La Appendino registra il bimbo con due mamme
Il figlio della consigliera Foglietta (Pd) è il primo nato in Italia e registrato all’anagrafe
Dorme Niccolò Pietro, come tutti i neonati ha da smaltire la fatica di esser nato. Ci sarà tempo per i pianti e i vagiti. Dorme tranquillo, nonostante tutta quella gente intorno. Dorme tranquillo nonostante il rumore che da oggi potrebbe fare il suo nome: Niccolò Pietro Foglietta Ghisleni. Doppio cognome non per ascendenze nobiliari, ma perché mamma Chiara e mamma Micaela hanno deciso di appellarsi alla legge e di dargli il cognome di entrambi i genitori. Niccolò Pietro è ufficialmente il primo bambino in Italia a essere ufficialmente riconosciuto e registrato come figlio di due mamme fin dalla nascita, avvenuta nel nostro Paese. Finora era accaduto solo per bambini nati all’estero, per i quali lo stato civile italiano aveva consentito la trascrizione dell’atto di nascita.
REGISTRARLO all’anagrafe, tuttavia, non è stata una passeggiata, il passeggino esce dalla porta del Comune di Torino. Perché lo Stato riconoscesse il bimbo come figlio di due mamme è stato necessario l’intervento diretto della sindaca Chiara Appendino che, nelle vesti di ufficiale di stato civile, ha “forzato la mano” (come da lei stessa annunciato pochi giorni fa via Facebook) per colmare una lacuna della legislazione.
Il merito di questo piccolo, grande passo in avanti è soprattutto di Chiara Foglietta, madre biologica del bambino (nato in seguito a procreazione medicalmente assistita effettuata in Da- nimarca) ma anche vice capogruppo del Pd in consiglio comunale nonché volto noto del movimento Lgtb torinese. È stata lei, sempre via Facebook, a raccontare l’iter iniziato tre mesi fa con il tentativo di presentare la domanda di riconoscimento del nascituro. “I dipendenti mi dissero: devi dichiarare – ha scritto – che hai avuto un’unione ( atto sessuale) con un uomo per riconoscere tuo figlio. Non esiste una formula per dire che hai fatto la procreazione medicalmente assistita”. E la vicenda era proseguita con l’impossibilità di registrarlo all’anagrafe come figlio di entrambe se non dichiarando il falso.
L’ANAGRAFE, infatti, segue le formule previste dal ministero dell’Interno nel 2002 che ignorano completamente la riproduzione assistita, anche in contesti di coppie di sesso diverso, o donne senza partner, e obbligano a dichiarare che la nascita deriva da un’unione naturale, cioè dal rapporto sessuale, con un uomo.
Chiara Foglietta ha chiamato in causa direttamente il sindaco Appendino la quale, dopo pochi giorni, ha raccolto l’invito pubblicando anch’essa un lungo post su Facebook in cui si dichiarava “pronta a riconoscere i figli di tutte le coppie”. Ed è stata di parola.
La lacuna legislativa La prima risposta del Comune era stata negativa, poi è intervenuta la sindaca
NON DEV’ESSERE stato facile “forzare” la legge. Chiara e Micaela (insieme a un’altra coppia di donne e a due uomini padri di una coppia di gemelli di un anno e mezzo) salgono le scale di Palazzo civico alle 10:30 e ne escono dopo quasi tre ore. Torino, come già altre volte in passato, si incarica di fare da apripista per colmare una lacuna legislativa che toccherà al Parlamento affrontare.
Per un altro genere di lacune, invece, la strada non è ancora così semplice. Accanto a Chiara e Micaela, commosse, c’è anche il papà di uno dei due gemelli di un anno e mezzo nati in Canada, che per lo Stato italiano non erano nemmeno fratelli. I bimbi sono rimasti a casa e il papà chiede gentilmente di non essere fotografato. Dall’espressione del volto pare di capire che non abbia alcuna intenzione di diventare un volto “pubblico”. Meglio evitare, sussurra.