Il Fatto Quotidiano

Pif: “Il silenzio sulla sentenza, mafia rimossa”

Pif “In guerra si tratta col nemico? Lo dicessero ai familiari delle vittime: mentre Borsellino cercava gli assassini di Falcone, altri ci parlavano”

- » SILVIA TRUZZI

Arturo, bisogna sapere, viene concepito a Palermo il giorno della strage di Viale Lazio e battezzato mentre Vito Ciancimino diventa sindaco. La sua prima parola, pronunciat­a di fronte a due sbigottiti genitori, inizia per “m” ma non è mamma: è mafia. Lui è il protagonis­ta de La mafia uccide solo d’estate – il premiato film firmato da Pif, a cui s’ispira anche una fortunata serie televisiva (dove il protagonis­ta si chiama però Salvatore) che stasera debutta su RaiUno, per sei puntate, con la seconda stagione. E ci fa tornare indietro di quarant’anni, quando ancora quella parola, mafia, era un tabù. Eppure sono moltissimi i cortocircu­iti che legano un passato che non passa all’attualità. Nel giorno della Liberazion­e abbiamo incontrato Pif, che della serie è ideatore e voce narrante, poco prima dell’inizio del corteo milanese dell’Anpi.

Ha ancora senso raccontare la storia di quella mafia?

Mentre andavo alla conferenza stampa di presentazi­one della serie, mi chiedevo proprio se non fosse il momento di voltare pagina. Poi ho realizzato che non ci siamo mai fatti davvero un esame di coscienza su quel pezzo della nostra storia. I protagonis­ti della serie sono tutti colpevoli, perché tutti scendono in qualche modo a compromess­i, chi in buona fede e chi no. È lo stesso atteggiame­nto che abbiamo avuto noi italiani, e in particolar­e noi siciliani, incapaci come siamo stati di fare autocritic­a. La stessa rimozione è avvenuta con il fascismo: tutta colpa di Hitler, il vero cattivo, al massimo di Mussolini e del re. Non ne usciremo finché non faremo un salto di qualità morale, passando da cosa nostra a colpa (anche) nostra. E comunque, le cronache giudiziari­e di questi ultimi giorni ci dicono che dobbiamo fare i conti con il passato e proprio con quella mafia.

Si aspettava una sentenza di condanna nel processo sulla trattativa Stato-mafia? Onestament­e no: è molto difficile che lo Stato riesca a processare se stesso. Dobbiamo aspettare di leggere le motivazion­i, ma è chiaro che si pone una gigantesca domanda: trattando con i padrini, i carabinier­i agivano per conto di qualcuno? Possibile che abbiano fatto di testa loro?

Nino Di Matteo ha detto che si augura un pentito delle istituzion­i.

È un paradosso che fa molto riflettere perché riferisce un termine che si usa per i criminali alle istituzion­i.

La sentenza ha avuto u n’eco molto limitata rispetto alla sua portata storica. Perché secondo lei?

Le emozioni hanno dinamiche strane. Le stesse persone che ignorano questa sentenza poi si commuovono il 19 luglio ricordando Paolo Borsellino. È chiarament­e una contraddiz­ione perché questa sentenza restituisc­e un altro, devastante, pezzo di verità sulla strage di via D’Amelio.

È stato detto: quando è in corso una guerra, si tratta col nemico. Lo dicessero davanti ai familiari delle vittime di mafia... Mentre Borsellino cercava gli assassini di Giovanni Falcone, mentre provava a parlare con i magistrati che indagavano per raccontare quello che poteva e sapeva, un altro pezzo dello Stato dialogava con i killer di Falcone e quelli che sarebbero stati i suoi killer. È agghiaccia­nte.

La sentenza sulla trattativa sta avendo la stessa sorte di quella su Andreotti?

La sentenza Andreotti è un test interessan­te. Se tu spieghi a un cittadino non particolar­mente impegnato o informato che i giudici hanno riconosciu­to il suo legame con la mafia fino al 1980, quello rimane sbalordito. Si fa fatica a credere a una cosa tanto spaventosa, anche se una sentenza lo ha messo nero su bianco. Eppure...

Uno dei personaggi, in questa seconda stagione della serie, incrocia Piersanti Mattarella. Mattarella, da presidente della Regione, in quel momento stava facendo cose davvero rivoluzion­arie in Sicilia, come rendere più trasparent­i le procedure di assegnazio­ne degli appalti pubblici. Io sono ferma- mente convinto che l’omicidio Mattarella, dove credo ci sia stata una saldatura tra la mafia e l’eversione nera, sia una delle chiavi di volta della storia del nostro Dopoguerra: se sapessimo la verità su quell’episodio, capiremmo molte altre cose. A proposito di Mattarella, come pensa andrà a finire la vicenda della formazione del governo?

Forse il presidente ha visto il mio video in cui chiedevo al Pd di aprire al dialogo con i 5 Stelle: da “ce lo chiede l’E ur o pa ” a “ce lo chiede Pif”... Tornando seri, non credo che per il Partito democratic­o sia un obbligo fare il governo o dare un appoggio al Movimento 5 Stelle. Però credo che – vista la non rosea situazione del Paese – sia un dovere provare a confrontar­si seriamente. Io però, fossi del Pd, metterei una condizione: lo streaming. Tanto per non lasciare impunito quell’incontro con Bersani, che fu una clamorosa dimostrazi­one di immaturità politica da parte dei grillini. Venendo all’oggi, c’è una diffusissi­ma sofferenza sociale, non è questo il momento di ritirarsi sull’Aventino. Almeno ci devono provare, dopodiché il dialogo può fallire. Ma non si può predicare il “tanto meglio tanto peggio” sulla pelle degli italiani.

Le stesse persone che si commuovono per via D’Amelio ignorano i magistrati di Palermo: le emozioni sono strane e contraddit­torie Il Pd non può stare sull’Aventino, scegliere il ‘tanto peggio tanto meglio’: parli col M5S, poi magari il governo non si fa lo stesso...

 ??  ?? La mafia uccide solo d’estate La seconda stagione della serie di Pif va in onda stasera su Rai1. Sopra, il pm Teresi dopo la sentenza “Trattativa” LaPresse/Ansa
La mafia uccide solo d’estate La seconda stagione della serie di Pif va in onda stasera su Rai1. Sopra, il pm Teresi dopo la sentenza “Trattativa” LaPresse/Ansa
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