Studenti violenti, le armi spuntate dei professori
Numeri Solo un terzo dei comportamenti violenti degli alunni è punito con sanzioni, che sono sempre più deboli e inefficaci
Se un alunno colpisce un docente, questi può reagire? E se lo offende verbalmente? Nella scuola gli studenti sono giustamente tutelati, spesso anche troppo secondo i dati rilasciati ieri ( si veda scheda accan to) che mostrano come quasi 6 scuole su 10 registrino almeno un episodio violento durante l’anno, ma meno di un terzo di questi sfoci in sanzioni, con il conseguente indebolimento della figura e dell’autorità del docente. Gli strumenti a disposizione, poi, non sono molti. Abbiamo chiesto a insegnanti, dirigenti e avvocati quali siano.
AGGRESSIONE VERBALE. Offese, aggressioni verbali, comportamenti fuori controllo ma senza minacce per la sicurezza: “In questi casi – spiega Mario N., insegnante di Matematica in un liceo di Milano – richiamo lo studente a voce. Poi scrivo una nota disciplinare sul registro, riportando esattamente le sue parole e i suoi comportamenti. Purtroppo, però, questo spaventa sempre meno”. A seconda della gravità, il docente può però convocare il dirigente scolastico che può intervenire come crede sia meglio, anche chiamando i genitori dell’alunno. Solo nei casi più gravi si indice un consiglio di classe straordinario in cui concordare le sanzioni a cui sottoporre l’alunno, come la sospensione con o senza obbligo di frequenza. Bisogna invece indire un consiglio d’istituto per le sanzioni più gravi, fino alla bocciatura. Che viene quasi sempre evitata per evitare complicazioni. Il rapporto tra sanzione e comportamento è stabilito nel regolamento d’istituto (ad esempio, a 5 note disciplinari corrispon- de l’annullamento della gita). “Il problema – spiega Attilio Fratta, presidente di Dirigentiscuola – è che spesso le note disciplinari non hanno efficacia. Sopprimere il voto in condotta (dall’anno scorso, ad esempio, non fa più media alle scuole medie) è stato un grande errore”. E il 5 in condotta alle superiori? L’anno scorso solo allo 0,1% degli studenti è stato fermato per motivi disciplinari, 1.835 su 2 milioni. Il rischio, poi, è che i dirigenti tendano a ignorare le segnalazioni dei docenti “che spesso – spiega Fratta – non segnalano neanche perché sanno che finirebbe tutto in un nulla di fatto, per evitare di scontrarsi con i genitori”. Genitori che ricorrono a ogni mezzo: “Ci sono cause in tribunale di genitori che sostengono di aver visto dalla finestra i propri figli sgridati dagli insegnanti oppure che ritengono che il figlio meritasse 8 e non 7”.
AGGRESSIONE FISICA. In questo caso, tutto cambia: “Di fronte alla presenza di reati, dall’aggressione verbale o fisica o quando se ne percepisca il pericolo, è possibile chiamare le forze dell’ordine”, spiega l’avvocato Maria Giovanna Musone, del foro di Torino ed esperta di diritto dei minori. “Se invece il docente ha assistito a un reato, è tenuto a denunciare. Così come la scuola”. Il dirigente chiede al docente una relazione di servizio con tutti i dettagli e ne redige anche una sua da consegnare all’autorità giudiziaria. La reazione fisica del docente invece non è mai giustificabile. “Già esiste una disputa dottrinale sulla legittima difesa – spiega Musone –. Nel contesto scolastico poi, deve trattarsi di una situazione davvero ingestibile e di vita o di morte. Ma appare improbabile, visto che si tratta di minori”.
Non c’è il rischio di apparire deboli agli occhi degli alunni? La risposta sta nell’equilibrio e nelle spalle coperte. “Il docente non deve avere un atteggiamento passivo e remissivo – spiega Musone – e deve servirsi di tutti i canali istituzionali”. La scuola intera, insomma, dovrebbe trasmettere la solidità di un pubblico ufficio. “Il docente è un pubblico ufficiale, chi lo interrompe, interrompe un pubblico servizio e il cancello deve essere un limite invalicabile anche per i genitori, che devono essere autorizzati o convocati. Tutto, sempre, tramite canali istituzionali”.
Aggressioni e reati
I docenti non possono reagire fisicamente, ma possono chiamare le forze dell’ordine