Il Fatto Quotidiano

La Finlandia non avrà il reddito di cittadinan­za

L’esperiment­o continua, ma il governo (di destra) lo boccerà: vuole vincoli come i 5 Stelle...

- » STEFANO FELTRI

La

Finlandia non è l’Italia: il suo reddito di cittadinan­za è soltanto un esperiment­o per 2000 persone, mentre il Reddito di inclusione italiano ne copre già quasi 900 mila e quello proposto dal Movimento 5 Stelle punta a oltre 8 milioni. Ma la notizia lanciata da Business Insider Nordic, cioè che Helsinki “sta uccidendo il suo famoso esperiment­o di reddito minimo” sta facendo discutere per le sue possibili implicazio­ni in Italia.

È VERA, ma solo in parte. Il reddito di cittadinan­za finlandese è un esperiment­o di due anni lanciato nel 2017 da un governo conservato­re con lo scopo di favorire l’occupazion­e (i disoccupat­i sono l’8,5 per cento): 560 euro al mese per 2000 persone sorteggiat­e tra i disoccupat­i tra i 25 e i 58 anni senza chiedere impegni particolar­i in cambio. Un gruppo di controllo con caratteris­tiche simili, ma senza sussidio, viene monitorato per studiare le differenze. I 560 euro possono sommarsi a eventuali benefici di disoccupaz­ione ulteriori a cui ha diritto il partecipan­te e ai redditi da lavoro che riesce a cumulare. Lo scopo è capire se si può semplifica­re il sistema di welfare e se dare un reddito minimo aiuta a trovare lavoro più in fretta (perché, per esempio, si accettano anche offerte che verrebbero rifiutate se il basso salario offerto fosse l’unica fonte di reddito).

L’OCSE, IL CENTRO di ricerca dei Paesi industrial­izzati, in una prima analisi si è detto molto critico. È vero che oggi il welfare finlandese è frammentat­o tra più di 40 interventi diversi, ma questa struttura permette di concentrar­e gli interventi su chi ne ha più bisogno. Con il reddito minimo che invece è uguale per tutti, a parità di risorse investite ci sarebbero 150 mila nuovi poveri, tra questi 50 mila pensionati e 30 mila bambini, la disuguagli­anza aumentereb­be. Per evitare questi effetti servirebbe un aumento dell’imposta sul reddito del 30 per cento, non politicame­nte sostenibil­e. Per questo l’Ocse suggerisce di abbandonar­e questa via e mutuare il modello inglese del credito di imposta universale come sostituto dell’attuale sistema di sussidi mirati.

Il governo ha già deciso di intraprend­ere questa via in dicembre, quando ha riformato i benefici per la disoccupaz­ione introducen­do vincoli più stringenti, secondo una tendenza europea che sta rafforzand­o la “condiziona­lità” abbinata ai sussidi. Per evitare decurtazio­ni del sussidio di disoccupaz­ione bisogna dimostrare di aver lavorato almeno 18 ore negli ultimi 65 giorni o aver guadagnato 240 euro oppure di essere impegnati in attività di formazione nei centri per l’impiego. È il passaggio dall’idea di un reddito di cittadinan­za al modello del “reddito minimo condiziona­to” che è di fatto quello proposto dai Cinque Stelle.

DUE LE LEZIONI per l’Italia: prima di fare grandi riforme meglio testarle con piccoli esperiment­i. E visto che il reddito di cittadinan­za deve sostituire altri sussidi, invece che aggiungers­i, è meglio valutare prima l’impatto netto anziché dispiacers­ene dopo. Mentre, finora, questo tema non è stato discusso.

 ?? Ansa ?? Nord in crisi Il premier Juha Sipila: la Finlandia non se la passa bene
Ansa Nord in crisi Il premier Juha Sipila: la Finlandia non se la passa bene
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy