Colle ostaggio di Matteo: dopo ci sono solo le urne
Una strada in salita, “molto irta, piena di ostacoli e macerie”, quella tra M5S e Pd. Ma l’unica strada rimasta perché Salvini e Di Maio hanno già “affo ssato il governo del presidente”. È stata questa, ieri sera, la cruda sintesi dei ragionamenti al Quirinale al termine del mandato esplorativo di Roberto Fico.
L’OTTIMISMO del presidente della Camera, “dialogo avviato”, è stato immediatamente deriso e bombardato dai renziani, ma per Sergio Mattarella contano le comunicazioni istituzionali e su quel “dialogo avviato” di Fico ha concesso di fatto un’altra settimana al tentativo in corso, senza fare dichiarazioni formali. L’attesa, ovviamente, è soprattutto per la direzione del Pd, prevista il 3 maggio. E di fronte alla cagnara del centrodestra che attacca sui tempi lunghi, il Colle ha gioco facile: “Allo schema tra Di Maio e il centrodestra o la Lega abbiamo dato 20 giorni”. Punto.
Pur precisando che la direzione dovrà esprimersi non su un’intesa ma sull’apertura di un tavolo, al Quirinale non si fa mistero della vera questione che blocca tutto: il fattore R. Erre come Renzi. In questa fase lo stallo è ostaggio dell’ex segretario rimasto padre padrone del Pd: la data del 3 maggio è una provocazione plateale. Una questione non solo politica, ma anche “mentale e culturale”, accentuata dal fatto che Renzi non ha più alcun canale aperto con il Colle. Ci sarà qualcuno in grado di fargli capire la posta in gioco?
In teoria, se dovesse arrivare l’improbabile, a oggi, sì della direzione alla trattativa, Mattarella già il 4 maggio potrebbe fare il suo terzo giro di consultazioni e in base alle conclusioni dei due partiti decidere tra un pre-incarico o un incarico pieno. Se invece dovessero essere confermate le previsioni negative di Renzi, non resterebbe che prendere atto che nessun governo (né politico, né tecnico o istituzionale) ha la maggioranza.