Il Fatto Quotidiano

“Fuori i mandanti della trattativa-Ros e quelli delle stragi”

”Ora attendiamo qualche pentito di Stato”

- » GIUSEPPE LO BIANCO

La sentenza Stato-mafia? “Sposta in avanti il ruolo di tramite esercitato da Dell’Utri tra Cosa nostra e Berlusconi” e“può costituire un input anche per la riapertura delle indagini sulle stragi che probabilme­nte non furono opera solo di uomini di Cosa nostra”. Allo stesso modo “non pensiamo che i carabinier­i abbiano agito da soli”: sarebbe utile, ora, un “pentito di Stato”.

In tv a ½ e più di Lucia Annunziata Nino Di Matteo fa il punto della situazione giudiziari­a oltre il verdetto di venerdi scorso, difende i giudici dall’accusa di avere emes- so una sentenza “politica’’ e parla di silenzio assordante di chi non ha difeso il pool palermitan­o: “Quello che ha fatto più male – ha detto - è che, rispetto alle accuse di usare strumental­mente il nostro lavoro, abbiamo avvertito un silenzio assordante di chi speravamo ci difendesse, come l’Anm e il Csm, e invece è stato zitto’’. In serata gli ha replicato il presidente d el l ’ Anm, il pm romano Francesco Minisci, secondo cui “l’Anm ha sempre difeso dagli attacchi l’autonomia e l'indipenden­za dei magistrati. Lo ha fatto a favore dei colleghi di Palermo e continuerà sempre a difendere tutti i magistrati attaccati, pur non entrando mai nel merito delle vicende giudiziari­e”.

BRUCIANO ancora i 5 anni trascorsi “sotto attacco’’ anche “giuridico-culturale’’, visto che Di Matteo ha voluto spiegare per l’ennesima volta, che trattare con la mafia è una strategia fallimenta­re: “Trattare non è stato neutro, ha rafforzato la mafia, ogni volta che lo Stato ha cercato il dialogo con i vertici di Cosa Nostra ha rafforzato notevolmen­te il prestigio dell’organizzaz­ione e la convinzion­e che la politica delle stragi pagasse e che quindi bisognava andare avanti’’. “Né Silvio Berlusconi, né altri hanno denunciato le minacce mafiose, né prima né dopo”, ha ribadito rivendican­do la “doverosità del processo’’ il cui esito, “non è stata una sorpresa: eravamo sempre stati convinti della trattativa: nel momento in cui la mafia faceva sette stragi e, per fortu- na, ne falliva altre – ha detto - c'era qualcuno nelle istituzion­i che trattava con i vertici e trasmettev­a le richieste per far cessare la strategia stragista”.

Un ’ accusa, quella della strumental­ità della sentenza, da cui Di Matteo ha difeso anche i giudici della corte di assise quando l’Annunziata gli ha ricordato che Giuliano Ferrara ha parlato di “prima sentenza dell’era grillina”: “Accusare una sentenza di Corte d’Assise di rispondere a criteri partitici è ingiusto e offensivo”, ha detto. E sulla sua partecipaz­ione al conve- gno di Ivrea, organizzat­o dai 5 Stelle, ha detto di “non doversi vergognare di nulla: a parlare di giustizia ci sarei andato anche se il convegno fosse stato organizzat­o da altre forze politiche, ho sempre sostenuto la gravità dei rapporti tra mafia e politica: se qualcuno manifesta stima nei miei confronti non ho motivo di impedirlo e non ho nulla di cui vergognarm­i’’. “Tutto il resto – ha concluso - è bagarre politica”. L’unica domanda a cui ha preferito non rispondere è stata quella su un suo prossimo impegno in politica. L’intervista non è piaciuta a Maurizio Gasparri che minaccia provvedime­nti contro la conduttric­e: “Lucia Annunziata ancora una volta fa un uso fazioso degli spazi televisivi che la Rai le concede, il magistrato Di Matteo, ospite nella sua trasmissio­ne su Rai3, ha detto che i carabinier­i avevano, tramite Ciancimino, cercato di contattare Riina. Sono gli stessi carabinier­i che hanno arrestato Totò Riina. Questo - aggiunge Gasparri - era il loro obiettivo ma l’Annunziata, come del resto Di Matteo, hanno evitato di precisarlo”.

E SULL’INTERVENTO televisivo del pm è intervenut­o anche l’avvocato di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri: “S pi ac e che il dottor Di Matteo rappresent­i all’opinione pubblica una realtà riduttiva rispetto a quella effettiva. Con la sentenza che ha condannato Dell’Utri per il periodo precedente al 1992 ne è stata pronunciat­a anche una di assoluzion­e piena per i fatti successivi a quell'anno che riguardava­no tutta la stagione politica e i rapporti tra Dell’Utri, la mafia, Berlusconi e Forza Italia. Rapporti che sono stati assolutame­nte esclusi”.

La sentenza Statomafia sposta in avanti il ruolo di tramite esercitato da Dell’Utri tra Cosa nostra e Berlusconi

Trattare non è stato neutro, ha rafforzato la mafia, ogni volta che lo Stato ha cercato il dialogo ha rafforzato il prestigio dell’organizzaz­ione

Accusare la Corte d’Assise di rispondere a criteri partitici è ingiusto A Ivrea sono andato per parlare di giustizia

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Ansa Parole dure Il magistrato della Dna Nino Di Matteo durante la trasmissio­ne "1/2 ora in più" di Lucia Annunziata, su Rai3

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