Il Fatto Quotidiano

5 Stelle, il forno leghista si chiude domenica: “Novità o si passa al Pd”

M5S incassa l’apertura sul programma dal dem Martina e pretende segnali da Salvini

- » LUCA DE CAROLIS

L’ultimatum al primo forno, quello con il Carroccio, ha una scadenza: questo fine settimana. Ovvero, da qui a domenica “Matteo Salvini dovrà darsi una mossa”. Altrimenti il M5S cambierà priorità. E il forno principale diventerà quello con il Pd, da dove ieri il segretario reggente Maurizio Martina ha lanciato tre proposte di programma che parlano di lotta alla povertà e salario minimo, perfette per i 5Stelle.

UN SEGNALE, quello che gli avevano chiesto dal M5S nei colloqui dei giorni scorsi. Con i renziani che però prendono le distanze, come sempre. E con lo stesso reggente che poi sminuisce: “Posizioni strumental­izzate, erano note da mesi”. Ma quelle righe pesano. Tanto che il M5S medita di usarle per il contratto di governo sul modello tedesco, a cui lavora il comitato scientific­o presieduto dal docente di Diritto amministra­tivo Giacinto della Cananea: allievo dell’ex giudice della Consulta Sabino Cassese, culturalme­nte affine al Pd.

Di certo nel Parlamento dove lo stallo semina tensione e sfinimento, alcuni 5Stelle ieri tradivano un sorriso. Perché la mossa del segretario dem è comunque un problema per il Salvini che ha detto di voler aspettare le Regionali “per poi fare un governo in 15 giorni”. E infatti in serata a Otto e mezzo il leader della Lega rilancia: “Di Maio torni sulla terra, ci vediamo, ragioniamo di tasse, lavoro e pensioni e si parte”. Effetto anche del post di Martina, che ieri mattina su Facebook ha messo in fila tre proposte. E si parte dal totem del Movimento, la lotta alla povertà, “con l’idea di allargare il reddito di inclusione”. Per passare a un “assegno universale per le famiglie con figli” e a“nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazion­e femminile”. Infine, c’è l’introduzio­ne del “salario minimo legale” e l’ulteriore “taglio del carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indetermin­ato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani”.

E allora si capisce perché nel pomeriggio dal Movimento abbiano reagito con una nota dei due capigruppo, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, che gronda istituzion­ale soddisfazi­one: “La proposta di Martina rappresent­a un’iniziativa utile ai fini del lavoro che sta svolgendo il comitato per l’analisi dei programmi. Abbiamo sempre detto di voler dai temi che interessan­o ai citta- dini”. Ma la sostanza politica è che il reggente del Pd ha fatto un passo concreto, consentend­o ai 5Stelle di ricordare a Salvini che non è proprio indispensa­bile. E di dare corpo al messaggio lanciato da Di Maio due giorni fa al segretario della Lega: “Qualche giorno, e uno dei due forni si chiude”.

E LA DATA per abbassare le serrande dovrebbe essere domenica, dicono dai piani alti. Dove sperano che il Quirinale dia un incarico esplorativ­o a un nome del centrodest­ra, “così sarà chiaro quanto sono divisi, e che quella non è la via per arrivare a un governo”. Mentre si dicono convinti che il Colle non potrà chiamare come esplorator­e il presidente della Camera Roberto Fico, 5Stelle della prima ora. “Mattarella non ci è ostile” assicurano, con l’aria di chi valuta l’opzione Fico come una vera grana, per lui e per il Movimento. Meglio pensare ad altro, a come tessere i fili. Ripartendo comunque dal Carroccio.

E l’en nesimo segno concreto è arrivato ieri, con il deputato veneto Mattia Fantinati che in un convegno d el l ’ A s s oh o te l

Co nf es erc en ti ha condiviso il palco con il capogruppo in Senato della Lega, Gian Marco Centinaio. Ed entrambi hanno rilanciato l’idea di un ministero per il Turismo. Poi c’è il Salvini che riparla di un voto anticipato e perfino di governissi­mo “per fare la legge elettorale”. E però insiste con Di Maio e sulla necessi- tà di un suo passo di lato a favore di un premier terzo. La chiave per un accordo, è la sensazione diffusa. “Ma Luigi deve andare a Palazzo Chigi, su questo non si tratt a” ripetono per la milionesim­a volta dal Movimento.

Il Pd propone un reddito di inclusione, un salario minimo legale e un assegno per le famiglie con figli: niente tatticismi MAURIZIO MARTINA MATTEO SALVINI

Di Maio torni sulla terra, ci vediamo, ragioniamo di tasse, lavoro e pensioni e si parte. Tutti devono rinunciare a qualcosa, ci vuole umiltà

INTANTO il renzianiss­imo Andrea Marcucci smonta Martina: “I tre punti sono rivolti a tutti i presidenti che riceverann­o l’incarico dal capo dello Stato, il Pd non prevede aperture nei confronti di esecutivi del M5S e della Lega”. Ma nel Movimento ostentano calma: “Noi non ci muoviamo, sono gli altri che devono venire a cercarci. E poi bisogna aspettare le scelte del Quirinale”. Un faro, per il M5S. O forse una coperta di Linus, nel freddo della palude.

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