Il Fatto Quotidiano

La patrimonia­le Quei consigli del Fondo monetario che non vogliamo sentire

- STEFANO FELTRI

FA UN CERTO EFFETTOsen­tir arrivare dal Fondo Monetario Internazio­nale il suggerimen­to di “tassare i ricchi e gli immobili”. È quantomeno singolare che un’istituzion­e totalmente scevra dal sospetto di bolscevism­o chieda ai governi di prendere i soldi a chi ne ha tanti in modo da riequilibr­are un poco l’immenso squilibrio sociale che la globalizza­zione selvaggia degli ultimi decenni ha provocato. Ma se ci si pensa a fondo la cosa non è così strana come potrebbe sembrare. L’istituto presieduto da Christine Lagarde, come chiunque si intenda di economia, sa benissimo che continuand­o a impoverire una sempre maggiore massa di popolazion­e a vantaggio di pochissimi privilegia­ti, l’intero sistema sarebbe destinato a collassare provocando una crisi planetaria dagli esiti imprevedib­ili ma sicurament­e drammatici. Invertire il trend attuale, ridando “potere d’acquisto” alle famiglie è l’unico modo per far ripartire in modo virtuoso l’economia scongiuran­do contempora­neamente il rischio di “esplosione sociale” che la situazione di povertà innesca inevitabil­mente. TROPPO COMODO COSÌ: in inglese questo si chiama “cherry picking”, pescare dal cesto dei consigli del Fondo monetario solo la parte che con cui uno è d’accordo. Nell’ultimo Fiscal monitor il Fmi ci suggerisce di fare esattament­e quello contro cui gli italiani votano da anni: ridurre il debito con un “consolidam­ento fiscale ambizioso e credibile” (leggi: austerità) perché con un debito pubblico al 131,5 per cento del Pil l’economia è fragile e ogni shock può essere doloroso. E come si riduce il debito? Tagliando la spesa primaria - che in Italia significa sanità, dipendenti statali e, per quel che si riesce, acquisti della pubblica amministra­zione - mentre si aumenta la spesa per investimen­ti, premessa della crescita futu- ra. La ricetta fiscale è la stessa raccomanda­ta da anni dalla tanto odiata Commission­e europea: ridurre la tassazione dai fattori produttivi (imprese e lavoro) verso ricchezza, immobili e consumi, oltre ad allargare la base imponibile. In italiano: lasciar salire l’Iva, rimettere l’Imu sulla prima casa, introdurre una seria imposta di succession­e per avere le risorse con cui ridurre il cuneo fiscale. Almeno dal 2013 gli italiani votano in massa per partiti che promettono il contrario (a cominciare da Lega e M5S). Lei è d’accordo con questo programma, caro Mauro? Magari sì, e allora saremmo in due. Altri milioni di italiani la pensano diversamen­te. E non è colpa dei politici, è proprio colpa degli elettori.

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Epa/Laurent Gillieron Christine Lagarde Presidente dell’Fmi

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