Fronte interno e sondaggi le vere grane di Macron
Rimbrottato da Trump sul conflitto siriano, il leader al minimo nei consensi: studenti schierati con gli scioperanti
Proprio ora che è quasi tempo di bilanci, Emmanuel Macron si ritrova con le proteste nelle strade e nelle facoltà e si fa anche zittire dalla Casa Bianca sull’intervento militare in Siria. Un anno fa esatto, i francesi si preparavano a eleggere un presidente neanche quarantenne, che piaceva all’Europa e prometteva di “trasformare” il paese.
Ora, sul piano interno, l’ultimo sondaggio Elabeindica che il 44% dei francesi trova deludente l’operato presidenziale. Non erano mai stati così tanti. Aumentano le distanze con le classi popolari per le quali Macron è “il presidente dei ricchi”.
LA FRONDA cresce contro la batteria di riforme del servizio pubblico che altri capi di stato avevano tentato in passato, prima di gettare la spugna di fronte alla rabbia della strada. Macron sapeva che non sarebbe stato facile: “La Francia non è un paese riformabile” aveva detto lo scorso agosto, ancora fresco di Eliseo. Da stasera i dipendenti delle ferrovie avviano un nuovo ciclo di scioperi contro l’apertura alla concorrenza e la fine dello statuto per i nuovi assunti. Protesta il personale degli ospedali per la mancanza di infrastrutture. E manifestano persino i motociclisti contro la limitazione della ve- locità sulle statali a 80 km/h. Gli studenti occupano le università per dire ‘no’ al numero chiuso. Tre giorni fa la Sorbona è stata evacuata dalla polizia. Ieri, a Nanterre, dove era nata la scintilla del maggio ‘68, i giovani che occupano l’ateneo da settimane hanno alzato barricate per impedire ai compagni di entrare a fare gli esami. Le prove di diritto sono state annullate. Se per Julie Le Mazier, sociologa dei movimenti studenteschi all’Università Paris 1, è presto per parlare di un nuovo 68, “più si imbavagliano i giovani e si sopprime la protesta con la forza, più la contestazione cresce, proprio come allora. Sono anni che le condizioni di studio negli atenei si degradano. La riforma ha reso la situazione esplosiva”. Per pura coincidenza di tempi, la legge, introducendo la selezione all’ingresso, “mette infatti fine a quell’ideale di democratizzazione dell’università che era stato figlio del ’68”.
Come un ‘68
Gli atenei sono in rivolta “Imbavagliare le proteste non farà che surriscaldare il clima”
L’ATTEGGIAMENTO di Macron non aiuta ad appianare i conflitti. Minimizzando le rivendicazioni studentesche, sostenendo che a bloccare gli atenei non sono “i veri studenti” ma dei “professionisti del disordini”, il presidente non fa altro che alimentare la rabbia. Ora gli studenti sono pronti a scendere di nuovo nelle strade assieme ai ferrovieri in nome della “convergenza delle lotte” che in passato ha piegato i governi.
Sul piano internazionale, dopo essere stato applaudito per la sua politica riformista sull’Europa, Macron non riscuote più le simpatie degli inizi e anzi viene spesso tacciato di essere arrogante. Una serie di episodi alla frontiera franco-italiana creano tensioni nella crisi dei migranti. Nell’intervento militare in Siria, al fianco di Stati Uniti e Regno Unito, il leader francese si è fatto riprendere dal presidente americano. “Fino a dieci giorni fa Donald Trump si stava per disimpegnare in Siria. L’ho convinto io a restare”, ha affermato. Ma Trump ha smentito poco dopo: “Niente affatto. La missione Usa non è cambiata”. Per rilanciare la sua immagine, Macron ha avviato una vera e propria campagna mediatica e rilasciato due interviste tv in pochi giorni. Quella di domenica, con Edwy Plenel, fondatore del giornale Mediapart, e Jean-Jacques Bourdin, abile intervistatore politico, è stata definita un “incontro di pugilato”.
Le sue performance in televisione hanno convinto solo a metà.