La Ue indaga per aiuto di Stato sul prestito pubblico ad Alitalia
Se Bruxelles bollerà i 900 milioni dati come illegali, l’Italia dovrà riprenderseli
Nella crisi Alitalia ci mancava solo Bruxelles. Ieri la Commissione europea ha aperto un’indagine “ap p r ofondita” per valutare se il prestito ponte di 900milioni che l’Italia ha concesso alla compagnia costituisca un aiuto di Stato illegale. “È compito nostro – ha spiegato la commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager – garantire che i prestiti che gli Stati concedono alle imprese rispettino le norme sugli aiuti di Stato. Verificheremo se questo è il caso”. Se così fosse, l’Italia dovrebbe recuperare quei soldi.
LE PREMESSEnon sono buone. Bruxelles “al momento è del parere che il prestito potrebbe costituire un aiuto di Stato”, ha spiegato ieri in una nota. Teme che “la durata del prestito, che va da maggio 2017 fino almeno a dicembre 2018, superi la durata massima di sei mesi prevista dagli orientamenti per i prestiti di salvataggio”, e che l’aiuto non si limiti al minimo indispensabile.
La novità aggrava una situazione già delicata. Alitalia è finita in amministrazione straordinaria ad aprile 2017, quando i lavoratori hanno bocciato l’ennesimo piano lacrime e sangue proposto dai nuovi padroni, gli arabi di Etihad, la cui gestione ha portato la compagnia al dissesto. A maggio il governo ha nominato i commissari e prestato ad Alitalia 600 milioni per farla stare in piedi assicurando che c’era l’ok di Bruxelles. L’Ue ha confermato, specificando che se il prestito è “a condizioni di mercato” non servono autorizzazioni. Poi a ottobre, con la vendita in stallo, l’esecutivo ha aggiunto altri 300 milioni, portando il prestito a 900 totali e ha notificato la novità a Bruxelles a gennaio scorso.
A pesare sul possibile epilogo ci sono anche altri fattori. A Bruxelles le decisioni delicate sono politiche e risentono del peso negoziale del Paese a Bruxelles. Quello dell’Italia, già ai minimi termini, è oggi minato dall’assenza di un governo nel pieno delle funzioni. Le autorità italiane hanno già potuto verificare la severità della Vestager – e del responsabile per gli aiuti di Stato, l’olandese Gert-Jan Koopman – nelle crisi bancarie. Già nel 2008 la Commissione, per bocca del commissario ai Tra- sporti Antonio Tajani bollò come aiuto di Stato illegale il prestito di 300 milioni del governo Berlusconi per traghettare l’Alitalia fallita nelle mani dei Capitani coraggiosi di Roberto Colaninno. I soldi, finiti nel calderone della liquidazione, non sono stati mai recuperati. Il governo dovrà dimostrare che prestare 900 milioni a un tasso del 10% a un’impresa insolvente come Alitalia non violi le burocratiche regole Ue sulla Concorrenza. Finora ha sostenuto che il prestito non sia stato usato, ma nel programma di gestione i commissari spiegano che è stato “impiegato per esigenze di cassa a supporto del business”. L’alternativa è motivare il prestito come aiuto alla ristrutturazione, ma serve un piano industriale e l’azienda dovrebbe contribuire. Invece giovedì il prestito verrà prorogato di altri 6 mesi, fino a ottobre.
COME sempre avviene in questi casi, a far muovere Bruxelles sono state le pressioni dei concorrenti, alcuni in campo per l’acquisizione di Alitalia che vede una gara, si fa per dire, a due tra Lufthansa e una cordata formata da Easyjet, il fondo Usa Cerberus e Air France, che però puntano a rilevarla a prezzi di saldo e “ristrutturata” (con migliaia di esuberi e costi sociali elevati). Come nel 2008, la situazione del settore spinge le compagnie a una guerra senza sconti. Air France oggi affronterà l’undicesimo giorno di sciopero da febbraio dei dipen-
I prestiti devono rispettare le norme Ue Scopriremo se questo è il caso di Alitalia MARGRETHE
VESTAGER Segnali negativi
Per la Commissione non rispetta i limiti imposti dalle norme Il precedente del 2008
denti che chiedono un aumento del salario e l’indagine Ue mette pressione al governo per accelerare la svendita di una compagnia di cui a tutt’oggi non sono noti i conti. L’unico appiglio che l’Italia può far pesare è che senza il prestito Alitalia dovrebbe chiudere e con essa il 40% della capacità di trasporto che garantisce. Uno choc per il mercato domestico dalle conseguenze imprevedibili.