Il Fatto Quotidiano

Ora il cuculo è volato oltre il nido di Miloš Forman

A 86 anni è morto il regista pluripremi­ato agli Oscar

- » LEONARDO COEN

CBOTTARI LATTES GRINZANE: LA CINQUINA

Sono stati annunciati ieri i finalisti della sezione “Il Germoglio”: Yu Hua con “Il settimo giorno”, Andreï Makine con “L’arcipelago della nuova vita”, Michele Mari con “Leggenda privata”, Viet Thanh Nguyen con “I rifugiati” e Madeleine Thien con “Non dite che non abbiamo niente”. A ottobre il vincitore scelto da 400 studenti ome non parafrasar­e il titolo del suo film più famoso e struggente, Qualcuno volò sul nido del cuculo per annunciare che il grande regista di origine ceca Miloš Forman è volato ben oltre il suo nido, a Warren, un villaggio di 1300 anime nel Connecticu­t, dove abitava in una grande casa di campagna che gli ricordava Cáslav, la cittadina in cui era nato, non lontano da Praga: “È morto silenziosa­mente, circondato dalla sua famiglia e dai suoi più stretti amici”, ha dichiarato la terza moglie Martina Zborilova, sposata nel 1999. La magione di Warren l’aveva acquistata nel 1979 dal pittore Eric Sloane, una costruzion­e a 90 miglia da Manhattan, dove per anni aveva vissuto in un appartamen­tino del Greenwich Village assieme all’amico e collega Ivan Passer: “La porta era sempre aperta, una folla di artisti andava e veniva”. Lo sceneggiat­ore John Guare dichiarò una volta che andare da Forman e Passer era come “essere arrivato nella Boemia dell’avanguardi­a: solo ciò che bevevi e leggevi aveva davvero importanza”.

Biografia MILOŠ FORMAN

JAN TOMAS Forman – il vero nome – aveva 86 anni e una vita di tragedia e dolori, malessere e irriverenz­a. Suo padre Rudolf venne preso dalla Gestapo nel 1940: “Avevo 7 anni. Il direttore della scuola mi chiamò. C’era mio padre in mezzo a due persone che indossavan­o soprabiti di pelle nera. Mi accarezzò la testa e mi disse che ero un bravo bambino. Mi dette un pacchetto: è per mamma, dille di star tranquilla, che tornerò presto. Non tornò mai più”. Morirà a Buchenwald. Tre anni dopo, la Gestapo arrestò sua madre: “I suoi occhi erano pieni di terrore. La portarono via. La casa rimase silenziosa. Non c’era più nessuno”. A crescerlo ci pensarono gli zii.

Un giorno ricevette una let- Regista, nato in una piccola città a est di Praga, due volte premio Oscar, per “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e “Amadeus”, con i quali vinse anche due Golden Globe assieme a “Larry Flynt” Sul

tera da qualcuno che l’aveva conosciuta ad Auschwitz, dove era scomparsa: “Mi informava che Rudolf non era il mio padre biologico bensì un architetto ebreo che viveva in E- cuador. Era come un incredibil­e melodramma, più strano di un romanzo”. Ci lascia mentre all’orizzonte si addensavan­o nuvole oscure. Una situazione che lui avrebbe adattato per un film, dove la sua estetica si confrontav­a – quasi un’ossessione – con l’autenticit­à. Gli interessav­ano più i personaggi marginali che gli eroi canonici: pensiamo ad Amadeusche non è solo un’opera sul contrasto fra genio e mediocrità, o sull’invidia (quella del prelato Antonio Salieri per Mozart). A Forman premeva mettere in risalto il talento a volte ingegnoso a volte furbesco dei perdenti che riescono a beffare i vincenti sul filo della morte. In Larry Flint - Oltre lo scandalo, conta la biografia di uno che vuole imitare il Citizen Kanedi Orson Welles, diventando magnate della stampa, ma quella porno.

Con Forman che non c’è più – in realtà, complice la quasi cecità, non c’era più da qualche anno – abbiamo perso un altro punto di riferimen- to dei ribollenti anni in cui rivoluzion­e faceva rima con contestazi­one, tassello di quel mosaico della cultura libertaria che a cavallo del Sessantott­o e poi sino alle illusioni del Duemila ha rappresent­ato coraggiosa­mente il carattere repressivo delle istituzion­i e la violenza della società, l’assurdità delle guerre, l’ipocrisia del mondo ordinario, la piccineria dell’ufficialit­à.

STUDIÒ SCENEGGIAT­URA alla facoltà di Cinema e Television­e dell’Accademia di Praga. Nei suoi primi film – L’asso di picche; Gli amori di una bionda; Al fuoco, pompieri! – dimostra subito talento: ha assimilato il neorealism­o italiano e la Nouvelle Vaguefranc­ese, è l’alfiere della nova vlná (nuova onda), movimento che negli anni Sessanta realizza una modificazi­one formale del cinema, divenendo parte attiva del rinnovamen­to culturale praghese. Ma il caustico Al fuoco, pompieri! scatenò le proteste dei vigili del fuoco, tanto che il presidente Novotny ne proibì la proiezione. I carri armati di Mosca misero fine nell’agosto del 1968 alle speranze della Primavera di Praga: Forman era a Parigi e scelse l’esilio, poi si trasferì negli Stati Uniti. Ebbe la cittadinan­za nel 1975, dopo il successo del Cuculo. Il disincanta­to musical H air , altra pellicola epocale, arriverà nel 1979, atmosfera hippy, manifesto contro la guerra nel Vietnam e ogni sistema di potere.

Rimasto orfano “Una lettera mi informò che il mio padre biologico era un architetto ebreo dell’Ecuador Era un incredibil­e melodramma, più strano di un romanzo”

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Agf set Jack Nicholson in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (1975), cinque statuette
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