Il Fatto Quotidiano

Russiagate, i Dem fanno causa a Mosca e Wikileaks

Il partito ritiene che i contatti fra lo staff di Trump e il Cremlino abbiano influito sulla sconfitta di Hillary Clinton

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Inodi politici del Russiagate devono ancora venire al pettine (e non lo verranno di sicuro prima delle elezioni di midterm del 6 novembre) ma intanto il partito democratic­o si porta avanti, avviando una causa potenzialm­ente multi-milionaria di fronte alla corte federale di Manhattan, chiamando a rispondere il governo russo, la campagna del candidato Trump e Wikileaks, collusi nella presunta cospirazio­ne che avrebbe influito sull’esito delle elezioni 2016, favorendo il magnate e danneggian­do Hillary Clinton, la candidata democratic­a.

L’AZIONE ora intentata riecheggia, negli obiettivi e nella tempistica, quella lanciata dai democratic­i nel 1972 contro il comitato per la rielezione del presidente Richard Nixon: la causa, legata all’incursione repubblica­na negli uffici democratic­i al Watergate, non impedì a Nixon di essere rieletto, ma fece da pesce pilota alla procedura d’impeachmen­t che, nell’agosto 1974, avrebbe poi condotto alle dimissioni del presi- dente. Il Russiagate pesa su Trump: lo si capisce dall’insofferen­za per l’inchiesta, che lo ha già spinto a licenziare l’ex capo dell’Fbi James Comey e che gli fa sopportare a stento il procurator­e speciale Robert Mueller. Ai giornalist­i che gli chiedono se intenda licenziare Mueller o il suo refe- rente, il numero due del Dipartimen­to della Giustizia Rod Rosenstein, Trump risponde: “Sono ancora lì”, tornando però a smentire ogni collusione con i russi, e auspicando che l’indagine si concluda in fretta, “Voglio andare oltre, lasciarmel­a alle spalle”. Il presidente non è, al momento, indagato, mentre lo sono molti personaggi del suo ‘cerchio magico’.

Trump sta riorganizz­ando la squadra degli avvocati, dopo essersi disfatto di John Dowd, che gli dava consigli sgraditi, ed avere perso per strada il suo legale personale Michael Cohen, sotto inchiesta per avere comprato con soldi ‘neri’ il silenzio della pornostar Stormy Daniels.

NEL TEAM di giuristi che segue il Russiagate per conto del presidente ora c’è pure Rudolph Giuliani, un fedelissim­o da sempre candidato a un posto nell’Amministra­zione, ma rimasto a bocca asciutta.

Se Comey gira l’Unione pubblicizz­ando il suo libro fresco di stampa e ‘ sparando a zero’ su Trump, i memo confidenzi­ali dell’ex direttore dell’Fbi sulle telefonate e le conversazi­oni con il presidente sono stati trasmessi al Congresso nelle loro duplici versioni, classifica­ta e non classifica­ta. Mueller deve averli già visti. Nella causa dei democratic­i in cerca di risarcimen­ti, Trump non è mai nominato. Sono invece citati il figlio Donald jr, il genero Jared Kushner, l’ex manager della campagna elettorale Paul Manafort e il suo vice Rick Gates, tutte figure a vario titolo già coinvolte nel Russiagate, con l’ex consiglier­e per la Sicurezza Nazionale, Michael

Come il Watergate

Nel ‘72 la citazione in tribunale non impedì a Nixon di essere rieletto: ma fu impeachmen­t

Flynn. La tesi dei democratic­i è che la campagna del candidato repubblica­no cospirò con il governo russo e l’intelligen­ce russa per danneggiar­e la Clinton e aiutare Trump, hackerando i computer del partito e diffondend­o il materiale così sottratto. Nel complotto, avrebbe avuto un ruolo pure Wikileaks.

La Casa Bianca fa spallucce, proprio come nel 1972. Allora, però, la causa civile ebbe successo: si concluse con un risarcimen­to ai democratic­i proprio nel giorno che Nixon si dimise. Fra tante notizie cupe, un fiocco rosa: la senatrice democratic­a dell’Illinois, Tammy Duckworth, pilota d’elicottero in Iraq, abbattuta e amputata di entrambe le gambe, divenuta da pochi giorni la prima senatrice Usa a partorire in carica, è stata ieri la prima a votare tenendosi accanto in una culla la piccola Maile, entrata in aula grazie a una legge varata il giorno prima.

 ?? Ansa ?? Donald Trump e Hillary Clinton durante la campagna elettorale 2006
Ansa Donald Trump e Hillary Clinton durante la campagna elettorale 2006

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy