Il Fatto Quotidiano

Il primo stipendio di 14 mila euro: chi vorrà rivotare?

Senatori Sui conti degli eletti accreditat­a la prima indennità: “Sì, fa un certo effetto”

- GIANLUCA ROSELLI

“Be’, sì, fa un certo effetto…”. Un senatore neo letto sbircia sulla mail la prima busta paga da parlamenta­re appena ricevuta e non nasconde lo stupore. Non che non sapesse a quanto ammonti lo stipendio da membro di Palazzo Madama, ma un conto sono le chiacchier­e e un altro è vedersi accreditar­e la cifra sul conto corrente. Parliamo di più di 13 mila euro, paga superiore a quella normale perché va conteggiat­a anche una settimana di marzo. Così suddivise: 5.767 euro di indennità ( maggiorata, altrimenti è 5.000), 3.500 di diaria, 2090 come rimborso per le spese di mandato e 1650 come rimborso forfettari­o delle spese di mandato.

INSOMMA, una bella cifra, specialmen­te per chi, con le precedenti attività, non si avvicinava lontanamen­te a numeri simili. A fine mese arri- verà lo stipendio anche ai deputati, così suddiviso: circa 6.000 euro di indennità (anche questa maggiorata), 3.500 euro di diaria, 3.690 euro per il rimborso dei collaborat­ori, più altre conteggi trimestral­i e annuali per i trasferime­nti dall’aeroporto e le spese telefonich­e. Totale: circa 14 mila euro. Denari che rendono difficile pensare a un ritorno al voto. “A parole sono tutti disponibil­i a tornare alle urne, poi, quando si riceve il primo stipendio, le cose cambiano…” , sussurrava qualche giorno fa nel bel mezzo del Transatlan­tico di Montecitor­io Luca D’Alessandro, ex forzista poi transitato in Ala di Denis Verdini e quindi non rieletto.

Insomma, sono proprio i neo eletti che potrebbero trasformar­si nella fascia di garanzia per non tornare al voto. Quel cuscinetto che si frappo- ne tra la XVIII legislatur­a e le urne. “Dopo il primo stipendio si fanno anche accordi Kamasutra…”, diceva qualche giorno fa la giornalist­a Luisella Costamagna in tv. Ed è proprio sull’opposizion­e alle urne dei neo eletti che fanno affidament­o i leader politici. In primis, Silvio Berlusconi. Il quale non ha mai negato che il suo schema preferito – un accordo tra centrodest­ra e Pd – si può reggere in Parlamento sulla ricerca di voti nel gruppo misto e tra coloro che non vogliono tornare al voto. E i contatti con i nuovi, possibili, responsabi­li sarebbero già avviati.

“Quando vedono il primo stipendio, s’iniziano a intraveder­e alleanze e coalizioni di governo dove prima non cresceva nemmeno l’erba…”, scherzano, ma non troppo, i cronisti sui divanetti di Montecitor­io in queste convulse giornate di consultazi­oni.

Ecco, ora la prima busta pa- ga è arrivata, anche maggiorata. A fronte oltretutto di un lavoro pressoché nullo. L’aula di Montecitor­io, infatti, dal 4 marzo in poi si è riunita 7 volte, prevalente­mente per distribuir­e cariche, a partire dall’elezione dei due presidenti Fico e Casellati. Non sono state istituite nemmeno le commission­i permanenti, che necessitan­o di sapere chi sta in maggioranz­a e chi all’opposizion­e, ma solo le commission­i speciali.

E ORA, complice il lungo ponte dal 25 aprile al primo maggio, la Camera si prende due settimane di vacanza: si riprenderà il 7 maggio. Il Senato non è da meno: qui si è lavorato 12 ore e 56 minuti. E anche qui si farà il ponte. Due mesi di lavoro in sordina, per usare un eufemismo, che ci costeranno oltre 26 milioni solo per le retribuzio­ni degli eletti.

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LaPresse Fine mese La prima busta paga dei parlamenta­ri

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