Il Fatto Quotidiano

Lotti, forzisti (e Salvini): tutti in pressing su Orfeo per il renziano Gaia a Rai Pubblicità

Il capo di Viale Mazzini resiste, ma le richieste sono forti

- » CARLO TECCE

Ce la farà Mario Orfeo a resistere ai partiti che pressano – e come se pressano, dal centrodest­ra al centrosini­stra – per la nomina del renziano Mauro Gaia al vertice di Rai Pubblicità? Questa è l’ultima domanda che accompagna l’ultimo tratto (breve) del Cda di Viale Mazzini in scadenza a giugno.

IL DIRETTORE generale è prudente, o almeno non è indifferen­te al risultato elettorale, e pare intenziona­to a non assegnare il posto di amministra­tore delegato di Rai Pubblicità. Dopo una strategica ritirata, però, i renziani – con il solito sup- porto di Forza Italia e l’inedita sponda dei leghisti di Matteo Salvini – insistono parecchio con il dg Orfeo, strattonat­o un po’ dal ministro Luca Lotti e un po’– novità – dal sottosegre­tario Maria Elena Boschi, da tempo legata al presidente Monica Maggioni. Ex responsabi­le marketing di Pagine Gialle,

Gaia è un renziano in senso stretto, in passato ha intratte- nuto rapporti d’affari con Tiziano Renzi, il papà di Matteo. Pleonastic­o illustrare le ragioni di Forza Italia, o meglio del partito Mediaset all’interno di Forza Italia: (quasi) dismessa l’at tività a pagamento di Premium, gli introiti pubblicita­ri sono essenziali per Cologno Monzese, e dunque è più facile confrontar­si con un dirimpetta­io non ostile. Chissà la settimana scorsa, a Roma, quanti minuti del pranzo fra Fedele Confalonie­ri e il “lampadina” Lotti sono trascorsi parlando di Rai Pubblicità. Chissà. Più semplice decifrare l’interesse dei leghisti.

QUATTRO MESI FA, dopo le dimissioni di Fabrizio Piscopo, Orfeo ha affidato l’incarico ad interim all’ormai esperto Antonio Marano, leghista di estrazione maroniana, perciò inviso a Salvini. Se Orfeo non schiera Gaia, Marano potrebbe restare a Rai Pubblicità – di cui è già presidente – per alme- no un semestre. E mentre l’Orfeo assediato rifletteva nell’ufficio al settimo piano di Viale Mazzini, i corridoi di Montecitor­io – per circostanz­e fortuite, raccontano gli onorevoli protagonis­ti – hanno ospitato l’ incontro (colloquio è troppo?) fra il berlusconi­ano di Forza Italia, Adriano Galliani e il dimaiano del Movimento, Stefano Buffagni. S’è discusso di pallone, la spiegazion­e. Il milanista Galliani e l’interista Buffagni. Pur sempre un derby, con le antiche connession­i. Per esempio, un’amica in comune: Lara Comi, parlamenta-

Montecitor­io

Il M5S Buffagni ha incontrato Galliani. Salta l’audizione di Cdp in commission­e speciale su Tim

re europea di Forza Italia, compagna all’università di Buffagni, commercial­ista milanese, deputato esordiente, membro della commission­e speciale, voce in- fluente sui dossier economici-finanziari. Galliani è soddisfatt­o della prima volta con un esponente dei Cinque Stelle: “Perfetto”. Derby finito.

Altro tema politico e non soltanto politico: il Parlamento, Tim, lo Stato. Circondati dal fondo americano Elliott, i francesi di Vivendi stanno per perdere il controllo di Tim e un colpo – forse il decisivo – l’ha assestato il governo (lo Stato) che ha schierato la Cassa depositi e prestiti, entrata nel capitale di Tim rastrellan­do il 4,2 per cento in Borsa. Ieri la commission­e speciale – che opera in assenza di maggioranz­e di governo – ha bocciato la richiesta di audizione dei dirigenti di Cdp. Per la precisione: proposta di Pd e Leu, no di Lega, Forza Italia e Cinque Stelle. E anche qui, il Parlamento preferisce aspettare.

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Ansa Vertice Il dg Mario Orfeo. Galliani (FI) e Buffagni (M5S)
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