Il Fatto Quotidiano

Nuova strategia della tensione? Questa Italia ha insegnato a non stupirsi di nulla

- LUIGI FERLAZZO NATOLI MAURO CHIOSTRI MASSIMO BORDONI GIANNI BARBACETTO ENRICO COSTANTINI ANTONIO MALDERA

A meno di colpi di scena e di rientro di insulti, a Salvini l’ingombrant­e Berlusconi non gli permetterà di fare un governo con Di Maio. E, se ciò accadrà, auspichere­i che Mattarella sciogliess­e la riserva affidando l’incarico pieno a Di Maio per tentare di fare un governo con un Pd rinsavito.

Tale governo, oltre a individuar­e alcuni punti di piena convergenz­a per entrambi i partiti, potrebbe proporre a Mattarella alcuni ministri già collaudati dal governo Gentiloni (longa manus del Pd renziano) e altri ministri tecnici del M5S. La cosa sarebbe, tuttavia, troppo ragionevol­e per un Paese levantino come il nostro, ma non si può mai dire. E, come diceva Dante Alighieri, “poscia più che il dolor poté il digiuno”.

I politici riuniti al Vinitaly: mancano solo i tarallucci

Giornali e tv sono invasi da immagini che immortalan­o i nostri politici con il calice in mano mentre brindano, con sorrisi a 34 denti, in quel di Verona al “Vinitaly”. Se si intravedes­sero anche dei tarallucci la scena sarebbe perfetta!

Le bombe in Siria? Il dramma dei migranti? La disoccupaz­ione giovanile? Lo stallo politico che paralizza il Paese? È meglio un brindisi a favore di telecamere e poi si torna a far finta di litigare.

Tanto chi annaspa (e sono tanti in Italia) a Vinitaly non può permetters­i di andarci.

In Giappone ci sono i corrotti, ma tutto funziona comunque

Ho molti amici giapponesi, apprezzo la loro cultura e mi reco spesso da loro in Giappone. Mi dicono gli amici di Tokyo che anche là il livello di corruzione dei politici è molto elevato e gli scandali relativi inframmezz­ano spesso la vita sociale del Paese.

Mi chiedo però come mai allora le cose in Giappone non funzionino male come in Italia, dove il livello di corruzione è molto simile. In Giap- HO APPENA LETTO TRE LIBRI del compianto giudice Ferdinando Imposimato sul terrorismo degli anni Settanta e oltre ( Doveva morire, La Repubblica delle stragi impuniteeI 55 giorni che cambiarono l’Italia ), dai quali emerge un quadro a dir poco inquietant­e. Senza che mi debba dilungare su fatti e retroscena che senz’altro conoscete, la domanda che mi sorge spontanea, alla luce di quanto ho letto – che in parte non conoscevo – è la seguente: ma ora che il Movimento 5 Stelle sta per accedere (si spera) alle stanze del governo, quelle dei bottoni e delle decisioni che influenzan­o anche finanza, economia, rapporti con l’estero e altro; e che da loro ci si aspetta (anche qui, speriamo) norme serie nella lotta alle mafie, alla corruzione, all’evasione fiscale ecc., ci dobbiamo aspettare un’altra fase della cosiddetta – rivista e corretta all’oggi – strategia della tensione? IO HO QUALCHE RESISTENZA ad accettare tutte le interpreta­zioni dietrologi­che e complottis­te che cercano di spiegare la storia italiana. Quelle che sembrano plasmate sul principio di quel columnist del Boston Globe che diceva: “Never spoil a good story with the true”, cioè “Mai rovinare una bella storia con la verità”. La storia italiana, però, ci ha insegnato – con evidenze ormai solide e accertate – che i complotti esistono, che lo Stato ha pianificat­o stragi o le ha lasciate fare, che ha utilizzato le organizzaz­ioni criminali, che ha trattato con le mafie. Nei momenti di crisi e di passaggio, quando la politica appariva più debole, entravano in scena le bombe: è successo nel 1969 di Piazza Fontana, nel 1973-74 delle stragi nere e dei tentati golpe, nel 1992-93 del crollo della Prima Repubblica. Oggi assistiamo a un altro delicato momento di passaggio, con la dissoluzio­ne del sistema pone si può mettere in punto l’orologio sull’orario di arrivo dei treni, la precisione del servizio postale sfiora quello svizzero, le buche per strada non sanno neppure cosa siano, l’evasione fiscale, l’im m i gr azione illegale e la criminalit­à sono quasi sconosciut­e. Un insegnante picchiato dal genitore di un alunno per un rimprovero è specie sconosciut­a, i danni degli ultimi due terribili eventi sismici, il terremoto di Kobe e lo tsunami di qualche anno fa, sono stati riparati nel giro di sei politico bipolare e l’affermazio­ne di una nuova forza, il Movimento 5 Stelle. Ci sarà qualcuno che, in continuità con la storia italiana, vorrà far “parlare” le minacce e le bombe, per tentare di influenzar­e il corso degli eventi? Nonlo sappiamo. Non sappiamo se gli apparati sotterrane­i forgiati nel fuoco dello scontro Est-Ovest, in cui valeva tutto, sono ancora attivi e pronti a innescare una nuova strategia della tensione. È ipotizzabi­le che oggi come in passato, come ai tempi della P2, si confrontin­o due linee: quella che indica lo scontro frontale, anche cruento; e quella che preferisce tentare il condiziona­mento, alternare blandizie e minacce, dossierare, comprare e infiltrare. Staremo a vedere chi prevarrà. mesi, le vittime risarcite e l’economia non ha subito grossi contraccol­pi neppure dal raddoppio della base monetaria effettuato dal governo Abe, tanto che dai miei dati la disoccupaz­ione resta intorno al 4,5% e l’inflazione è bassissima pur in presenza di un forte debito pubblico simile a quello italico. Persiste quindi il mio dubbio amletico: va bene la diversa mentalità, ma come possono esistere due livelli di corruzione quasi identici ma dai risultati così diversi? I po- litici italiani sono forse “d iv er samente corrotti”?

I missili lanciati per inganno e l’atteggiame­nto di Gentiloni

Il resoconto sul Fatto Quotidiano del generale Fabio Mini fa capire a tutti qual è la vera posta in gioco di Trump, May e Macron, forse con il beneplacit­o di Putin di aver aggredito proditoria­mente la Siria, purtroppo in mano ad Assad. Concordo con il generale che i missili ab- La vicenda dei lavoratori Foodora, al netto degli aspetti giuridici, chiama in causa vent’anni di responsabi­lità politiche e sindacali: vent’anni in cui nessuno ha saputo o voluto porre al centro dell’a g e nda la questione del precariato, delle nuove tipologie di lavoro sempre più dominanti.

Questo argomento dovrebbe entrare al più presto nel dibattito politico: è indispensa­bile costruire un sistema dignitoso di diritti e di tutele per tutti i lavoratori, non solo per i dipendenti.

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Ansa Piazza Fontana a Milano Strage del 12 dicembre 1969

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