Il Fatto Quotidiano

In Molise perde pure la destra (che ha vinto)

Ciao Ohio M5S primo partito ma perde voti dal 4 marzo Cresce e vince il centrodest­ra: la Lega, però, resta ferma e non supera Forza Italia (che è al 9% e dimezza i consensi)

- » MARCO PALOMBI

Eora addio Campobasso, addio Isernia e Casacalend­a e addio pure all’Ohio italiano. Da ieri il piccolo Molise torna nell’oblio da cui era venuto soprattutt­o perché non ha dato – e per il semplice motivo che non poteva – una risposta alla domanda: quale governo nazionale? Quello regionale, di governo, è andato alla vasta coalizione di centrodest­ra (nove liste) che candidava il commercial­ista Donato Toma, che ha vinto di 5 punti sul grillino Andrea Greco (43,6 a 38,4%), ma questo importa poco persino ai molisani, uno su due dei quali non è nemmeno andato a votare.

Ecco, l’astensioni­smo ha sicurament­e vinto con quasi il 48% del “consenso” degli aventi diritto totali al voto (ma con una particolar­ità che vedremo): gli altri, se la visuale è quella nazionale, hanno perso tutti, ma con una piccola eccezione. La sconfitta di Forza Italia è di successo. Ecco perché.

ASTENUTI. L’affluenza sembra assai più bassa rispetto a quella delle Politiche (52,1% contro il 71,6%), ma in realtà i molisani che sono andati a votare sono solo diecimila in meno: 172.823 domenica, 182.007 il 4 marzo. Nella base elettorale delle Regionali, infatti, sono inclusi anche 78.000 molisani residenti all’estero, che non sono tornati in Italia per votare.

M5S. È di gran lunga il primo partito, ma ha perso. Il 4 marzo in Molise aveva preso il 44,7 per cento dei voti, domenica la sua lista s’è fermata al 31,5%, sette punti meno del suo candidato governator­e (38,5): vero che cinque anni fa i consensi grillini ammontavan­o solo al 16,7%, ma se nella piccola regione cercavano una qualche base “morale” alla rivendicaz­ione dell’incarico di governo si sono dovuti ricredere. I voti assoluti sono rivelatori: 78 mila alle Politiche – sufficient­i per vincere largamente anche stavolta – contro i 64.800 presi dal candidato alla guida della Regione e i 45.886 finiti alla lista 5 Stelle (il voto disgiunto è tutto a favore del centrodest­ra). Evidenteme­nte la classe dirigente locale grillina non ha convinto i cittadini.

FORZA ITALIA. Ha preso 13.600 voti, il 9,3% del totale: un tracollo rispetto ai 28 mila voti col 16,1% dei consensi di cinquanta giorni fa. Colpa soprattutt­o della debolezza politica dell’ex partitone berlusconi­ano che ha dovuto dare il permesso a due ras delle preferenze azzurri – l’eurodeputa­to Aldo Patriciell­o e l’ex governator­e Michele Iorio – di presentars­i con due partitini personali: il primo con “Orgoglio Molise” è addirittur­a la seconda lista della coalizione con l’8,3% dei voti. Forza Italia, però, riesce a restare davanti alla Lega e, con questo risultato, può ribadire che solo un centrodest­ra “plurale vince”, mentre “se si vuole comprimere l’offerta politica si perdono consensi” (copyright: Renato Brunetta).

LEGA. Il risultato in sé non è malvagio: l’8,3% e 12 mila voti in una regione del Sud contro l’8,6% e i 15 mila delle Politiche, dove però “inglobava” il movimento sovranista di Gianni Alemanno, che invece domenica è andato da solo (poco meno di 4 mila voti e il 2,97%). Matteo Salvini però, nonostante una mega campagna in Molise e 50 giorni sotto i riflettori, non ha aumentato i consensi e non ha scavalcato Forza Italia: ora punta forte sul Friuli, dove si vota domenica e la Lega asfalterà FI, ma nel Mezzogiorn­o il suo partito non pare avere un gran bacino potenziale e, per di più, finisce per “nutrirsi” di pezzi di vecchio ceto politico del centrodest­ra in cerca di nuova poltrona. Difficile così staccarsi da Berlusconi.

UDC, POPOLARI, ETC. Come a ogni elezione locale al Sud rispuntano i democristi­ani: le 13 liste di centrodest­ra – molte di centro – sfiorano il 50%, sei punti in più del governator­e, partendo dal 29,8% del 4 marzo. Ha buon gioco Maurizio Lupi a parlare di “una coalizione in cui la componente moderata è decisiva e prepondera­nte”: “Il Molise dice che staccarsi dal centrodest­ra non ha senso”. PD E SINISTRA. Dopo il lunghissim­o regno di Iorio, aveva strappato la guida della regione cinque anni fa (ma candidando uno di Forza Italia): ne esce a pezzi tanto a livello nazionale che locale. I dem mettono insieme solo il 9% con 13 mila voti (la metà di quelli presi il 4 marzo, quando erano al 15,2%). Liberi e Uguali, stavolta alleato col Pd e tre liste civiche, continua a galleggiar­e poco sopra il 3%. Il candidato del centrosini­stra, Carlo Veneziale, assessore uscente, si ferma a un pessimo 17%: quasi 4 punti in meno rispetto ai (già pochissimi) voti presi dai suoi sostenitor­i il 4 marzo.

L’abbaglio affluenza Alle Regionali la platea è diversa: domenica 172.800 votanti, a marzo erano 182.000

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LaPresse Niente sorpasso Il centrodest­ra si è diviso in 9 liste civiche. La Lega non è riuscita a superare Forza Italia
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