Dagli aerei agli slot: saccheggio programmato dell’Alitalia
SpogliataC’è poco da vendere: solo 15 velivoli, i diritti di atterraggio di Londra svenduti a Etihad, Millemiglia e manutenzione già ceduti
Gli aerei? Da vendere ne sono rimasti appena 15. Gli slot, cioè i diritti di atterraggio e decollo? I migliori regalati agli arabi di Etihad. Il data base del programma Mille Miglia per fidelizzare i clienti? Consegnato all’Emiro di Abu Dhabi. L’area per la manutenzione dei velivoli che un tempo era un gioiello? Distrutta. Dicono da mesi che vogliono vendere Alitalia, ma da vendere in realtà c'è rimasto poco. C’è ancora un po' di mercato che fa gola, ma anche quello si sta rimpicciolendo a vista d'occhio, appena il 15 per cento del totale dei passeggeri, 10 punti sotto l'irlandese Ryanair. Poi ci sarebbero i lavoratori, circa 12 mila tra piloti, assistenti di volo, impiegati, operai. Ma da tempo sono considerati un fardello più che una risorsa. Tra capitani coraggiosi messi in pista un decennio fa da Silvio Berlusconi, arabi di Etihad accolti nel 2015 come salvatori della patria e commissari straordinari che dal maggio 2017 gestiscono gli affari in gran segreto, Alitalia è stata svuotata e sperperato il suo patrimonio.
LA STORIAdegli aerei è esemplare. Solo 15 dei 118 jet della flotta Alitalia sono ancora di proprietà dell’azienda di Fiumicino. Un anno fa erano 41, ma nel frattempo 26 sono finiti in altre mani. Per la pre- cisione: 21 in quelle di Gecas del gruppo General Electric e 5 in quelle dei tedeschi della Dvb Bank. Gecas e Dvb erano finanziatori di due delle 12 società di diritto irlandese che si chiamano tutte Apc (Aircraft Purchase Company) proprietarie degli aerei della compagnia italiana e controllate da un'altra società di diritto irlandese, la Challey, a sua volta controllata da Alitalia. Le Apc hanno dato in pegno le loro azioni a garanzia dei finanziamenti e appena due settimane dopo il commissariamento, Gecas e Dvb hanno escusso il pegno sulle azioni prendendosi gli aerei. Hanno seguito cioè un percorso privilegiato per il rientro dei crediti perché, a differenza della capogruppo Alitalia, le società irlandesi proprietarie degli aerei non sono state commissariate. Non risulta che i tre commissari, Luigi Gubitosi, Stefano Paleari e Enrico Laghi, abbiano fatto ricorso contro l'escussione del pegno e ciò lascia supporre che il contratto delle Apc sia stato redatto a suo tempo in modo tale da consentire un'operazione del genere. Un’operazione, cioè, di spoliazione della compagnia che potremmo definire “programmata”.
ANCHE GLI SLOT sono stati malamente persi da Alitalia e lasciati agli arabi di Etihad, cioè proprio coloro che tre anni fa avrebbero dovuto salvare la compagnia italiana dopo esserne diventati gli azionisti di riferimento con il
49 per cento del capitale. Gli slot in questione sono quelli dell'aeroporto internazionale londinese di Heathrow, merce rara e preziosa. Alitalia ha ceduto cinque preziosissimi slot a Etihad per 60 milioni di euro, una cifra estremamente bassa, fuori mercato. Così come riportato dall’Economistil 18 novembre 2017, Air France nello stesso periodo di tempo ha venduto un solo slot di Heathrow a Oman Air per la bellezza di 75 milioni di dollari, cioè circa 61 milioni di euro, cinque volte più del prezzo pagato da Etihad.
Se Alitalia avesse voluto avrebbe potuto per contratto riacquistare quei 5 slot dagli arabi ( usciti nel frattempo dalla compagine azionaria) allo stesso favorevolissimo prezzo a cui li aveva venduti. Ma i tre commissari Alitalia non hanno voluto far valere questo diritto nonostante continuino a ripetere che l'unico modo per tentare di rilanciare la compagnia sia il lungo raggio per il quale sarebbero stati strategici proprio i diritti di decollo e atterraggio di Londra. Al limite i tre commissari avrebbero potuto riprendere gli slot per poi rivenderli al miglior offerente a un prezzo congruo guadagnandoci alcune decine di milioni di euro. Ma non è successo. E al Fatto che ha chiesto perché, Alitalia ha risposto che sulla vicenda è stato effettuato un audit (valutazione) interno all’azienda e che il prezzo di vendita è stato ritenuto giusto.
Hangar vuoti
Le società titolari dei jet si sono riprese altri 26 mezzi, la compagnia non saldava le rate