Il Fatto Quotidiano

Sarri contro Allegri L’eretico all’assalto del solito padrone

Domani sera a Torino si decide la serie A, l’unico campionato europeo ancora in gioco. I partenopei obbligati a vincere, ai bianconeri può andare bene anche il pari

- » ROBERTO BECCANTINI

In Francia, Germania e Inghilterr­a è già tutto finito, in Spagna quasi, da noi no. Da noi si comincia alle otto e trequarti di domani sera: Juventus- Napoli. L’a b it udine contro il sogno, sei scudetti consecutiv­i contro i due di Maradona. Non proprio uno spareggio, ma quasi. Ci sarebbe voluta la penna di Salgari per descrivere il passaggio dalla prodezza di Donnarumma su Milik alla rovesciata di Simy sulla classifica. Righe di urla strozzate, pagine di burrascosi arrembaggi.

I punti da sei sono diventati nove per tornare ai quattro della settimana scorsa. Il Napoli è imbattuto in trasferta dal 29 ottobre 2016, quando Higuaín, l’ultimo dei cuori ingrati, lo trafisse sul più bello. Non solo: allo Stadium ha sempre perso. E perse anche all’andata, pugnalato da una letale congiura fra Douglas Costa, Dybala e Higuaín.

SE ALLEGRI ha smarrito di nuovo Dybala, Sarri ha ritrovato Milik: l’arma in più. Decisivo con Chievo e Udinese, il polacco è un traliccio d’area, una pedina che offre muscoli alternativ­i al tridente leggero ( Callejón- Mertens-Insigne).

La Juventus, già. Ma quale? La Signora con l’elmetto capace, al Bernabéu, di rovesciare Cristiano Ronaldo e portarlo a un rigore dai supplement­ari, o la Signorinel­la così sciatta da farsi disarmare dalla Spal e rimontare dal Crotone? Allegri vive di mosse, di scosse, di reticolati: il padrone è lui, anche se spesso lascia liberi i dipendenti di elaborarne le austere consegne.

Sarri è l’esatto contrario, un ex bancario che per imporsi ha dovuto credere in idee che sfiorasser­o l’eresia. Sacchi lo adora, e persino molti juventini vorrebbero ficcare un po’ della sua estetica dentro il severo pragmatism­o del loro mister. Calcio più italianist­a, calcio più europeista: con le rose, in assenza di marziani, a tracciare i confini. In Italia, almeno.

In questi casi il pareggio è il male minore e, dunque, il risultato più probabile. Al fischio finale di Rocchi (auguri) mancherann­o quattro giornate. Il calendario martella la Juventus: le trasferte sui campi di Inter e Roma, in piena lotta Champions, si annunciano più scabrose di quelle del Napoli nelle tane di Fiorentina e Sampdoria, in piena lotta Europa League. Ecco perché gestire potrebbe significar­e, in chiave sabauda, annettersi i confronti diretti con gli acerrimi rivali, sempre che il calcolo paghi, ma finire in balia di imboscate ad alto rischio (impegni casalinghi esclusi, abbordabil­i per entrambi).

Allegri riavrà Buffon, Chiellini, Khedira, Mandzukic, forse Pjanic, bussola del centrocamp­o, e deciderà quando giocarsi Dybala. Sarri è orientato a riproporre Mertens, con Milik pronto all’uso, e gli altri titolariss­imi. La trama si coccola le sgommate di Douglas Costa, i tagli di Callejón, la carabina del Pipita e la vena di follia che scorta i gesti di Insigne. Senza trascurare il peso delle difese, dei portieri. E delle panchine.

La Juventus ha due punti in più di un anno fa, il Napoli addirittur­a dieci. Se siamo qui, in attesa di Liverpool-Roma, a parlare ancora di scudetto, il merito è del Napoli. Che ha sacrificat­o tutto, dall’Europa alla Coppa Italia, pur di sconvolger­e i rapporti di forza, di potere, di consuetudi­ne vigenti dal 2012. I duellanti vi arrivano non al massimo.

LO STESSO Napoli non strangola più gli avversari come in passato. La Juventus li aspetta, talvolta li illude, spesso li doma.

“Ma d’altro canto, cos’è il talento se non equilibrio sul bordo dell’i mp o s s i b i le ? ”, scriveva Norman Mailer. Si riferiva ad Ali e Foreman, resta il messaggio. Troppo bello.

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Ansa Higuaín segna il gol decisivo per la Juventus A destra, Sarri e Allegri

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