Renzi&C. snobbano Mattarella I giovani Pd per l’intesa col M5S
Martina parla di “passi avanti”, l’ex premier lo blocca di nuovo. Eppure, secondo i suoi, “gli hanno offerto di tutto”
■Dem bloccati dall’ex premier. Il Colle spazientito: poi ci sono solo le urne. Mattia Zunino: “Dobbiamo fare la nostra parte”
Matteo Renzi di fare un governo con i Cinque Stelle non ne vuole sapere. Passano i giorni, aumenta la pressione esterna, ma l’ex premier resta fermo sulle sue posizioni. “Gli hanno offerto di tutto, ma lui non cambia idea”, raccontano i suoi. Tra le “esche” che gli sarebbero state fatte arrivare - dicono i renziani - ci sarebbe pure il ministero degli Esteri. Millanteria o no, sarebbe una casella che al senatore di Scandicci non dispiacerebbe affatto.
MA RENZI non si fida: pensa che in realtà il Movimento non rispetterebbe gli accordi presi. E poi, comunque, non è disposto a fare un cambio di linea a 360 gradi. Senza contare che quella che si sta giocando davvero è una partita per rimanere leader di quel che resta del Pd o di un post-Pd tutto suo.
La giornata di ieri fa registrare la ormai consueta differenza di toni e di interpretazioni rispetto alla giornata. La delegazione composta dal reggente, Maurizio Martina, dal presidente dem, Matteo Orfini, dai capigruppo, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, incontra Roberto Fico in mattinata. All’uscita, Martina parla di
“passi avanti” ( che riguardano la - almeno apparente - chiusura della trattativa tra Lega e Cin- que Stelle) ma anche di “differenze” che restano. Toni meno ottimisti di martedì, ma abbastanza possibilisti da permettere a Fico (e al Colle) di mantenere aperta l’ipotesi di lavoro. Delrio e Orfini restano serissimi, Marcucci a tratti se la ride. Lo stesso reggente comunica la data della direzione che deve discutere se aprire la trattativa: il 3 maggio. Doveva essere il 2, ma l’ex segretario pensa che se si dà più tempo la trattativa si slabbra e magari l’asse Di Maio - Salvini si rinsalda. Quel governo resta per lui la prima speranza, soprattutto rispetto all’eventualità di nuove elezioni, che, nonostante alcune dichiarazioni baldanzose dei suoi, lo coglierebbero impreparato.
LE LINEE RENZIANE sono pronte a fornire la loro lettura delle parole di Di Maio dopo il colloquio con Fico: “Ha parlato di discontinuità con il passato. È evidente che non c’è dialogo possibile”. Tutti messaggi mandati a Mattarella, che dopo aver ricevuto il presidente della Camera deve decidere che fare. Marcucci si mette di traverso subito dopo le parole dell’ “esploratore” alla Sala alla Vetrata, che ha parlato di “esito positivo” del suo mandato: “L’ottimismo del presidente Fico è sorprendente. Con la logica del fatto compiuto non si va da nessuna parte”.
A ricordare quanto l’ipotesi appaia a molti impraticabile, oltre che non desiderabile, è il deputato Michele Anzaldi: “La somma dei senatori M5S (109) con quelli del Pd (52) darebbe vita ad una maggioranza di 161 senatori, ovvero un senatore in più della maggioranza assoluta. Un replay del governo Prodi dell’Unione, che si reggeva con i voti dal centrista Mastella al rifondarolo Turigliatto”.
Più i renziani alzano i toni, più una cosa diventa evidente: la conta in direzione non è così sicura. L’ex premier potrebbe andare sotto. I numeri sono sul filo: 110 renziani di partenza su 209. Ma le salite e le discese dal carro sono all’ordine del giorno. La direzione dovrà valutare non se fare il governo, ma se aprire il dialogo. E dunque, lo stesso Renzi alla fine potrebbe decidere di dire di sì a questa ipotesi, alzando l’asticella per farsi dire di no dai grillini. Un’ipotesi alla quale stanno lavorando ora gli uomini della “trattativa” a lui più vicini. Servirebbe quanto meno a prendere tempo, in vista del congresso, e a chiudere le finestre elettorali più vicine. Il 9 maggio si chiude quella per il secondo turno delle amministrative, il 24.
L’ottimismo di Fico è sorprendente Con la logica del fatto compiuto non si va da nessuna parte
ANDREA MARCUCCI