IL DUO DEL NAZARENO CHE BLOCCA I VINCITORI
Quando ho letto, ieri mattina, su Repubblica il titolone: “L’ira del Colle”, ho immaginato qualcosa di indicibile.
Questo diario è facilmente impressionabile, così quando ho letto, ieri mattina, su Repubblica il titolone: “L’ira del Colle”, ho immaginato qualcosa di indicibile, veramente choccante, una scena che non avremmo mai voluto vedere. Per averne conferma ho cercato sul dizionario Treccani il significato esatto della parola ira, e con qualche brivido ho letto: “Sentimento per lo più improvviso e violento che tende a sfogarsi con parole concitate, talvolta con offese, con atti di rabbia e risentimento, con una punizione eccessiva o con la vendetta, contro chi lo ha provocato”.
Ora, è indubitabile che il “comportamento” dei gemelli diversi Di Maio- Salvini, con tutti quei sì, no, ma, forse, grugniti e boccucce storte farebbe perdere la pazienza a un santo. Ma, onestamente, figurarsi Sergio Mattarella che dà fuori di matto, schiuma rabbia, insulta l’incolpevole Casellati, e magari prende a calci il prezioso mobilio dello Studio alla Vetrata, lascia veramente sgomenti.
CHI L’AVREBBE mai detto? Sembrava una personcina così posata e silenziosa? E quale vendicativa punizione presidenziale starà meditando per la coppia di molestatori? L’incarico alla Meloni? Per riprendere fiato il diario si è concentrato su qualcosa di più adatto ai giochi di palazzo, che egli segue con eccitata curiosità (e quanto più sordidi ancora meglio). Ha trovato molto promettente il titolo del Fatto a ll ’ ar t ic o lo , come sempre informato, di Wanda Marra: “Renzi punta sullo stallo e si organizza col Caimano”.
Diamine, l’avevamo sempre sospettato che quei due tramavano qualcosa. Fin da quando avevano fortemente spinto per una legge elettorale (il famoso Rosatellum, dal nome del prestanome) disegnata apposta per non fare vincere nessuno, visto e considerato che il gatto e la volpe già sentivano puzza di sconfitta. Adesso, in piena tarantella populista, non stentiamo a immaginare la loro goduria.
Bullo: “Ah ah grandissimo Silvio hai rintronato Salvini a furia di qui lo dico e qui lo nego, ora vuole perfino candidarsi a premier è proprio fuori di testa”. Caimano: “Grazie Matteo ti è piaciuta la battuta sui cinquestelle a cui non farei neppure pulire i cessi? Colpiti e affondati. Adesso tocca a te, se danno l’incarico esplorativo a quel Fico lì e quello viene da voi mi raccomando fallo impazzire con la solita tecnica: apri, chiudi, socchiudi, apri di nuovo e infine digli di attaccarsi al forno”. Bullo: “Ovvio compare, li faremo cuocere a fuoco lento dimostrando che sono degli inconcludenti. E quando si voterà, se mai si votasse di nuovo, leghisti e grillini ormai spompati verranno presi a pomodorate dagli elettori. Avanti così: io li tengo e tu li meni”. Caimano: “Alla fine Matta- rella preso per disperazione ci darà il governo di tutti e di nessuno, un inciucione tale che a confronto il Nazareno sarà sembrato un dialogo tra Crozza e Benatia”.
FORSE ESAGERIAMO o forse ha ragione il grande Guido Ceronetti (citato da Filippo Ceccarelli) che definisce quello in atto “un balletto di ombre che ha paura di confessare al Capo dello Stato la propria leggerezza, la propria inconsistenza, la propria fuga di fronte all’abominevole eredità lasciata dai loro predecessori democratici, che ne sghignazzano al riparo della loro provvida sconfitta con un mucchio di voti merdosi inservibili”.
Parole naturalmente scritte prima delle condanne di Palermo, che confermano l’esistenza della trattativa tra pezzi dello Stato e della politica (Dell’Utri) e Cosa nostra. Una sentenza senza appello per il governo che sarà: i voti dati ai Cinque Stelle e quelli raccolti dal centrodestra berlusconiano sono mondi che non potranno mai incontrarsi.
P.s. Mi dicono: guarda che nei titoli la parola iradi tre sole lettere è perfetta, provaci tu a fare entrare in una riga leggera incazzatura del Colle.