“Alfie è italiano”: corsa a ostacoli per salvargli la vita
Corsia d’emergenza Il governo concede la cittadinanza al bimbo per far proseguire le cure. Gli appelli del Papa e il rebus diplomatico
La tragedia del piccolo Alfie Evans ora rischia di trasformarsi in un caso diplomatico tra Regno Unito e Italia. Perché da ieri il bambino è cittadino italiano.
La decisione di concedergli la cittadinanza è dei ministri degli Esteri, Angelino Alfano, e dell’Interno, Marco Minniti, che in una nota auspicano “che l’essere cittadino italiano permetta al bambino l’immediato trasferimento in Italia”.
Alfie è il piccolo di 23 mesi affetto da una malattia neurologica sconosciuta ricoverato all’ospedale pediatrico di Liverpool Alder Hey’s. Per lui varie Corti hanno preso atto dei diversi pareri medici che hanno stabilito l’impossibilità del bambino di sopravvivere alla malattia, decidendo di staccare la spina dei macchinari che lo tengono in vita.
Una storia tragica, che devasta la vita dei giovanissimi genitori di Alfie, Tom e Kate, mobilita gruppi di opinione e movimenti che si oppongono alla eutanasia, e che ha innescato una lunga battaglia legale arrivata fino alla Corte europea dei diritti umani, che ieri ha comunicato di non voler interferire nella vicenda. Ma sempre nella giornata di ieri la decisione della direzione dell’ospedale pediatrico di sospendere e rinviare di qualche ora l’operazione di spegnere i macchinari che tengono in vita il bambino, ha scatenato altre proteste e nuovi ricorsi legali.
I medici non possono decidere, è la tesi degli avvocati, devono tornare davanti al giudice, per l’esecutività della sentenza non basta la sola autorità dell’Ospedale.
In serata nuovo colpo di scena, Anthony Hayden, il giudice della Corte di Appello britannica che nei giorni scorsi ha firmato il verdetto che autorizza i medici a staccare la spina al bambino, ha deciso di aspettare ancora qualche ora per avere un confronto “urgente” con i legali italiani che assistono la famiglia Evans.
Evidentemente a rendere più complessa dal punto di vista giuridico la vicenda è il fatto che da ieri il piccolo Alfie è a tutti gli effetti cittadino italiano.
Il padre lo aveva detto: “Ora mio figlio appartiene all’Italia, attendiamo che il ministro degli Esteri italiano chiami Boris Johnson”.
IL PADRE DEL PICCOLO “si è immediatamente rivolto alla Corte con la richiesta di permettere al governo italiano di intervenire nel caso per rappresentare il proprio cittadino e garantirne il ritorno in Italia”, ha spiegato il Christian Legal Center.
Sempre ieri, Mariella Henoc, presidente dell’Ospedale Bambin Gesù, che si è offerto di assistere e curare il bambino, è stata a Liver- pool, ma le autorità sanitarie dell’ospedale si sono rifiutate di riceverla.
“Sono stata in sala d’attesa con i genitori, l’ospedale non mi ha ricevuta. Ero davanti alla sala di rianimazione, i medici facevano avanti e indietro ma nessuno mi ha parlato. Io sono andata a Liverpool per portare la vicinanza del Papa (che ieri sera ha rinnovato l’appello alla vita del piccolo, ndr) la mia solidarietà e quella di tante mamme, ma anche per vedere se era possibile aprire un dialogo. Non si può fare altro”.
Per Maria Pia Garavaglia, vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica, “i genitori di Alfie ora sono liberi di decidere per lui. Perché adesso è un cittadino italiano e in Italia, per quanto riguarda i minori, le scelte sulla prosecuzione o meno delle terapie le prende chi ha la potestà genitoriale. Abbiamo una legge esplicita sul fine vita ed è evidente che, con l’acquisizione della cittadinanza italiana, si applicherà quella”.
Questo caso “ha reso evidente che in Gran Bretagna manca una legge come la nostra, che serve proprio a evitare discrezionalità nella gestione di situazioni come questa”.
Dall’Italia, in pieno accordo con i legali inglesi della famiglia, sono pronti a partire altri ricorsi all’Unione europea. “Abbiamo identificato un percorso che ci porta a verificare la validità dell ’ applicazione dell’arti colo 265 del trattato di funzionamento dell’Unione europea – dice il professor Stefano Zunarelli dell’Università di Bologna –, secondo noi le decisioni delle autorità britanniche evidenziano una palese violazione del diritto alla libera circolazione degli individui e alla libertà di prestazione di servizi. La concessione della cittadinanza italiana al bambino non fa che rafforzare questa impostazione”.