La scuola delle competenze che lascia indietro contenuti umani fondamentali
La cronaca continua ad offrirci episodi di bullismo o di “semplice” maleducazione e aggressività nei confronti di altri nel tentativo di sottometterli.
È di questi giorni la notizia di ragazzini che cercano di intimidire insegnanti al fine di acquisire voti immeritati. La domanda che sorge spontanea è: dove sono i genitori? Se è vero che il “mestiere” di genitore è tra i più difficili, soprattutto quando i giovani cominciano a frequentare ambienti esterni alla famiglia, è pur vero che l’educazione e il rispetto per chi lavora va insegnato prima, quando i figli sono piccoli e vivono prevalentemente in casa. I genitori che non vogliono vaccinare i propri figli secondo la Lorenzin vanno severamente multati perché potrebbero arrecare danno agli altri, ma i genitori degli aspiranti farabutti invece no? Tali giovanissimi bellimbusti non danneggiano nessuno? Oltre a tutto l’esempio miserevole che offrono ai coetanei è assolutamente deleterio. I ragazzi che hanno minacciato un professore sono stati finalmente bocciati (il che mi sembrerebbe il minimo), ma non mi risulta venga preso alcun provvedimento nei confronti di genitori che dovrebbero rispondere dei figli fino al raggiungimento della maggiore età.
Domanda: non dovrebbero essere pesantemente sanzionati anche loro visto che evidentemente non sono stati in grado di insegnare l’educazione e soprattutto il rispetto nei confronti di chi cerca di svolgere il proprio lavoro?
Orgoglioso del mio giornale che non ha padroni
A chi, come me, legge il Fa tto da quando uscì per la prima volta in edicola il 23 settembre 2009, la sentenza dei giudici di Palermo sulla trattativa Stato-mafia ha procurato una doppia soddisfazione: la prima, ovviamente, per quanto stabilito sul piano giudiziario, la seconda perché mi inorgoglisce vedere scritto nero su bianco quanto il ”Prof. si guardi le spalle”. Era il 2007 e la frase era diretta a me, in un istituto superiore del Trentino. Gli allarmi sul bullismo a scuola c'erano già tutti. I telefoni cellulari immortalavano anche allora scene di protervia e di umiliazione, ma sono passati molti anni e tutto è cambiato. In peggio. La scuola, e con essa il popolo silente e abbacchiato che vi lavora ogni giorno, è stata oggetto di molte riforme, fra le più dissennate emeno lungimiranti di questa opaca stagione politica. Sulla pelle degli studenti sono state avanzate pretese formative infinite, nelle aule si sono succeduti esperti di ogni tipo, progettate attività molteplici. La scuola serve, sempre più negli anni, a tamponare l'assenza di famiglie impegnate nel lavoro. Ancora oggi rabbrividisco quando sento – ed è frequente – che si debba fare in modo che i ragazzi “imparino a imparare”. Perché mi illudo ancora (da vecchia insegnante testarda) che la scuola debba insegnare a riflettere, a crescere, a maturare un pensiero critico. Ecco perché è fondamentale trasmettere contenuti chiari. Se assimilati e compresi, diventeranno patrimonio dell'individuo, oggi ragazzo, adulto di domani. GENTILE GIOVANNA, la sua riflessione rappresenta la posizione della stragrande maggioranza di quel silente e abbacchiato “popolo” che anima e fa vivere la scuola italiana, fatta di docenti pagati troppo poco per le responsabilità che hanno, spesso non riconosciute dai genitori per mera ignoranza. A questo si somma la pretesa di non insegnare più ai ragazzi i contenuti, ma solo il metodo per reperirli. Sacrosanto. Peccato che senza contenuti non esista l’humus per esercitare riflessione e pensiero critico. E senza “mio” giornale e il suo direttore, Marco Travaglio, hanno sempre detto, quasi in beata solitudine, tramite articoli, libri e spettacoli teatrali.
E non lo hanno sostenuto in virtù di qualche posizionamento politico, di destra o di sinistra, a favore o contro questo o quel governo, ma semplicemente facendo quello che i giornalisti dovrebbero fare sempre: informare, raccontare i fatti, pubblicare notizie. Soprattutto quando fatti e notizie pensiero critico, come si può pretendere che un ragazzo capisca la differenza tra giusto e sbagliato o preveda le conseguenze del minacciare un insegnante? La scuola delle competenze è stata una delle riforme più contestate, aggravata dal vuoto di valori, rispetto e disciplina che – evidentemente – è sempre maggiore anche in famiglia. Da studentessa ho sempre percepito nel sistema scolastico e nelle fila degli intellettuali italiani un progressivo svuotamento di spessore: morale, culturale, umano. Tutti comunicano, ma raramente si capisce bene cosa. Come la scuola, che rischia di diventare pura forma, lasciando indietro la sostanza. riguardano i potenti di turno, quando tutti o quasi preferiscono non esporsi, non rischiare o, peggio, pubblicare solo le “veline” di chi li comanda.
Il Fatto fa bene a ricordare quotidianamente che “Non riceve alcun finanziamento pubblico”, a differenza di quasi tutti i giornaletti e giornaloni in circolazione; ma dovrebbe anche scrivere “Non ha padroni”, per rimarcare la propria incoercibile libertà. Tommaso Rodano, nell’articolo uscito sul Fatto Quotidiano domenica, parla di rimozione e ironia da parte dei giornali di destra in merito al processo sulla trattativa Stato-mafia.
Per quanto riguarda la Rai e la stampa “indipendente” userei il termine ipocrisia. Ancora venerdì, prima che fosse resa nota la sentenza, il giornale radio faceva riferimento alla “presunta” trattativa. Il dizio- Mi domando davvero cosa ce ne facciamo di un’America in cui nessuno ammette di avere eletto Trump. Oltre che di un’America che permette il genocidio palestinese e la fine ingiustificata di tanti capi esteri che la ostacolavano o criticavano la sua politica. Facendoci pensare che prima o poi potrebbe capitare a noi se cercassimo davvero di smettere di privilegiare la ricchezza e il profitto dei già ricchi.