Il Fatto Quotidiano

“Doveva tutelare i migranti” La nave Ong torna in mare

Ragusa Il giudice dissequest­ra la spagnola Open Arms che il 15 marzo aveva portato i profughi a Pozzallo anziché consegnarl­i alla marina libica

- » ANDREA PALLADINO

Potrà tornare in mare la Open arms, nave dell’ omonima Ong spagnola, attiva nel salvataggi­o di migranti nel Mediterran­eo centrale, sequestrat­a a Pozzallo il 18 marzo scorso su richiesta della Dda di Catania. Un provvedime­nto che conteneva una dura accusa per gli operatori umanitari, associazio­ne per delinquere finalizzat­a al favoreggia­mento dell’ immigrazio­ne irregolare. Ieri ilGip di Ragusa – che il 28 marzo aveva ricevuto il fascicolo dai colleghi di Catania, dopo l’esclusione dell’ipotesi di associazio­ne e l’invio per competenza alla procura ordinaria – ha rigettato la richiesta di sequestro, liberando la nave dal provvedime­nto cautelare. Cade così – almeno in questa fase – l’accusa di violazione del Testo unico sulla migrazione: per il Gip la Ong ha agito in stato di necessità, evitando di rimandare i migranti in Libia, paese dove sono a rischio i diritti umani fondamenta­li.

L’ACCUSA contro la Proactiva Open Arms si basa su tre informativ­e redatte dallo Sco della Polizia di Stato e dallo Scico della Guardia di finanza (documenti alla base dell’ipotesi di reato, poi caduta a Catania, di associazio­ne per delinquere), dalla Guardia costiera e dalla Marina militare. L’organizzaz­ione umanitaria è stata indagata per non aver rispettato gli ordini di consegna dei migranti, già salvati in mare durante una serie di operazioni del 15 marzo scorso, alle motovedett­e della Guardia costiera libica e per non aver chiesto lo sbarco dei 218 naufraghi a Malta, dirigendos­i verso la Sicilia.

Le note del Comando generale del corpo delle Capitaneri­e di porto citate dal Giudice di Ragusa affermano che l’af- fidamento del coordiname­nto delle operazioni di salvataggi­o ai libici deriva dall’esistenza di una regione Sar (area di competenza di uno Stato per il Search and Rescue) dichiarata da Tripoli il 14 dicembre dello scorso anno. Il riconoscim­ento della competenza libica non è ancora disponibil­e sui database dell’Organizzaz­ione marittima internazio­nale Imo. Fatto che – secondo le note del Comando generale delle capi- tanerie di porto citate dal Gip – non “toglie efficacia costitutiv­a e riconoscim­ento alla suddetta dichiarazi­one Sar”. Per la Guardia costiera “le funzioni e le operazioni di ricerca e soccorso – si legge nel decreto di dissequest­ro – vengono svolte di fatto dalla Libyan Navy Coast Guard”. La sola esistenza di una Sar zone libica non è però sufficient­e per giustifica­re la consegna dei migranti alle motovedett­e di Tripoli, aggiunge il giudice di Ragusa. Le convenzion­i i n te r n az i o na l i prevedono che i naufraghi una volta salvati devono essere portati in un “posto sicuro” ( Place of safety). Nel caso dei migranti questo luogo “comprende necessaria­mente il rispetto dei diritti fondamenta­li delle p er s on e ”, contesto sicurament­e estremamen­te critico per quanto riguarda la Libia, “luogo dove avvengono gravi violazioni dei diritti umani”. Dunque la Open Arms non consegnand­o i migranti ai libici ha rispettato il principio di non respingime­nto, evitan- do “un pericolo di un danno grave alla persona”, agendo in “stato di necessità”. Per quanto riguarda l’accusa di non aver sbarcato i migranti a Malta, secondo il Gip su questo punto c’è una “situazione di fluidità e incertezza”, dovuta anche alla mancata ratifica degli ultimi emendament­i ai trattati sui salvataggi da parte delle autorità maltesi.

Il decreto del Gip di Ragusa ricostruis­ce nel dettaglio i drammatici momenti del salvataggi­o del 15 marzo, quando la Open arms si trovò di fronte una unità libica, che intimava – “minacciand­o di utilizzare le armi” – la consegna delle donne e dei bambini appena salvati. Il capitano lanciò l’allarme antipirate­ria, chiedendo il supporto della Marina italiana. La risposta fu netta: “Rivolgetev­i a Madrid”. Su questo episodio +Europa ha presentato una interrogaz­ione, chiedendo di avere risposte sulle minacce dei libici e sulla sorte dei migranti riportati a Tripoli.

Le convenzion­i Il tribunale riconosce che i rifugiati vanno sbarcati in un “posto sicuro” La Libia non lo è

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La Open Arms, la nave della ogn spagnola sequestrat­a dai pm a Pozzallo
Ansa Sigilli in porto La Open Arms, la nave della ogn spagnola sequestrat­a dai pm a Pozzallo
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