Lotti, forzisti (e Salvini): tutti in pressing su Orfeo per il renziano Gaia a Rai Pubblicità
Il capo di Viale Mazzini resiste, ma le richieste sono forti
Ce la farà Mario Orfeo a resistere ai partiti che pressano – e come se pressano, dal centrodestra al centrosinistra – per la nomina del renziano Mauro Gaia al vertice di Rai Pubblicità? Questa è l’ultima domanda che accompagna l’ultimo tratto (breve) del Cda di Viale Mazzini in scadenza a giugno.
IL DIRETTORE generale è prudente, o almeno non è indifferente al risultato elettorale, e pare intenzionato a non assegnare il posto di amministratore delegato di Rai Pubblicità. Dopo una strategica ritirata, però, i renziani – con il solito sup- porto di Forza Italia e l’inedita sponda dei leghisti di Matteo Salvini – insistono parecchio con il dg Orfeo, strattonato un po’ dal ministro Luca Lotti e un po’– novità – dal sottosegretario Maria Elena Boschi, da tempo legata al presidente Monica Maggioni. Ex responsabile marketing di Pagine Gialle,
Gaia è un renziano in senso stretto, in passato ha intratte- nuto rapporti d’affari con Tiziano Renzi, il papà di Matteo. Pleonastico illustrare le ragioni di Forza Italia, o meglio del partito Mediaset all’interno di Forza Italia: (quasi) dismessa l’at tività a pagamento di Premium, gli introiti pubblicitari sono essenziali per Cologno Monzese, e dunque è più facile confrontarsi con un dirimpettaio non ostile. Chissà la settimana scorsa, a Roma, quanti minuti del pranzo fra Fedele Confalonieri e il “lampadina” Lotti sono trascorsi parlando di Rai Pubblicità. Chissà. Più semplice decifrare l’interesse dei leghisti.
QUATTRO MESI FA, dopo le dimissioni di Fabrizio Piscopo, Orfeo ha affidato l’incarico ad interim all’ormai esperto Antonio Marano, leghista di estrazione maroniana, perciò inviso a Salvini. Se Orfeo non schiera Gaia, Marano potrebbe restare a Rai Pubblicità – di cui è già presidente – per alme- no un semestre. E mentre l’Orfeo assediato rifletteva nell’ufficio al settimo piano di Viale Mazzini, i corridoi di Montecitorio – per circostanze fortuite, raccontano gli onorevoli protagonisti – hanno ospitato l’ incontro (colloquio è troppo?) fra il berlusconiano di Forza Italia, Adriano Galliani e il dimaiano del Movimento, Stefano Buffagni. S’è discusso di pallone, la spiegazione. Il milanista Galliani e l’interista Buffagni. Pur sempre un derby, con le antiche connessioni. Per esempio, un’amica in comune: Lara Comi, parlamenta-
Montecitorio
Il M5S Buffagni ha incontrato Galliani. Salta l’audizione di Cdp in commissione speciale su Tim
re europea di Forza Italia, compagna all’università di Buffagni, commercialista milanese, deputato esordiente, membro della commissione speciale, voce in- fluente sui dossier economici-finanziari. Galliani è soddisfatto della prima volta con un esponente dei Cinque Stelle: “Perfetto”. Derby finito.
Altro tema politico e non soltanto politico: il Parlamento, Tim, lo Stato. Circondati dal fondo americano Elliott, i francesi di Vivendi stanno per perdere il controllo di Tim e un colpo – forse il decisivo – l’ha assestato il governo (lo Stato) che ha schierato la Cassa depositi e prestiti, entrata nel capitale di Tim rastrellando il 4,2 per cento in Borsa. Ieri la commissione speciale – che opera in assenza di maggioranze di governo – ha bocciato la richiesta di audizione dei dirigenti di Cdp. Per la precisione: proposta di Pd e Leu, no di Lega, Forza Italia e Cinque Stelle. E anche qui, il Parlamento preferisce aspettare.