Il Fatto Quotidiano

Trump&Macron, strana coppia a Capitol Hill

Discorso al Congresso Il presidente francese in disaccordo su dazi e clima, ma lo dice con garbo senza suscitare le ire di The Donald

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Èpartito da lontano il presidente francese Emmanuel Macron nel suo discorso al Congresso riunito in sessione plenaria, momento culminante della terza e ultima giornata della visita di Stato compiuta negli Usa: i valori comuni, gli ideali che uniscono – libertà, uguaglianz­a e tolleranza, che rimpiazza fraternità – è andato a trovarli due secoli e mezzo fa, ai tempi della Rivoluzion­e francese e dell’Indipenden­za americana. Ci sono stati applausi – prolungati – e strette di mano: questa volta, pare davvero “missi one compiuta”.

TRA CHARME e diplomazia, Macron sembra essere riuscito a divenire, agli occhi di Trump, ‘l’europeo su cui si può contare’, capace di sortire gli aerei e di sparare i missili; e a proporsi, alla Merkel e agli altri leader Ue, come l’uomo che sa mettere a cuccia l’Amerikano che ringhia: “A Donald, ci penso io”, pare dire ai partner, facendogli certo delle concession­i, tipo, appunto, l’attacco alla Siria.

Che, però, sta nel dna della Francia con tracce di grandeur e colonialis­mo. Non a caso Macron parla al Congresso nel giorno esatto in cui, 58 anni or sono, un altro francese, Charles de Gaulle, aveva parlato dalla stessa tribuna. Macron difende “la strada del multilater­alismo” – “nazionalis­mo e deregulati­on non sono la risposta” ai mali della globalizza­zione – e le scelte “r e s p o n sa b i l i ” contro il riscaldame­nto globale: “Non abbiamo un Pianeta B”; denuncia il protezioni­smo – “le ‘guerre dei dazi’ distruggon­o posti di lavoro” - e tiene il punto sull’accordo sul nucleare con l’Iran: Teheran non dovrà mai avere l’atomica, ma non bisogna uscire dall’intesa senza un’alternativ­a.

Messaggi tutti indigesti all’Amministra­zione Trump, cui, però, tra lunedì e martedì, Macron aveva abilmente cucinato gli stessi piatti in salsa meno piccante. Tanto che l’attenzione era stata puntata sul linguaggio del corpo tra i due presidenti, che esprimeva sintonia, più che sulle frasi dette, che lasciavano intravvede­re contrasti: strette di mani prolungate, baci sulle guance, pacche sulle spalle. Dei contenuti, si sono invece preoccupat­i i paladini d el l ’ accordo sul nucleare con l’Iran: da Teheran e dall’Ue e dall’Onu, sono venuti commenti analoghi, l’intesa c’è e non si tocca.

MOSCA E PECHINO hanno, invece, messo la sordina, ma Macron, prima di partire per Washington, aveva consultato Putin. Hassan Rohani, presidente iraniano, si chiede “con quale diritto” Trump e Macron parlino de ll’intesa senza tenere conto del parere degli altri firmatari e apre al dialogo con Riad – una mossa dagli esiti molto dubbi -. Nella visita di Stato a Washington del presidente Macron, era- no palesi molti ingredient­i mondani o da politica spettacolo: l’accoglienz­a e la cena a Mount Vernon, la residenza di George Washington, il primo presidente Usa, con una vista sul Potomac mozzafiato e la visita d’obbligo agli alloggi degli schiavi di quel ‘grand’uomo’ del suo tempo; il confronto ‘in chiasmo’ fra Melanie e Brigitte; la cena di Stato alla Casa Bianca, con l’opposizion­e democratic­a non invitata; il discorso di Macron davanti al Congresso – un onore raro, ma non eccezional­e -.

Così, Trump e Macron hanno sciorinato le loro differenze (oltre che sul clima e s u ll ’ Iran, sui dazi), ma lo hanno fatto educatamen­te – aggettivo insolito, per il magnate presidente – e senza reciproche provocazio­ni o sgarberie: sui dazi, si negozia; sull’Iran, si punta alla ricerca di un ulteriore accordo (ma resta l’ipotesi che gli Usa denuncino l’intesa esistente); sulla Siria, il minimo comune denominato­re è l’ostilità verso Bashar al-Assad, ma Donald vorrebbe andarsene via lasciando l’altro a fare il piantone e Emmanuel non ci pensa proprio.

Intanto, a Bruxelles gli ‘amici della Siria’ nemici di al- Assad decidevano una pioggia di aiuti – 4,4 miliardi di dollari – per la popolazion­e e la ricostruzi­one: c’è chi ci mette le bombe, e chi paga.

Rogna nucleare Parigi ritiene che l’Iran non dovrà mai avere la Bomba, ma avverte: l’intesa non si tocca miliardi in Siria L’Occidente anti Assad li stanzia per i civili

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Ansa Dopo De Gaulle Macron ha parlato al Congresso 58 anni dopo il generale-presidente

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