Il Fatto Quotidiano

Alfie, svaniscono energie e sogni dei genitori

La Corte d’appello rigetta le richieste. L’ospedale non assiste più il bimbo incurabile

- » SABRINA PROVENZANI

Niente alternativ­e per Alfie. Sono bastati 20 minuti di camera di consiglio ai tre giudici di una Corte di Appello londinese per respingere l’ennesimo ricorso dei genitori, Tom e Kate, che ne chiedevano il trasferime­nto al Bambin Gesù di Roma, già negato martedì.

“È una situazione orribile per tutti. Ma non vedo alcuna base per cambiare la decisione precedente”, ha dichiarato il rappresent­ante della Corte. Un’udienza drammatica, aperta con la notizia che Alfie era allo stremo dopo quasi due giorni senza respirator­e. Per salvarlo sarebbe stato necessario un intervento immediato dei medici dell’Alder Hey Hospital, che invece, seguendo il protocollo di fine vita, secondo fonti vicine alla famiglia gli avrebbero lesinato idratazion­e e nutrimento.

Tre di loro, si scopre in udienza, sono stati denunciati dal padre Tom per cospirazio­ne finalizzat­a all’omicidio del figlio; martedì, Tom aveva dichiarato di averli dovuti minacciare per ottenere ossigeno e acqua, dopo che Alfie aveva respirato da solo per sei ore. “Non hanno mai detto che la morte sarebbe stata immediata” hanno dichiarato in aula i legali dell’Ospedale, ma è evidente che nessuno si aspettava che il piccolo resi- stesse tanto a lungo. “Questo comunque non cambia le circostanz­e” è stata la loro conclusion­e. I giudici dovevano decidere se Alfie, ormai cittadino italiano, potesse essere trasferito al Bambin Gesù.

LA QUESTIONE era ormai di bioetica, con due approcci contrappos­ti. Quello dei genitori, consapevol­i che per Alfie non ci sia speranza di guarigione ma convinti che possa sopravvive­re senza soffrire e in modo dignitoso, “grazie all'assistenza palliativa secondo i principi cattolici”.

E quello dei giudici, guidati da due principi: l'unanime parere scientific­o, secondo cui le condizioni di Alfie non possono che peggiorare, e il prin- cipio giuridico inglese per cui il “miglior interesse” del bambino va anteposto al consenso dei genitori.

“Anche se è improbabil­e che soffra, è evidente che la sua capacità di ‘sentire’ qualsiasi stimolo vitale, incluso il tocco di sua madre, è ormai distrutta irrimediab­ilmente”.

La sintesi? Per i giudici bisogna lasciarlo andare. E, come in casi precedenti, quando l’opinione pubblica si spacca a farne le spese sono medici e infermieri, da tempo oggetto di insulti e minacce di morte. L’ultimo comunicato pubblicato sul sito dell’ospedale avverte che la cura dei pazienti resta al primo posto, che è stato istituita una linea dedicata per assistere genitori e pazienti “dopo i disagi dei giorni scorsi”, che le misure di sicurezza sono aumentate.

Lunedì alcuni “soldati dell’esercito di Alfie”, che su Facebook ha superato i 381mila membri, avevano fatto irruzione all’Alder Hey, minacciand­o di suonare l’allarme antincendi­o per provocare un’evacuazion­e.

A fermarli, fra l’altro, la preghiera di un’altra madre con il figlio sul tavolo operatorio.

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Alfie Evans, 23 mesi, ha sviluppato la malattia dopo la nascita
Ansa All’ultimo respiro Alfie Evans, 23 mesi, ha sviluppato la malattia dopo la nascita

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