Il Fatto Quotidiano

Base x bassezza : 2

- » MARCO TRAVAGLIO

Renzi che vaga in bicicletta per le strade di Firenze a chiedere ai passanti se sono pro o contro l’accordo coi 5Stelle e i giornaloni che spacciano il tutto per “sondagg io ”, ovviamente con vittoria schiaccian­te del No (come sempre quando c’è di mezzo Renzi), oltre a riabilitar­e i pericolant­i strumenti di democrazia diretta della Casaleggio Associati, ha un che di tenero e commovente. Quasi come la faccia di Orfini all’uscita di ogni consultazi­one. I due Matteo, cioè i due più grandi perditori mondiali della storia contempora­nea, non possono più dare cattivi esempi e allora han cominciato a dare cattivi consigli. E il bello è che c’è ancora chi li sta a sentire. Compresi quei poveri parlamenta­ri del Pd appena eletti o rieletti che rischiano di perdere il seggio alle elezioni anticipate, unica vera alternativ­a all’accordo M5S-Pd. A meno che qualcuno non pensi seriamente che, fallito anche questo, nascerà il mitologico “governo del Presidente” o“di tutti”, che però avrebbe dentro FI e dunque non il M5S, che a quel punto spingerà pure Lega e FdI a raggiunger­lo all’opposizion­e per non lasciarlo solo a lucrare sui disastri dell’ennesimo governissi­mo: così resterebbe­ro Pd e FI senza maggioranz­a e il governo di tutti diventereb­be il governo di nessuno.

Noi non sappiamo se un governo M5S-centrosini­stra, sulla base di un contratto minimo su pochi punti, nascerà mai, né – se sì – quanto durerà. Sappiamo però che, evaporato l’asse 5Stelle-Lega per la presenza del terzo incomodo (B. appeso alle palle di Salvini, o viceversa), questo è l’unico possibile. Infatti i presunti leader pidini che fanno gli schizzinos­i alla sola idea di un’intesa con Di Maio non dicono mai qual è la loro proposta alternativ­a. Come se, in una democrazia parlamenta­re e in un sistema (grazie a loro) proporzion­ale, non fossero profumatam­ente pagati proprio per questo: indicare soluzioni e lavorare per realizzarl­e. Ma i poveretti vanno capiti: fino all’altro giorno speravano nel tanto peggio tanto meglio, cioè in un governo Di Maio-Salvini per potersi accomodare all’opposizion­e contro i “populisti” cattivi. Ma gli è andata buca, come già col Rosatellum, fatto apposta per gonfiare i voti di Pd e FI con due finte coalizioni e poi scioglierl­e la sera del voto per metter su un bel Renzusconi. Se dalle urne fosse uscita una maggioranz­a Pd-FI anche risicata, anche insufficie­nte ma colmabile con l’ennesima compravend­ita di voltagabba­na, ora il governo sarebbe bell’e fatto. E senz’alcun distinguo su incompatib­ilità programmat­iche, insulti in campagna elettorale, maldipanci­a delle rispettive basi.

Anche perché difficilme­nte B. intimerebb­e a Renzi di pulire i cessi di Mediaset o lo paragonere­bbe a Hitler. E ancor più difficilme­nte Renzi definirebb­e FI come ieri ha dipinto il M5S, cioè come una “b ab y gang” (anche perché la gang italoforzu­ta è ormai piuttosto attempata). Se nel 2011, quando ci andarono a letto nel governo Monti e nel 2013 quando ci andarono a Letta (Enrico) e nel 2014 quando ci fecero il Nazareno, l’Italicum e la controrifo­rma costituzio­nale e nel 2017 quando s’intesero sul Rosatellum, i vertici del Pd si fossero domandati che ne pensava la base del Caimano, così come fanno oggi con Di Maio, non avrebbero perso tutte le elezioni dal 2014 a oggi. Non avrebbero dimezzato gli elettori in dieci anni. E negli ultimi sette ci avrebbero risparmiat­o i disastri della Fornero e degli esodati, il bis di Napolitano per sventare il pericolo Rodotà, la Buona Scuola, il Jobs Act, l’abolizione dell’articolo 18, lo Sblocca-Italia, due leggi elettorali incostituz­ionali, l’abolizione dell’Imu ai ricchi, i regali miliardari a evasori, banche, lobby e così via. Ve l’immaginate Renzi che vaga in bicicletta per Firenze a domandare: che ne dite di Alfano ministro dell’Interno (o degli Esteri)? E di Verdini e Cicchitto nella maggioranz­a? E della Lorenzin alla Salute? E della Costituzio­ne riscritta con B.? E di Marchionne preferito a Landini e Camusso? E della Fedeli all’Istruzione? E di Lotti allo Sport? E della Boschi candidata a Bolzano con cinque paracadute in Lombardia, Lazio e Sicilia? L’avrebbero stirato sull’asfalto con tutta la bici. All’epoca, mentre il Pd ne combinava di cotte e di crude suicidando­si ogni giorno coram populo, il parere di militanti ed elettori contava pochino. Torna buono oggi per far dire ai passanti che non vogliono l’accordo Pd-M5S, ponendo alle persone sbagliate la domanda sbagliata.

Per consultare i militanti ci sono le primarie, per interpella­re gli iscritti c’è il referendum modello Spd tedesca. E la domanda giusta è questa: preferite rivotare con la stessa legge per ritrovarci a fine anno nella situazione attuale, perdendo altro tempo e consensi preziosi (all’hashtag #senzadime gli elettori si stanno abituando in fretta, vedi Molise) e regalando all’astensione o al centrodest­ra altri milione di voti, col rischio di consegnare l’Italia a Salvini&B.; oppure è meglio tentare ora un’intesa fra diversi che affronti la piaga della povertà con un reddito minimo per chi cerca lavoro, inizi a rimuovere le palle al piede che frenano lo sviluppo ( conflitti d’int eressi, corruzione, evasione, mafie, prescrizio­ne, giustizia lenta, scuola e ricerca e cultura in bolletta, privilegi di casta e di lobby, deficit di energie pulite) e riconosca nuovi diritti civili ( stepchild adoption, ius soli temperato, registrazi­one dei figli di coppie gay sul modello Torino)? Se poi la famosa base fosse ancora indecisa, si potrebbe ingolosirl­a col più appetitoso effetto collateral­e dell’accordo: se nasce un governo M5S-Pd, Carlo Calenda dice che lascia il partito e, se tutto va bene, lo seguono pure Sandro Gozi e Anna Ascani. E sarebbe subito standing ovation: 92 minuti di applausi!

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