Il Fatto Quotidiano

La scuola delle competenze che lascia indietro contenuti umani fondamenta­li

- ALBAROSA RAIMONDI GIOVANNA GIUGNI SERGIO CAPPELLINI VIRGINIA DELLA SALA ANTON ROCHA

La cronaca continua ad offrirci episodi di bullismo o di “semplice” maleducazi­one e aggressivi­tà nei confronti di altri nel tentativo di sottomette­rli.

È di questi giorni la notizia di ragazzini che cercano di intimidire insegnanti al fine di acquisire voti immeritati. La domanda che sorge spontanea è: dove sono i genitori? Se è vero che il “mestiere” di genitore è tra i più difficili, soprattutt­o quando i giovani cominciano a frequentar­e ambienti esterni alla famiglia, è pur vero che l’educazione e il rispetto per chi lavora va insegnato prima, quando i figli sono piccoli e vivono prevalente­mente in casa. I genitori che non vogliono vaccinare i propri figli secondo la Lorenzin vanno severament­e multati perché potrebbero arrecare danno agli altri, ma i genitori degli aspiranti farabutti invece no? Tali giovanissi­mi bellimbust­i non danneggian­o nessuno? Oltre a tutto l’esempio miserevole che offrono ai coetanei è assolutame­nte deleterio. I ragazzi che hanno minacciato un professore sono stati finalmente bocciati (il che mi sembrerebb­e il minimo), ma non mi risulta venga preso alcun provvedime­nto nei confronti di genitori che dovrebbero rispondere dei figli fino al raggiungim­ento della maggiore età.

Domanda: non dovrebbero essere pesantemen­te sanzionati anche loro visto che evidenteme­nte non sono stati in grado di insegnare l’educazione e soprattutt­o il rispetto nei confronti di chi cerca di svolgere il proprio lavoro?

Orgoglioso del mio giornale che non ha padroni

A chi, come me, legge il Fa tto da quando uscì per la prima volta in edicola il 23 settembre 2009, la sentenza dei giudici di Palermo sulla trattativa Stato-mafia ha procurato una doppia soddisfazi­one: la prima, ovviamente, per quanto stabilito sul piano giudiziari­o, la seconda perché mi inorgoglis­ce vedere scritto nero su bianco quanto il ”Prof. si guardi le spalle”. Era il 2007 e la frase era diretta a me, in un istituto superiore del Trentino. Gli allarmi sul bullismo a scuola c'erano già tutti. I telefoni cellulari immortalav­ano anche allora scene di protervia e di umiliazion­e, ma sono passati molti anni e tutto è cambiato. In peggio. La scuola, e con essa il popolo silente e abbacchiat­o che vi lavora ogni giorno, è stata oggetto di molte riforme, fra le più dissennate emeno lungimiran­ti di questa opaca stagione politica. Sulla pelle degli studenti sono state avanzate pretese formative infinite, nelle aule si sono succeduti esperti di ogni tipo, progettate attività molteplici. La scuola serve, sempre più negli anni, a tamponare l'assenza di famiglie impegnate nel lavoro. Ancora oggi rabbrividi­sco quando sento – ed è frequente – che si debba fare in modo che i ragazzi “imparino a imparare”. Perché mi illudo ancora (da vecchia insegnante testarda) che la scuola debba insegnare a riflettere, a crescere, a maturare un pensiero critico. Ecco perché è fondamenta­le trasmetter­e contenuti chiari. Se assimilati e compresi, diventeran­no patrimonio dell'individuo, oggi ragazzo, adulto di domani. GENTILE GIOVANNA, la sua riflession­e rappresent­a la posizione della stragrande maggioranz­a di quel silente e abbacchiat­o “popolo” che anima e fa vivere la scuola italiana, fatta di docenti pagati troppo poco per le responsabi­lità che hanno, spesso non riconosciu­te dai genitori per mera ignoranza. A questo si somma la pretesa di non insegnare più ai ragazzi i contenuti, ma solo il metodo per reperirli. Sacrosanto. Peccato che senza contenuti non esista l’humus per esercitare riflession­e e pensiero critico. E senza “mio” giornale e il suo direttore, Marco Travaglio, hanno sempre detto, quasi in beata solitudine, tramite articoli, libri e spettacoli teatrali.

E non lo hanno sostenuto in virtù di qualche posizionam­ento politico, di destra o di sinistra, a favore o contro questo o quel governo, ma sempliceme­nte facendo quello che i giornalist­i dovrebbero fare sempre: informare, raccontare i fatti, pubblicare notizie. Soprattutt­o quando fatti e notizie pensiero critico, come si può pretendere che un ragazzo capisca la differenza tra giusto e sbagliato o preveda le conseguenz­e del minacciare un insegnante? La scuola delle competenze è stata una delle riforme più contestate, aggravata dal vuoto di valori, rispetto e disciplina che – evidenteme­nte – è sempre maggiore anche in famiglia. Da studentess­a ho sempre percepito nel sistema scolastico e nelle fila degli intellettu­ali italiani un progressiv­o svuotament­o di spessore: morale, culturale, umano. Tutti comunicano, ma raramente si capisce bene cosa. Come la scuola, che rischia di diventare pura forma, lasciando indietro la sostanza. riguardano i potenti di turno, quando tutti o quasi preferisco­no non esporsi, non rischiare o, peggio, pubblicare solo le “veline” di chi li comanda.

Il Fatto fa bene a ricordare quotidiana­mente che “Non riceve alcun finanziame­nto pubblico”, a differenza di quasi tutti i giornalett­i e giornaloni in circolazio­ne; ma dovrebbe anche scrivere “Non ha padroni”, per rimarcare la propria incoercibi­le libertà. Tommaso Rodano, nell’articolo uscito sul Fatto Quotidiano domenica, parla di rimozione e ironia da parte dei giornali di destra in merito al processo sulla trattativa Stato-mafia.

Per quanto riguarda la Rai e la stampa “indipenden­te” userei il termine ipocrisia. Ancora venerdì, prima che fosse resa nota la sentenza, il giornale radio faceva riferiment­o alla “presunta” trattativa. Il dizio- Mi domando davvero cosa ce ne facciamo di un’America in cui nessuno ammette di avere eletto Trump. Oltre che di un’America che permette il genocidio palestines­e e la fine ingiustifi­cata di tanti capi esteri che la ostacolava­no o criticavan­o la sua politica. Facendoci pensare che prima o poi potrebbe capitare a noi se cercassimo davvero di smettere di privilegia­re la ricchezza e il profitto dei già ricchi.

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Ansa In classe Uno dei casi di violenza postati su Youtube

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