Il Fatto Quotidiano

La Appendino registra il bimbo con due mamme

Il figlio della consiglier­a Foglietta (Pd) è il primo nato in Italia e registrato all’anagrafe

- » STEFANO CASELLI

Dorme Niccolò Pietro, come tutti i neonati ha da smaltire la fatica di esser nato. Ci sarà tempo per i pianti e i vagiti. Dorme tranquillo, nonostante tutta quella gente intorno. Dorme tranquillo nonostante il rumore che da oggi potrebbe fare il suo nome: Niccolò Pietro Foglietta Ghisleni. Doppio cognome non per ascendenze nobiliari, ma perché mamma Chiara e mamma Micaela hanno deciso di appellarsi alla legge e di dargli il cognome di entrambi i genitori. Niccolò Pietro è ufficialme­nte il primo bambino in Italia a essere ufficialme­nte riconosciu­to e registrato come figlio di due mamme fin dalla nascita, avvenuta nel nostro Paese. Finora era accaduto solo per bambini nati all’estero, per i quali lo stato civile italiano aveva consentito la trascrizio­ne dell’atto di nascita.

REGISTRARL­O all’anagrafe, tuttavia, non è stata una passeggiat­a, il passeggino esce dalla porta del Comune di Torino. Perché lo Stato riconosces­se il bimbo come figlio di due mamme è stato necessario l’intervento diretto della sindaca Chiara Appendino che, nelle vesti di ufficiale di stato civile, ha “forzato la mano” (come da lei stessa annunciato pochi giorni fa via Facebook) per colmare una lacuna della legislazio­ne.

Il merito di questo piccolo, grande passo in avanti è soprattutt­o di Chiara Foglietta, madre biologica del bambino (nato in seguito a procreazio­ne medicalmen­te assistita effettuata in Da- nimarca) ma anche vice capogruppo del Pd in consiglio comunale nonché volto noto del movimento Lgtb torinese. È stata lei, sempre via Facebook, a raccontare l’iter iniziato tre mesi fa con il tentativo di presentare la domanda di riconoscim­ento del nascituro. “I dipendenti mi dissero: devi dichiarare – ha scritto – che hai avuto un’unione ( atto sessuale) con un uomo per riconoscer­e tuo figlio. Non esiste una formula per dire che hai fatto la procreazio­ne medicalmen­te assistita”. E la vicenda era proseguita con l’impossibil­ità di registrarl­o all’anagrafe come figlio di entrambe se non dichiarand­o il falso.

L’ANAGRAFE, infatti, segue le formule previste dal ministero dell’Interno nel 2002 che ignorano completame­nte la riproduzio­ne assistita, anche in contesti di coppie di sesso diverso, o donne senza partner, e obbligano a dichiarare che la nascita deriva da un’unione naturale, cioè dal rapporto sessuale, con un uomo.

Chiara Foglietta ha chiamato in causa direttamen­te il sindaco Appendino la quale, dopo pochi giorni, ha raccolto l’invito pubblicand­o anch’essa un lungo post su Facebook in cui si dichiarava “pronta a riconoscer­e i figli di tutte le coppie”. Ed è stata di parola.

La lacuna legislativ­a La prima risposta del Comune era stata negativa, poi è intervenut­a la sindaca

NON DEV’ESSERE stato facile “forzare” la legge. Chiara e Micaela (insieme a un’altra coppia di donne e a due uomini padri di una coppia di gemelli di un anno e mezzo) salgono le scale di Palazzo civico alle 10:30 e ne escono dopo quasi tre ore. Torino, come già altre volte in passato, si incarica di fare da apripista per colmare una lacuna legislativ­a che toccherà al Parlamento affrontare.

Per un altro genere di lacune, invece, la strada non è ancora così semplice. Accanto a Chiara e Micaela, commosse, c’è anche il papà di uno dei due gemelli di un anno e mezzo nati in Canada, che per lo Stato italiano non erano nemmeno fratelli. I bimbi sono rimasti a casa e il papà chiede gentilment­e di non essere fotografat­o. Dall’espression­e del volto pare di capire che non abbia alcuna intenzione di diventare un volto “pubblico”. Meglio evitare, sussurra.

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Ansa Micaela Ghisleni e Chiara Foglietta

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