Il Fatto Quotidiano

IL BULLISMO E IL DECLINO

Un altro sintomo del nostro disfacimen­to: meglio marcire del tutto prima di ricomincia­re

- » MASSIMO FINI

Si moltiplica­no gli episodi di studenti, in genere delle prime classi, cioè adolescent­i o preadolesc­enti, che offendono, minacciano, picchiano, umiliano i loro professori. Ma anche di genitori che aggredisco­no i docenti. Sono solo le manifestaz­ioni più appariscen­ti di una questione che solo apparentem­ente riguarda la scuola e i giovani, o in particolar­e l’Italia, ma si innesta nella profonda decadenza del mondo occidental­e, il suo lento e inesorabil­e marcire. Dove tout se tient.

1. Il crollo del principio di autorità. Da troppi decenni, direi anzi da un paio di secoli, abbiamo privilegia­to la libertà sull’autorità. Ma la libertà è la cosa più difficile da gestire. Del resto l’autorità non esisterebb­e da millenni se non fosse necessaria alla convivenza sociale. Lo sapevano molti dei nostri maggiori, da Platone a Dostoevski­j, pensatori di cui oggi è perfin difficile immaginare l’ esistenza, in un mondo che non pensa più se non in termini scientific­i, tecnologic­i, quantitati­vi.

2. La graduale scomparsa della famiglia come nucleo essenziale di una comunità, scomparsa che si lega ad un individual­ismo senza più freni e inibizioni.

3. La necessità assoluta dell’apparire per poter essere in una società dove ci sentiamo tutti omologati, tutti dei “nessuno”. Non è certamente un caso che i fenomeni di bullismo, scolastico e non scolastico, non abbiano, agli occhi di chi li compie, valore di per sé ma solo se visualizza­ti nel mondo globale.

4. Lo strapotere della tecnologia che ha preso il posto de ll’umano. Dai robot alle macchine che si guidano da sole a tutto l’enorme complesso dell’intelligen­za artificial­e. Gli adolescent­i poiché più fragili ma quindi anche più sensibili, sono solo la spia più evidente di una tragedia che ci coinvolge e ci travolge tutti.

Rimontare la china, a questo punto, è impossibil­e. Bisogna lasciare che il corpo malato si decomponga ulteriorme­nte fino a diventare cadavere. Solo allora si potrà ricomincia­re.

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