La patrimoniale Quei consigli del Fondo monetario che non vogliamo sentire
FA UN CERTO EFFETTOsentir arrivare dal Fondo Monetario Internazionale il suggerimento di “tassare i ricchi e gli immobili”. È quantomeno singolare che un’istituzione totalmente scevra dal sospetto di bolscevismo chieda ai governi di prendere i soldi a chi ne ha tanti in modo da riequilibrare un poco l’immenso squilibrio sociale che la globalizzazione selvaggia degli ultimi decenni ha provocato. Ma se ci si pensa a fondo la cosa non è così strana come potrebbe sembrare. L’istituto presieduto da Christine Lagarde, come chiunque si intenda di economia, sa benissimo che continuando a impoverire una sempre maggiore massa di popolazione a vantaggio di pochissimi privilegiati, l’intero sistema sarebbe destinato a collassare provocando una crisi planetaria dagli esiti imprevedibili ma sicuramente drammatici. Invertire il trend attuale, ridando “potere d’acquisto” alle famiglie è l’unico modo per far ripartire in modo virtuoso l’economia scongiurando contemporaneamente il rischio di “esplosione sociale” che la situazione di povertà innesca inevitabilmente. TROPPO COMODO COSÌ: in inglese questo si chiama “cherry picking”, pescare dal cesto dei consigli del Fondo monetario solo la parte che con cui uno è d’accordo. Nell’ultimo Fiscal monitor il Fmi ci suggerisce di fare esattamente quello contro cui gli italiani votano da anni: ridurre il debito con un “consolidamento fiscale ambizioso e credibile” (leggi: austerità) perché con un debito pubblico al 131,5 per cento del Pil l’economia è fragile e ogni shock può essere doloroso. E come si riduce il debito? Tagliando la spesa primaria - che in Italia significa sanità, dipendenti statali e, per quel che si riesce, acquisti della pubblica amministrazione - mentre si aumenta la spesa per investimenti, premessa della crescita futu- ra. La ricetta fiscale è la stessa raccomandata da anni dalla tanto odiata Commissione europea: ridurre la tassazione dai fattori produttivi (imprese e lavoro) verso ricchezza, immobili e consumi, oltre ad allargare la base imponibile. In italiano: lasciar salire l’Iva, rimettere l’Imu sulla prima casa, introdurre una seria imposta di successione per avere le risorse con cui ridurre il cuneo fiscale. Almeno dal 2013 gli italiani votano in massa per partiti che promettono il contrario (a cominciare da Lega e M5S). Lei è d’accordo con questo programma, caro Mauro? Magari sì, e allora saremmo in due. Altri milioni di italiani la pensano diversamente. E non è colpa dei politici, è proprio colpa degli elettori.