I giornali e i tg negazionisti o minimalisti
“Libero” preferisce Vallanzasca e i maiali, mentre il “Corriere” mette alla pari verdetto e parole dell’ex Cav
La sentenza che scrive una pagina di storia d’Italia per alcuni quotidiani non vale nemmeno una pagina di cronaca. Sulla prima di Libero, per esempio, la trattativa Stato-mafia non c’è, ancora non esiste: il giornale diretto da Vittoria Feltri si occupa di “Scemocrazia” – singolare definizione dello stallo politico –, di Vallanzasca che resta in carcere, del 25 aprile e la Liberazione che “non tira più”, della “Vita agra e morte atroce dei maiali”. Qualsiasi cosa pur di non citare il processo di Palermo, di cui si parla a pagina 6. Solo per ridicolizzarlo: “Che tempismo. Sulla trattativa di governo irrompe quella Stato-mafia”.
LA RIMOZIONE e l’ ironia sull’argomento sono la cifra costante – non da ieri – di tutti i giornali berlusconiani e di destra. Giuliano Ferrara ne ha fatto una bandiera del suo Foglio: l’inchiesa di Di Matteo per l’elefantino era “una spaventosa messinscena” ( articolo del 22 gennaio 2014). La linea è sempre quella. Il titolo sulla prima pagina di ieri ne è un’enne- sima declinazione, fantasiosa: “Sentenza grillina sulla Trattativa”, scrive il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, “La Corte d’assise di Palermo condanna Mori, Subranni e Dell’Utri e apre una nuova stagione d’asse dio contro il Cav. Le sentenze ignorate, il mistero del pataccaro Ciancimino, il trionfo del circo mediatico, il populismo dei giudici popolari”.
Il Tempo in prima la tocca piano: “Onore a Mori”, a caratteri cubitali e a tutta pagina. Più sobrio paradossalmente – e si fa per dire – è lo stesso Giornaledella famiglia Berlusconi, che titola: “Il teorema della trattativa, condannati Dell’Utri e Mori”. E nell’occhiello: “Sentenza assurda a Palermo”.
A La Verità di Maurizio Belpietro va riconosciuta una soluzione del tutto originale: in prima pagina c’è giusto un vago accenno al pro- cesso nell’occhiello del titolo di apertura (“Sulle trattative piomba anche la sentenza Stato-mafia”). Nel corpo del giornale invece non c’è nemmeno un articolo di cronaca che racconti cosa è successo a Palermo, o un pezzo storico che spieghi almeno di cosa si stia parlando, ma solo un commento, piazzato per caso in pagina 7 (“Lo Stato ha condannato sé stesso a passare da zerbino della mafia”). Inizia così: “Clamorosa e durissima sentenza di primo grado sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia”.
Proprio così: la “cosiddetta trattativa”. Il riflesso di ne- gare ogni fondamento storico ai fatti accertati a Palermo resiste senza un graffio alla sentenza di primo grado. Non solo nei giornali berlusconiani o filo berlusconiani. Ovunque si assiste a esebizioni di garantismo a oltranza. Su La Stampa, a fianco dell’intervista a Nino Di Mat-
Il Foglio
Per il quotidiano diretto da Cerasa si tratta di un esito “grillino” del processo
La Verità
Maurizio Belpietro relega la notizia a un solo commento senza cronaca e storia
teo c’è quella a Nicola Mancino, l’ex ministro assolto dall’accusa di falsa testimonianza, che nel titolo afferma: “Sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato”. Insomma: in una pagina del giornale torinese si scrive “La trattativa ci fu”, in quella accanto – per bocca dell’ex ministro – si torna a parlare di “t eo rema”.
Le parole di Mancino peraltro sono state ben valorizzate dalla maggior parte dei giornali e da tutti i telegiornali Rai (il Tg1 nel comparto Stato-mafia ha mandato in onda una sua intervista di un minuto. E poco più tardi ha riportato la “dura polemica” di Forza Italia e lo sdegno di Berlusconi: “Assurdo e ridicolo accostare il mio nome alla trattativa Stato-mafia”).
INFINE, è proprio il più autorevole e il più letto dei quotidiani italiani quello che sceglie la posizione più prudente, per usare un eufemismo. Il Corriere della Sera piazza l’articolo in pagina 10. Il titolo in prima, su due righe, si mantiene equidistante: una è per la sentenza (“Per i giudici ci fu la trattativa Stato-Mafia”), la seconda è per l’ex Cavaliere (“Berlusconi: realtà falsata, denuncio il pm”). Nell’attacco del pezzo di cronaca, la solita vecchia formula: “Dopo cinque anni di processo sulle cosiddette trattative fra Stato e mafia”...