IL PROGRAMMA MINIMO È INUTILE
Con quel suo nome biblico o da anima dantesca dannata, tipo Farinata degli Uberti o Ugolino della Gherardesca, Giacinto della Cananea, professore di Diritto amministrativo chiamato dal M5S a coordinare un “comitato scientifico” per i possibili accordi di governo, l’altra sera è andato a Otto e mezzo a illustrare i risultati del suo lavoro. Era la prima volta che lo vedevamo, dopo giorni di leggende disseminate sui giornali che ce lo avevano fatto immaginare appartenente a una specie aliena e delicata, un incrocio tra un uomo del Rinascimento e un algoritmo umano prodotto dalla Casaleggio Associati, in grado di incrociare il programma dei 5Stelle con quelli di Lega e Pd per elaborare un infallibile piano di governo con l’una o con l’altro (fermo restando che della Cananea è un allievo di Sabino Cassese, autorevole testimonial del Sì al risibile referendum di Renzi).
EBBENE, “è possibile un governo sia col Pd che con la Lega”, ha riassunto della Cananea a Lilli Gruber (che l’ha trattato con amabile antipatia) ma, testuale, “sarebbero dei governi diversi” perché “vi sono diverse, se non opposte, concezioni della vita associata e di ordine morale”. Niente di insuperabile con una forzatura morale, insomma.
Incuriositi da un sì ghiotto preambolo, siamo andati a leggere sul Blog delle Stelle il documento in dieci punti che della Cananea ha elaborato gratis insieme a una manciata di esperti tipo saggi di Napolitano e che costituisce il “contratto di governo” con il quale un emozionato Luigi Di Maio ha annunciato di voler “realizzare il cambiamento che gli italiani aspettano da tanto tempo”. Si parte dal riconoscimento che è “ardua la formazione di un governo coeso”, la traduzione in linguaggio erudito di quel che dicono i verdurai del Corviale e le portinaie di Portici.
Apprendiamo poi che nessuno dei tre partiti nutre il desiderio che l’Italia sia teatro di attentati dell’Isis, infatti è interesse comune “garantire la sicurezza di tutti dalle minacce derivanti dalle organizzazioni terroristiche”. È già qualcosa. Indi si passa ai famosi 10 punti, le priorità dell’Italia, dei quali segnaliamo il primo, “Costruire un futuro per i giovani e le famiglie” (ad esempio “contrastando il bullismo e il cyber-bullis mo”, obiettivo condiviso da M5S e Lega ma non dai renziani, non a caso tra i maggior bulli e cyber-bulli della websfera); il secondo, “Contrastare efficacemente la povertà e la disoccupazione” (averci pensato prima!); il 7°, “Per un nuovo rapporto tra cittadino e fisco” (sic); e l’8°, “Un Paese da ricostruire: investire nelle infrastrutture”, punti sui quali potremmo fare anche un governo trans-nazionale con la Corea del Nord. Seguono altre amenità (“piste ciclabili”, “riconoscimento del merito”, “investire sul capitale umano”) che avrebbe potuto attuare il governo Gentiloni protratto a oltranza fino a esaurimento del popolo italiano. Il reddito di cittadinanza che ha valso l’exploit elettorale ai 5Stelle diventa un “salario minimo garantito”, un Ogm pd- grillino- leghista che può essere tutto e niente. Beninteso, “saranno mantenuti gli impegni già presi in sede europea” e “atlanti ca”, questo perché il Pd non se ne abbia a male. Insomma, volevamo la Rivoluzione, siamo pronti per il CAF.
Il prezioso contri- buto – che sembra una tesina del secondo anno di Scienze politiche e che, con tutto il rispetto, poteva scrivere pure Di Maio o, senza offesa, la Madia senza copiare – è minato da una fallacia logica basata sul sempliciotto leit motiv “facciamo come la Germania” o addirittura “come l’Inghilterra”, che però è una monarchia mentre noi siamo una Repubblica parlamentare. L’ipotesi di “fare come l’Italia” non è contemplata, primo perché una legge elettorale tanto capziosa non sarebbe venuta in mente nemmeno a Isaac Asimov in quel suo racconto in cui un supercomputer governativo sceglie una sola persona che dovrà votare per l’intera nazione, e poi perché si finge di non capire che i tre partiti sono incompatibili, e infatti il documento redatto sui minimi comun denominatori dei tre partiti sembra un esperimento condotto in laboratorio in condizioni di vuoto, stante l’impossibilità di un governo con la Lega a meno che Salvini non abbandoni B. (e i voti al Sud poi come li prende?).
DUBITIAMO che gli italiani abbiano votato in massa il movimento del “vaffa” o quello post-editing “del cambiamento” perché mettesse al lavoro un’equipedi tecnici (ah, la Casta!) per trovare “scientificamente” un compromesso di generale buon senso da attuare indifferentemente col Pd o con la Lega o, orribile a dirsi, con Lega e Pd insieme. Da parte nostra speriamo solo di non perdere di vista il prof. della Cananea ( che si schermisce affabilmente all’ipotesi di fare il ministro, indizio chiarissimo che vuole farlo).