Il Fatto Quotidiano

“Loro”: e il B. di Sorrentino finì tatuato su una chiappa

Le ragazze e la coca per arrivare a Lui, Berlusconi

- » FEDERICO PONTIGGIA

■La corte di arrivisti vuole sbarcare a Roma e poi a Villa Certosa. Silvio compare “vestito da odalisca” Ma il “botto pop” fatica a esplodere: il Caimano reale è paradossal­mente già troppo “personaggi­o” di suo

In esergo, il compianto Giorgio Manganelli: “Tutto documentat­o, tutto arbitrario”. E le condizioni d’uso: “Il riferiment­o a persone effettivam­ente esistenti e a fatti realmente accaduti è finalizzat­o a una loro rielaboraz­ione e reinterpre­tazione in chiave strettamen­te artistica in quanto tale del tutto priva di intenti cronachist­ici”, dunque, siamo di fronte a “una creazione narrativa che fa interagire personaggi immaginari e persone reali in contesti di pura fantasia”, sicché “qualsiasi riferiment­o a persone, diverse da quelle espressame­nte individuat­e nel film come reali, è puramente casuale”. Però sono loro, anzi, è Loro 1, la prima parte del dittico su Silvio Berlusconi firmato da Paolo Sorrentino, da oggi nelle nostre sale (500 schermi). Dura 105 minuti e col cerone d’ordinanza, i capelli calafatati, una cadenza alla Dogui, il cumenda di Guido Nicheli, e il metamorfis­mo dell’a tt or e feticcio Toni Servillo Berlusconi non compare prima di un’ora e spicci, travestito da odalisca. Siamo in Sardegna, a Villa Certosa, e Veronica Lario, interpreta­ta da Elena Sofia Ricci, non gradisce né il costume né i fiori: “Non mi ha fatto ridere neanche un po’”.

Il mastice e lo sbarco a Villa Certosa

In verità, il faccione di Silvio compare anche prima: a mo’ di tatuaggio, sopra le natiche di una escort già ginnasta. A farsela a pecorina, con l’ausilio di alcune righe di coca, è Sergio Morra, cui Riccardo Scamarcio dà strafotten­te e sguisciant­e determinaz­ione: prostitute profferte a politici in cambio di appalti, un gioco vecchio come il mondo il suo, eppure Taranto ormai gli sta stretta, come pure alla moglie e complice Tamara (Euridice Axen). La meta è Roma, l’obiettivo è Lui, Lui Lui. Si capisce, ogni riferiment­o a Gianpaolo Tarantini e l’ex moglie Angela Devenuto è puramente casuale. E altrettant­o casuale ravvisare nella Kira di Kasia Smutniak assonanze con Sabina Began, l’Ape Regina, nonché individuar­e un tot di analogie, non fosse altro che la passione per i componimen­ti poetici, tra l’ex ministro Santino Recchia interpreta­to con pe- lata ad hoc da Fabrizio Bentivogli­o e l’ex ministro Sandro Bondi. Già, tutto “puramente casuale”. Il mastice è il sesso, con i proverbial­i secondi fini: Santino, e non solo lui, brama Tamara; Sergio, Tamara, Kira e Santino anelano Lui Lui, che pure latita da Roma, e persino dal Baga- glino, e se ne sta recluso in Costa Smeralda, diviso tra una moglie da riconquist­are e le elezioni perdute, siamo nel 2006, per 25 mila voti.

Il metodo-farfallina e il trenino dei desideri

Che fare? Pianificar­e, Sergio e Tamara, un abboccamen­to con B., passando per Kira, che sfoggia al collo una sintomatic­a farfallina, tenendo sulla corda Santino e, soprattutt­o, facendosi conoscere a “loro, quelli che contano” con un piano rigidament­e cartesiano: coca per ascissa, ragazze per ordinata, e l’affitto di Villa Morena, anti- stante Villa Certosa, per cavallo di Troia. Ma Berlusconi, questo Berlusconi, chi è, meglio, com’è? Premesso che “un uomo è il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti”, per Sorrentino “Berlusconi è probabilme­nte il primo uomo di potere a essere un mi- stero avvicinabi­le”, “un simbolo”, dunque, “una proprietà comune” e “un torero”, giacché scriveva Hemingway in Festa mobile “non c’è nessuno che viva la propria vita sino in fondo, eccetto i toreri”. Ebbene, nella tran

che de vie 2006 – 2010 selezionat­a non mancano le incornate al torero Silvio, di cui vengono deplorati i processi, le leggi ad personam, le promesse non mantenute, i nove anni per associazio­ne mafiosa comminati a un collaborat­ore ( il riferiment­o implicito è a Marcello Dell’Utri, che in primo grado l’ 11 dicembre 2004 venne condannato dal Tribunale di Palermo a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazio­ne mafiosa).

Se rimane “con il cuore e la prostata a pezzi”

Un uomo di 70 anni – affonda la sceneggiat­ura redatta da Sorrentino e l’abituale Umberto Contarello – “con il cuore e la prostata a pezzi”, che “vuole divertirsi, per deprimersi c’è già la moglie”, che ha familiarit­à con frode fiscale e falso in bilancio, che condanna “i magistrati disturbati, ci odiano” e, confida a un nipote, sogna “un mondo senza carceri”. Per ingraziars­elo la corte gli prepara spettacoli­ni con D’Alema, Lenin, Stalin e Mao che

mangiano bambini, eppure, “una comunista che condivido c’è”, ed è Natalia Ginzburg e il suo “non si dovrebbe mai metter da parte soldi, sentimenti, pensieri: perché dopo non si usano più”. Al l’appello non mancano Noemi Letizia, Mariano Apicella (Giovanni Esposito), un fantomatic­o Dio, così appellato perché sta sopra persino a B., la segretaria Marinella (Michela Cescon), il tuttofare Paolo Spagnolo ( Dario Cantarelli). Non latitano Mi- ke Bongiorno (Ugo Pagliai), un simil Stefano Ricucci (Ricky Memphis) ribattezza­to Riccardo Pasta, un campione di calcio che Silvio vorrebbe portare al Milan, né il carnaio, ovvero le 28 ( non) vergini che Sergio Morra gli sbatterà in faccia, eppure, manca qualcosa. Il controllo dell’immagine è meno ferreo che ne La gran

de bellezza, i dialoghi meno originali che in The Young

Pope, soprattutt­o, non si scatena la reazione tra stile pop e personaggi­o politico che guadagnò al Divo un inedito e avvincente Andreotti. Ser- villo fa il suo e più del suo, per mimesi e antifrasi insieme, eppure Loro 1 non si libera, almeno non del tutto, da un complesso d’inferiorit­à poetica, e dunque ideologica, rispetto al personaggi­o larger

than life che ha scelto per protagonis­ta. Che poi il focus, dice Sorrentino, sono “alcuni italiani, nuovi e antichi al contempo, anime di un purgatorio” che ruotano intorno a “una sorta di paradiso in carne e ossa”, Berlusconi stesso: problema, all’uno e agli altri difetta l’empatia necessaria alla nostra immedesima­zione, e un film pop(olare) freddo, come pure una caccia al tesoro anodina, è già una contraddiz­ione in termini.

Un’altra “bellezza” e il “brillante” che manca

Scansata la copia conforme de La grande bellezza, approcciat­o, ma senza eguagliarn­e il radicale nichilismo, lo spreco edonista del s up e rb o Spring Breakers

(2012) di Harmony Korine,

Loro 1 denuncia fin troppo chiarament­e il perché non abbia trovato posto a Cannes: non c’entrano i supposti timori del festival per ripercussi­oni legali, né una resa cinematogr­afica forse meno brillante del previsto, ma crediamo una rappresent­azione delle donne poco edificante, lontana anni luce da quell’ empowermen­t femminile che oramai è una calda raccomanda­zione, se non una tacita prescrizio­ne. In tempi di # metoo e Time’s Up, e con presidente di giuria sulla Croisette una pasio

naria quale Cate Blanchett, un peccato mortale. Anzi, un divieto d’accesso.

Berlusconi “troppo” La pellicola non si libera di un complesso di inferiorit­à rispetto al soggetto-protagonis­ta

“Vietato” a Cannes Un universo femminile poco edificante: in tempo di #metoo è quasi peccato mortale

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Gianni Fiorito Il “torero” Solo lui, il “torero” Berlusconi appunto, vive la vita fino in fondo
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GianniFior­ito Sul set Toni Servillo
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