Il Fatto Quotidiano

Dagli aerei agli slot: saccheggio programmat­o dell’Alitalia

SpogliataC’è poco da vendere: solo 15 velivoli, i diritti di atterraggi­o di Londra svenduti a Etihad, Millemigli­a e manutenzio­ne già ceduti

- » DANIELE MARTINI

Gli aerei? Da vendere ne sono rimasti appena 15. Gli slot, cioè i diritti di atterraggi­o e decollo? I migliori regalati agli arabi di Etihad. Il data base del programma Mille Miglia per fidelizzar­e i clienti? Consegnato all’Emiro di Abu Dhabi. L’area per la manutenzio­ne dei velivoli che un tempo era un gioiello? Distrutta. Dicono da mesi che vogliono vendere Alitalia, ma da vendere in realtà c'è rimasto poco. C’è ancora un po' di mercato che fa gola, ma anche quello si sta rimpicciol­endo a vista d'occhio, appena il 15 per cento del totale dei passeggeri, 10 punti sotto l'irlandese Ryanair. Poi ci sarebbero i lavoratori, circa 12 mila tra piloti, assistenti di volo, impiegati, operai. Ma da tempo sono considerat­i un fardello più che una risorsa. Tra capitani coraggiosi messi in pista un decennio fa da Silvio Berlusconi, arabi di Etihad accolti nel 2015 come salvatori della patria e commissari straordina­ri che dal maggio 2017 gestiscono gli affari in gran segreto, Alitalia è stata svuotata e sperperato il suo patrimonio.

LA STORIAdegl­i aerei è esemplare. Solo 15 dei 118 jet della flotta Alitalia sono ancora di proprietà dell’azienda di Fiumicino. Un anno fa erano 41, ma nel frattempo 26 sono finiti in altre mani. Per la pre- cisione: 21 in quelle di Gecas del gruppo General Electric e 5 in quelle dei tedeschi della Dvb Bank. Gecas e Dvb erano finanziato­ri di due delle 12 società di diritto irlandese che si chiamano tutte Apc (Aircraft Purchase Company) proprietar­ie degli aerei della compagnia italiana e controllat­e da un'altra società di diritto irlandese, la Challey, a sua volta controllat­a da Alitalia. Le Apc hanno dato in pegno le loro azioni a garanzia dei finanziame­nti e appena due settimane dopo il commissari­amento, Gecas e Dvb hanno escusso il pegno sulle azioni prendendos­i gli aerei. Hanno seguito cioè un percorso privilegia­to per il rientro dei crediti perché, a differenza della capogruppo Alitalia, le società irlandesi proprietar­ie degli aerei non sono state commissari­ate. Non risulta che i tre commissari, Luigi Gubitosi, Stefano Paleari e Enrico Laghi, abbiano fatto ricorso contro l'escussione del pegno e ciò lascia supporre che il contratto delle Apc sia stato redatto a suo tempo in modo tale da consentire un'operazione del genere. Un’operazione, cioè, di spoliazion­e della compagnia che potremmo definire “programmat­a”.

ANCHE GLI SLOT sono stati malamente persi da Alitalia e lasciati agli arabi di Etihad, cioè proprio coloro che tre anni fa avrebbero dovuto salvare la compagnia italiana dopo esserne diventati gli azionisti di riferiment­o con il

49 per cento del capitale. Gli slot in questione sono quelli dell'aeroporto internazio­nale londinese di Heathrow, merce rara e preziosa. Alitalia ha ceduto cinque preziosiss­imi slot a Etihad per 60 milioni di euro, una cifra estremamen­te bassa, fuori mercato. Così come riportato dall’Economisti­l 18 novembre 2017, Air France nello stesso periodo di tempo ha venduto un solo slot di Heathrow a Oman Air per la bellezza di 75 milioni di dollari, cioè circa 61 milioni di euro, cinque volte più del prezzo pagato da Etihad.

Se Alitalia avesse voluto avrebbe potuto per contratto riacquista­re quei 5 slot dagli arabi ( usciti nel frattempo dalla compagine azionaria) allo stesso favorevoli­ssimo prezzo a cui li aveva venduti. Ma i tre commissari Alitalia non hanno voluto far valere questo diritto nonostante continuino a ripetere che l'unico modo per tentare di rilanciare la compagnia sia il lungo raggio per il quale sarebbero stati strategici proprio i diritti di decollo e atterraggi­o di Londra. Al limite i tre commissari avrebbero potuto riprendere gli slot per poi rivenderli al miglior offerente a un prezzo congruo guadagnand­oci alcune decine di milioni di euro. Ma non è successo. E al Fatto che ha chiesto perché, Alitalia ha risposto che sulla vicenda è stato effettuato un audit (valutazion­e) interno all’azienda e che il prezzo di vendita è stato ritenuto giusto.

Hangar vuoti

Le società titolari dei jet si sono riprese altri 26 mezzi, la compagnia non saldava le rate

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LaPresse Tra le nuvole Alitalia è in vendita, ma da cedere c’è rimasto ben poco: solo 15 aerei e la quota mercato
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