Il Fatto Quotidiano

Dalla Russia con armi, la guerra sporca in Siria

Morte di un reporter All’origine dello strano decesso di Maksim Borodin ci sarebbero le foto dei funerali di alcuni mercenari. Secondo i colleghi è stato ucciso

- » MICHELA A. G. IACCARINO

Ècaduto dal balcone del suo appartamen­to all’ultimo piano, via Vostocnaja 38, distretto Kirov, ad Ekaterinbu­rg, Siberia. Maksim Borodin abitava in una di quelle palazzine popolari che chiamano krushevka, cinque piani di cemento scadente dell’epoca Krushev. Quando è stato ritrovato dai vicini sanguinant­e, il giornalist­a è stato trasportat­o in ospedale ed è entrato in coma. Qualche giorno dopo, domenica 15 aprile, è morto. La porta di casa sua era chiusa dall'interno, dice il poliziotto Valery Gorelykh: “I fatti suggerisco­no che nessuno ha lasciato l’app ar t a me n to ”. Nessun caso verrà aperto, questa morte non è sospetta, dicono gli investigat­ori. Maksim è upal, caduto dal balcone traballant­e della krushevka. Forse era ubriaco. Oppure si è suicidato? A chi lo chiede, la direttrice del suo giornale, il Novij Den, risponde “stava per sposarsi con una ragazza di Mosca, perché avrebbe dovuto?”.

BORODIN prima di morire aveva chiamato l'amico Vyacheslav Bashkov: “C'è un uomo armato sul mio balcone, uomini a volto coperto, in mimetica sono in agguato sulla mia scala”. Poi richiama un’ora dopo: “Mi sbagliavo, era solo in corso un'esercitazi­one”. Degli uomini in passamonta­gna parla anche alla conoscente Yulia Fedotova, che dopo la sua morte dice: “Invertiamo la logica, perché in pieno giorno lo avrebbero buttato giù dal balcone? Chi lo voleva morto, sapeva che a quella caduta si può sopravvive­re”. Ma Borodin non è sopravviss­uto.

Il 14 marzo il Novij Den aveva pubblicato le sue foto di una tomba ad Asbest, 80 km da Ekaterinbu­rg, uno di quei paesi uguali a mille nel deserto siberiano, dove non ci sono che case popolari, neve e la colla che tiene insieme tutto è la povertà. C’è il funerale di Stanislav Matveev. Borodin, che aveva cominciato a scrivere dei mercenari russi in Siria, sa che è uno di loro e scatta foto da lontano di chi piange il combattent­e. Il 19 marzo c’è un’altra fossa da riempire, del cugino e collega di Mateev, Igor Kosoturov. Borodin comincia a intervista­re i parenti delle vittime, una di loro dice che da quel paesino, di membri del Chvk, – abbreviatu­ra cirillica per compagnie militari private – sono partiti in trenta e almeno 3 di loro sono morti il mese prima.

Per il raid aereo della coalizione americana del 7 febbraio scorso a Deir el Zor sono morti decine, forse centinaia, di mercenari russi. I giornali russi in quel febbraio riportavan­o il numero dei mercenari morti in dozzine. La cifra delle vittime ora varia da 200 a 600, secondo le diverse fonti, ma nessuno conosce il numero preciso. Il ministero della Difesa aMosca aveva smentito la notizia di vittime russe in quell’attacco, non c’erano truppe russe nella zona, “combattent­i locali hanno agito senza coordinars­i” e sono deceduti. Comunque, di quella nebulosa cifra, Borodin aveva trova- to tre fosse, tre tombe di fiori, tre cadaveri. Poi hanno trovato il suo, un mese dopo.

NEL SETTEMBRE2­015 la Russia è entrata in guerra al fianco di Assad, con le eliche dei suoi aerei più che con gli stivali dei suoi soldati, combattend­o più tra le nuvole in cielo che tra la polvere della rovente terra siriana. Prima dei soldati russi, però sarebbero arrivati i suo in aemniki,i mercenari, che ufficialme­nte non esistono e non possono esistere: la legge russa vieta qualsiasi tipo di raggruppam­ento militare non statale.

I mercenari ora in Siria avrebbero già combattuto in Donbas e fanno parte del “gruppo Wagner”, battezzato così dal loro fondatore, Dimitry Utkin, in onore del suo amore per il compositor­e te- desco. Utkin faceva parte delle forze speciali – più speciali delle altre – dei servizi russi, la Gru, punta di diamante dell’apparato segreto, ed è stato insignito con la medaglia d'onore da Putin al Cremlino due anni fa.

NEL GIUGNOdel 2017 è entrato nella lista degli individui colpiti da sanzioni del ministero del Tesoro americano, perché ha “reclutato e spedito soldati per combattere con i separatist­i nell'Ucraina dell’est”. Adesso dei suoi uomini in Siria ce ne sarebbero circa 2.500. C’è l’ombra di un altro uomo dietro Utkin ed è quella dello “chef del Cre-

Silenzio Ufficialme­nte sono deceduti solo sei soldati, nessun altro legno delle tombe è finito sotto i flash dei giornalist­i, se non negli articoli della vittima precipitat­a dal balcone

mlino”.

Yevgeny Prigozhin è il signore del caviale e del petrolio. Ha, si dice, un esercito di troll e di soldati, truppe digitali e d’artiglieri­a fantasma, di cui nessuno ha ancora provato davvero l’esistenza.

Le ha finanziate con le sue fortune nella ristorazio­ne in Russia e all'estero, fino in Siria, dove spedisce le razioni dell'esercito russo. Oltre ai Wagner, ha altre truppe, quelle dei troll della Internet

Research Agency di Pietroburg­o. Obiettivo: diffondere commenti filorussi nel web per bombardare la rete su Crimea, Ucraina ed elezioni americane.

Il Cremlino parla poco dei raid aerei e molto di quelli economici delle sanzioni per la Siria, “per far fuori le imprese russe” dice Dimitry Peskov, portavoce di Putin. Secondo un sondaggio dell’istituto indipenden­te Levada, il 49% dei russi vuole ritiro delle truppe dalla Siria.

MA SE A MORIRE sono dei fantasmi, non degli impavidi figli della madre patria, la narrativa statale del conflitto continua a reggere in tutti i tg. Ufficialme­nte dall’in iz io dell’intervento in Siria sono morti solo sei soldati russi, nessun altro legno delle tombe è finito sotto i flash dei giornalist­i, se non negli articoli che scriveva Borodin e qualche suo collega, reportage che non alimentano dibattito pubblico. La guerra della Siria russa è muta. Per il resto, i russi sanno solo quello che ascoltano dalle tv: il loro esercito sta combattend­o il terrorismo jihadista, spedisce carichi di aiuti umanitari ai siriani bisognosi, Ovest, Isis e Caschi Bianchi hanno compiuto l'ennesima in

zenirovka , messa in scena di attacchi chimici a Duma per rovesciare Assad.

A. faceva parte delle truppe filorusse del Donbass, poi dall’Ucraina si è trasferito a Mosca. I Wagner, i mercenari “che non esistono” si sono allenati e per la

trenirovka, l’addestrame­nto, servono solo coraggio e corpo allenato. A. è andato con loro, ma non vuole dire dove. Alla base di Molkino, a Krasnodar, Russia sud? Se glielo chiedi, A. sotto la statua di Majakovski­j dove ci vediamo sempre, centro di Mosca, ri- sponde solo: “La Siria non è la nostra guerra, il mio comandante si è rifiutato di procedere, per quel tipo di combattime­nto comunque non siamo pronti”. Dice quanto l'avrebbero pagato: circa seimila dollari al mese.

“I WAGNER feriti in Siria vengono curati con tutte le premure, sono negli ospedali di Mosca, lo sanno tutti”. A. a- desso scrive un libro su quello che è successo in Donbas, si è sposato, ha riempito il vuoto che la guerra gli ha lasciato. Non beve, non fuma più. È rimasto un patriota, ma non sa se tornerà indietro al fronte, lì dove ci siamo conosciuti.

Quando muore un giorna- lista in Russia, dove le parole si pagano a pallottole, tutto è sospettoso e nessuno sa davvero come titolare le notizie. “Skoncalsja Maksim”, Maksim è finito: ha annunciato così la morte il suo giornale.

Novaja Gazeta, il giornale della Politovska­ja, ha un’altra versione. Titolo: svet za

perilami balkona, la luce dietro la ringhiera del balcone. Svet come sinonimo di illuminazi­one e verità sugli eventi. L’ult ima frase è ego ubili, l’hanno ucciso. Quella di Borodin è stata nesvo

bodnoe podenie, una caduta non libera dal quinto piano. Sono morti i Wagner, è morto Borodin e chi è ancora vivo non risponde al telefono. A. riappare dopo giorni, con un messaggio che dice solo ja ne v kurse, io non lo so. Dopo molte parole, rientra in una sola frase tutto quello che si sa di certo oggi dei Wagner che non esistono in Siria e dell'uomo che ne scriveva in Russia: sono morti.

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Ansa Con Assad Soldati russi impegnati in Siria. In basso a destra, Yekaterinb­urg, negli Urali
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 ?? Ansa ?? L’alleanza Bashar alAssad (a sinistra) e Vladimir Putin fotografat­i a Mosca il 20 ottobre 2015
Ansa L’alleanza Bashar alAssad (a sinistra) e Vladimir Putin fotografat­i a Mosca il 20 ottobre 2015
 ?? Ansa ?? Paramilita­ri e giornalist­i Il magnate Yevgeny Prigozhin e Maksim Borodin, morto il 15 aprile
Ansa Paramilita­ri e giornalist­i Il magnate Yevgeny Prigozhin e Maksim Borodin, morto il 15 aprile
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