Caos alla Consob Nava: “Per me la legge non vale”
Il neopresidente nega incompatibilità con il distacco da Bruxelles perché, in quanto funzionario Ue, a lui non si applica la legge italiana. I commissari si rivolgono agli uffici giuridici
■ Già il primo giorno gli altri commissari chiedono chiarimenti giuridici
La
nomina di Mario Nava a neopresidente della Consob è già sotto giudizio. Ieri mattina ha fatto il suo esordio alla guida dell’Authority a Milano lasciando di stucco i commissari, che hanno così deciso di rivolgersi agli uffici giuridici per dirimere una vicenda oramai surreale. “Dichiaro sul mio onore che non esistono incompatibilità”, ha spiegato ai membri del collegio prima di fornire la sua teoria a supporto: in quanto dipendente della Commissione europea, a lui non si applicherebbe la legge italiana ma quella comunitaria.
Come noto, Nava ha ottenuto, con il consenso del governo Gentiloni, un distacco da Bruxelles invece di mettersi in aspettativa come gli impone la legge istitutiva dell’Autorità che vigila sulla Borsa. Un fatto senza precedenti, anche perché il distacco è triennale (rinnovabile) mentre l’incarico in Consob è di 7 anni.
Il regolamento imponeva perciò ai commissari di chiedergli titoli ed eventuali incompatibilità. Nava ha ammesso di aver ottenuto il distacco, ma ha chiarito di non essere incom- patibile. La spiegazione fornita è che nel diritto comunitario l’aspettativa per un incarico del genere non sarebbe prevista e quindi era possibile solo il distacco e in quanto funzionario europeo a lui non si può applicare la legge italiana ma solo quella comunitaria. Una spiegazione che non pare aver convinto i commissari: non essendosi mai verificata una situazione simile, gli hanno fatto presente che sottoporranno la questione agli uffici giuridici della Consob. Dalla risposta dipenderà il destino della sua nomina: se la linea di Nava dovesse essere smentita, la questione finirebbe sul tavolo del premier Paolo Gentiloni.
La legge istitutiva della Consob stabilisce le “situazioni di incompatibilità” per il presidente e i commissari, a tutela della loro indipendenza e di quella dell’Autorità: non possono “essere dipendenti di enti pubblici o privati, né ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura” e per questo “per tutta la durata del mandato i dipendenti statali sono collocati fuori ruolo e i dipendenti di enti pubblici sono collocati d’ufficio in aspettativa”. Se questo non avviene, tocca al presidente (in questo caso la reggente Anna Genovese) riferire al premier “sulle cause di decadenza sussistenti nei confronti del componente medesimo”.
Optando per il distacco, Nava – che a Bruxelles guida la direzione per il monitoraggio del sistema finanziario – resta nei fatti un dipendente della Commissione, un ente pubblico (per di più sovranazionale) e conserva gli scatti di carriera e stipendio. Questa scelta ha rallentato la sua nomina, al punto che ci sono voluti quattro mesi, da quando il governo lo ha designato prima di Natale, per sciogliere tutti i nodi e vederlo insediato alla guida dell’Authority. Intanto i malumori crescono, così come il rischio ricorsi.
Ieri Consob ha dato notizia dell’insediamento con una nota laconica. Ma la vicenda non è affatto chiusa.
Regole ad personam Dirigenti e dipendenti pubblici vanno messi fuori ruolo. La nomina può tornare a Gentiloni