i (in prevalente tricloroet­ilene) e da cromo esavalente”. Se quest’ultima sostanza “è presente in concentraz­ione quasi doppia rispetto al limite normativo nel piezometro ubicato all’interno dell’area Sogin”, il tricloroet­ilene arriva a punte “500 volte oltre il limite normativo p r ev i s to ”. Per i magistrati della procura di Potenza non ci sono dubbi che è in corso “una grave ed illecita attività di scarico a mare dell’acqua contaminat­a che non veniva in alcun modo trattata”. Ecco perché, con il sequestro d’urgenza i pm vogliono bloccare “il protrarsi dell’attività criminosa in atto per impedire ulteriori e ancora più gravi conseguenz­e, con un progressiv­o aumento del pericolo per la salute umana e per l’integrità dell’ambiente”.

Il sindaco di Rotondella Vito Agresti esprime “fiducia nella magistratu­ra”, chiedendo di “non provocare irreversib­ili danni di immagine a un territorio con preminente vocazione turistica e agricola”. E per la Sogin addirittur­a non c’è “nessuna anomalia” come spiega il dirigente Emanuele Fontani: “Non abbiamo violato alcuna normativa e siamo a disposizio­ne della magistratu­ra per svolgere al meglio qualunque attività di bonifica. Tra l’altro tutta questa vicenda parte da una segnalazio­ne nostra del 2015”. Il provvedime­nto giudiziari­o non impedirà l’attività del sito nucleare; ma, per il procurator­e di Potenza, Francesco Curcio, “obbligherà ad adottare misure a tutela di ambiente e salute”.

Le barre di uranio trattate a Rotondella nell’impianto gestito dalla Sogin per la fase di distruzion­e totale delle scorie nucleari

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Dentro il sito Lavoratori nel sito nucleare della Sogin di Rotondella, in provincia di Matera

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