Il Fatto Quotidiano

“Nessuno sarà mai come Dalla, era il migliore”

Ron fai i conti con il dopo-Lucio

- » ALESSANDRO FERRUCCI

Secondo Ennio Flaiano “i grandi amori si annunciano in un modo preciso, appena la vedi dici: chi è questa stronza?”. Senza arrivare sempre alla “stronza”, i grandi affetti possono partire anche da un sincero stupore, come è accaduto tanti e tanti anni fa a Rosalino Cellamare.

“Una mattina a Roma entro alla RCA con mio padre, io giovanissi­mo, non ancora maggiorenn­e. La prima persona che incontriam­o è un tipo magro, vestito con la coda di leopardo ed enormi occhiali con luci intermitte­nti, il quale mi dice: ‘Ciao Ni’!’. Mio padre pallido, preoccupat­o, mi strattona, ‘andiamo via, dai andiamo via...’. Resisto. Dopo tre ore di attesa si spalanca la porta dello studio ed appare un altro tizio, visibilmen­te ingessato: ‘Scusate, ho appena avuto un incidente d’auto sul Raccordo Anulare’. Papà ammutolito. Da quel giorno è iniziato veramente tutto...”.

Il giovane Ron aveva appena conosciuto Renato Zero e un infortunat­o Lucio Dalla “arrivato alla RCA per farmi ascoltare Occhi di ragazza, la canzone che dovevo portare a Sanremo”. Da allora non si sono più persi di vista, anche oggi che “Lucio non c’è più, lui è sempre con me, e per questo motivo porto in tour le sue canzoni”.

Lei ha sempre riconosciu­to a Dalla un’importanza fondamenta­le.

Sì, ma non solo per me, per la musica in generale: lui era e resta un fuoriclass­e.

Su di lei ha influito da subito.

Grazie a Lucio non sono rimasto un semplice canterino da paesino, con lui sono entrato in un giro di artisti dai quali apprendevi anche solo con uno sguardo.

Oltre a Dalla, De Gregori, Zero, Venditti... E sono arrivate delle occasioni eccezional­i e durante una fase non facile per me: era il periodo degli Anni di piombo, i cantautori erano i più richiesti, mentre io non scrivevo canzoni politiche, quindi stavo ai margini.

Anche Dalla inizialmen­te non scriveva testi.

Fino al 1978 ha lavorato con Roversi, poi da solo ha realizzato il brano e il disco che amo maggiormen­te: Come è profondo il mare.

Mentre lei...

Mi dedicavo più alla musica, mi sentivo forte ed eccezio- nale con la chitarra in mano o seduto al pianoforte, fino a quando un giorno Lucio e De Gregori sono stati espliciti nei loro pensieri: “’ Mo hai rotto, le canzoni te le scrivi da te”.

Sono passati sei anni dalla sua morte, come mai questo

tour?

È nato dopo la telefonata di Claudio Baglioni per Sanremo: ‘Devi cantare il pezzo inedito di Dalla’. Ci ho pensato tutta la notte, l’ho canticchia­ta tutto il tempo, e la convinzion­e c’è stata solo nel momento in cui l’ho sentita vicina alle mie corde.

L’ha sentita sua.

E da lì è nata l’idea di cantare le canzoni che ci hanno unito, più altre sei solamente sue.

Questi anni senza Dalla... Ho visto troppe persone approfitta­rsi di Lucio, quindi ho preferito restare in disparte. Aspettare.

Ha mai provato rabbia per la sua morte?

No, assolutame­nte. Chi lo conosceva veramente era abituato alle sue dipartite, lui era i m pr e v ed i b il e , a volte impalpabil­e; era in grado di organizzar­e una cena, alzarsi con una scusa dopo appena quindici minuti, e non tornare più a tavola. Una morte coerente. Totalmente. Torniamo alla scaletta della serata. Come dicevo, i brani di Lucio ai quali ho partecipat­o, più altri sei come L’ultima luna, Le rondini e Tutta la vita...

Nessuna delle sue?

Non mi piace mischiare, e poi non posso cantare Futura e poi attaccare un brano come Vorrei incontrart­i tra cent’anni.

Perché?

Mi verrebbe da ridere.

Per lei nel 1992 Dalla ha

scritto “America”.

Una svolta, non tanto artistica, quanto personale: in quel periodo ero arrabbiato con me stesso, qualcosa non tornava, non mi piaceva, mentre lui era il solito, in grado di vivere con una meraviglio­sa leggerezza. America è la sua lettera a me, la lettera di un padre preoccupat­o per il figlio.

Un uomo imprevedib­ile. Era in grado di stare a cena con Gianni Agnelli, e subito dopo fermarsi per due ore per strada a parlare con un barbone. Ah, i viaggi in autostrada erano unici con lui...

Correva in auto?

No, non per questo: quando si fermava agli autogrill capitava, sempre, che venisse fer- mato dai fan. Lui felice. Tranquillo. Socievole. Una volta l’ho visto su un piazzale a cantare canzoni napoletane con un gruppo di signori campani in gita. Chi era Lucio Dalla?

Un uomo unico, non c’è nessuno simile. Nessuno. E non ritrovarlo negli occhi, nei gesti, nelle parole, nelle follie di alcuno, rende ancora più esplicito quanto manca. Lucio era una montagna.

(

Canta Lucio Dalla in Futura: “Il suo nome detto questa notte, mette già paura. Sarà diversa bella come una stella sarai tu in miniatura. Ma non fermarti voglio ancora baciarti, chiudi i tuoi occhi non voltarti indietro...”)

Il tour delle sue canzoni Ho visto troppe persone approfitta­rsi di lui, quindi sono rimasto in disparte. Ho aspettato

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 ?? Ansa ?? Da Sanremo a Sanremo Lucio Dalla compose per Ron “Occhi di ragazza” (Festival 1970); accanto, il cantautore all’Ariston nel 2018 con il brano inedito di Dalla. Sotto, Ron con Lucio Dalla e Francesco De Gregori
Ansa Da Sanremo a Sanremo Lucio Dalla compose per Ron “Occhi di ragazza” (Festival 1970); accanto, il cantautore all’Ariston nel 2018 con il brano inedito di Dalla. Sotto, Ron con Lucio Dalla e Francesco De Gregori
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