“Fuori i mandanti della trattativa-Ros e quelli delle stragi”
”Ora attendiamo qualche pentito di Stato”
La sentenza Stato-mafia? “Sposta in avanti il ruolo di tramite esercitato da Dell’Utri tra Cosa nostra e Berlusconi” e“può costituire un input anche per la riapertura delle indagini sulle stragi che probabilmente non furono opera solo di uomini di Cosa nostra”. Allo stesso modo “non pensiamo che i carabinieri abbiano agito da soli”: sarebbe utile, ora, un “pentito di Stato”.
In tv a ½ e più di Lucia Annunziata Nino Di Matteo fa il punto della situazione giudiziaria oltre il verdetto di venerdi scorso, difende i giudici dall’accusa di avere emes- so una sentenza “politica’’ e parla di silenzio assordante di chi non ha difeso il pool palermitano: “Quello che ha fatto più male – ha detto - è che, rispetto alle accuse di usare strumentalmente il nostro lavoro, abbiamo avvertito un silenzio assordante di chi speravamo ci difendesse, come l’Anm e il Csm, e invece è stato zitto’’. In serata gli ha replicato il presidente d el l ’ Anm, il pm romano Francesco Minisci, secondo cui “l’Anm ha sempre difeso dagli attacchi l’autonomia e l'indipendenza dei magistrati. Lo ha fatto a favore dei colleghi di Palermo e continuerà sempre a difendere tutti i magistrati attaccati, pur non entrando mai nel merito delle vicende giudiziarie”.
BRUCIANO ancora i 5 anni trascorsi “sotto attacco’’ anche “giuridico-culturale’’, visto che Di Matteo ha voluto spiegare per l’ennesima volta, che trattare con la mafia è una strategia fallimentare: “Trattare non è stato neutro, ha rafforzato la mafia, ogni volta che lo Stato ha cercato il dialogo con i vertici di Cosa Nostra ha rafforzato notevolmente il prestigio dell’organizzazione e la convinzione che la politica delle stragi pagasse e che quindi bisognava andare avanti’’. “Né Silvio Berlusconi, né altri hanno denunciato le minacce mafiose, né prima né dopo”, ha ribadito rivendicando la “doverosità del processo’’ il cui esito, “non è stata una sorpresa: eravamo sempre stati convinti della trattativa: nel momento in cui la mafia faceva sette stragi e, per fortu- na, ne falliva altre – ha detto - c'era qualcuno nelle istituzioni che trattava con i vertici e trasmetteva le richieste per far cessare la strategia stragista”.
Un ’ accusa, quella della strumentalità della sentenza, da cui Di Matteo ha difeso anche i giudici della corte di assise quando l’Annunziata gli ha ricordato che Giuliano Ferrara ha parlato di “prima sentenza dell’era grillina”: “Accusare una sentenza di Corte d’Assise di rispondere a criteri partitici è ingiusto e offensivo”, ha detto. E sulla sua partecipazione al conve- gno di Ivrea, organizzato dai 5 Stelle, ha detto di “non doversi vergognare di nulla: a parlare di giustizia ci sarei andato anche se il convegno fosse stato organizzato da altre forze politiche, ho sempre sostenuto la gravità dei rapporti tra mafia e politica: se qualcuno manifesta stima nei miei confronti non ho motivo di impedirlo e non ho nulla di cui vergognarmi’’. “Tutto il resto – ha concluso - è bagarre politica”. L’unica domanda a cui ha preferito non rispondere è stata quella su un suo prossimo impegno in politica. L’intervista non è piaciuta a Maurizio Gasparri che minaccia provvedimenti contro la conduttrice: “Lucia Annunziata ancora una volta fa un uso fazioso degli spazi televisivi che la Rai le concede, il magistrato Di Matteo, ospite nella sua trasmissione su Rai3, ha detto che i carabinieri avevano, tramite Ciancimino, cercato di contattare Riina. Sono gli stessi carabinieri che hanno arrestato Totò Riina. Questo - aggiunge Gasparri - era il loro obiettivo ma l’Annunziata, come del resto Di Matteo, hanno evitato di precisarlo”.
E SULL’INTERVENTO televisivo del pm è intervenuto anche l’avvocato di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri: “S pi ac e che il dottor Di Matteo rappresenti all’opinione pubblica una realtà riduttiva rispetto a quella effettiva. Con la sentenza che ha condannato Dell’Utri per il periodo precedente al 1992 ne è stata pronunciata anche una di assoluzione piena per i fatti successivi a quell'anno che riguardavano tutta la stagione politica e i rapporti tra Dell’Utri, la mafia, Berlusconi e Forza Italia. Rapporti che sono stati assolutamente esclusi”.
La sentenza Statomafia sposta in avanti il ruolo di tramite esercitato da Dell’Utri tra Cosa nostra e Berlusconi
Trattare non è stato neutro, ha rafforzato la mafia, ogni volta che lo Stato ha cercato il dialogo ha rafforzato il prestigio dell’organizzazione
Accusare la Corte d’Assise di rispondere a criteri partitici è ingiusto A Ivrea sono andato per parlare di giustizia