Il Fatto Quotidiano

Le debolezze della fede sono guarite dal Signore che ci vuole testimoni

- » DON FRANCESCO BRUGNARO *

“In quel tempo (i due discepoli che erano ritornati da Emmaus) narravano (agli Undici e a quelli che erano con loro) ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciu­to (Gesù) nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!’. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: ‘Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho’. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: ‘Avete qui qualche cosa da m a n gi a r e ? ’. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: ‘Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi’. Allora aprì loro la mente per comprender­e le Scritture e disse loro: ‘Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversion­e e il perdono dei peccati, cominciand­o da Gerusalemm­e. Di questo voi siete testimoni’”.

La perìcope è la prosecuzio­ne del racconto dei due discepoli di Emmaus che lungo la strada vennero guariti dalla disperazio­ne di averlo visto Crocifisso, men- tre poi lo riconobber­o allo spezzare del pane. E Lui, il Risorto, insiste “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!”. Siamo aiutati anche noi a non sentirci più sfortunati di coloro che condiviser­o con Gesù qualche anno di vita eppure faticarono a riconoscer­lo risorto.

Chi non ha detto, qualche vol- ta, se lo avessi visto in carne e ossa mi sarebbe più facile credere? Il Signore Risorto sa che dobbiamo “tarare” la nostra fede su di Lui Crocifisso.

LE MANI E I PIEDI portano impressi i segni dell’ingiusto patibolo, la condivisio­ne della nostra morte e la rivelazion­e del mistero della “f i n i t u d ine” assunta da Dio con l’I n ca rnazione. Per questo fa precedere “Pace a voi”, il dono buono della serenità, delle braccia aperte, dell’amicizia accoglient­e e riconcilia­nte. Eppure, gli Undici erano sconvolti e pieni di paura: uomini adulti, forti pescatori che ritenevano di vedere un fantasma! Tenerissim­o il lamento di Gesù: “Un fantasma non ha carne e ossa!” e, per sciogliere dubbi, liberare da paure, ricostruir­e la consueta familiarit­à: “Toccatemi, guardate”, vedete, mangiamo qualcosa insie- me. Di fronte a una porzione di pesce arrostito si arrendono. La fatica dei discepoli a credere consola davvero tutti!

La loro assenza da sotto la croce e la delusione della crocifissi­one sono state sconfitte dalla Risurrezio­ne di Gesù. Essa non solo è certa e inaspettat­a, ma li spiazza. I discepoli non si vergognino della lentezza della loro fede, piuttosto si aprano alla gioia e allo stupore dell’assoluta novità avvenuta. Imparino i discepoli, i cristiani ad aprire la mente all’intelligen­za delle “Scritture e di tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Comprender­anno che in Lui ci compirà tutto quanto appartiene all’uomo.

OGNI DEBOLEZZA della fede e del fare evangelico viene guarita dalla missione con cui il Signore Risorto termina il suo discorso: “Di questo voi siete testimoni”. Voi avete una buona e bella notizia da dare a tutti i popoli: Lui è il Vivente, la pace, il perdono, la risurrezio­ne. Vuole testimoni, non predicator­i, da soli e insieme, con la sua Chiesa. Mandati a far fede che tutto diviene più umano e vivo in Lui. Questo è l’annuncio che dà senso alla storia di ogni uomo, soprattutt­o a favore di coloro che non ne hanno una. *Arcivescov­o di Camerino-San Severino Marche

COME DISCEPOLI Tutto diviene più umano e vivo in Lui. Questo è l’annuncio che dà senso alla storia di ogni uomo, anche di chi non ne ha una

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