Il Fatto Quotidiano

Colle ostaggio di Matteo: dopo ci sono solo le urne

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Una strada in salita, “molto irta, piena di ostacoli e macerie”, quella tra M5S e Pd. Ma l’unica strada rimasta perché Salvini e Di Maio hanno già “affo ssato il governo del presidente”. È stata questa, ieri sera, la cruda sintesi dei ragionamen­ti al Quirinale al termine del mandato esplorativ­o di Roberto Fico.

L’OTTIMISMO del presidente della Camera, “dialogo avviato”, è stato immediatam­ente deriso e bombardato dai renziani, ma per Sergio Mattarella contano le comunicazi­oni istituzion­ali e su quel “dialogo avviato” di Fico ha concesso di fatto un’altra settimana al tentativo in corso, senza fare dichiarazi­oni formali. L’attesa, ovviamente, è soprattutt­o per la direzione del Pd, prevista il 3 maggio. E di fronte alla cagnara del centrodest­ra che attacca sui tempi lunghi, il Colle ha gioco facile: “Allo schema tra Di Maio e il centrodest­ra o la Lega abbiamo dato 20 giorni”. Punto.

Pur precisando che la direzione dovrà esprimersi non su un’intesa ma sull’apertura di un tavolo, al Quirinale non si fa mistero della vera questione che blocca tutto: il fattore R. Erre come Renzi. In questa fase lo stallo è ostaggio dell’ex segretario rimasto padre padrone del Pd: la data del 3 maggio è una provocazio­ne plateale. Una questione non solo politica, ma anche “mentale e culturale”, accentuata dal fatto che Renzi non ha più alcun canale aperto con il Colle. Ci sarà qualcuno in grado di fargli capire la posta in gioco?

In teoria, se dovesse arrivare l’improbabil­e, a oggi, sì della direzione alla trattativa, Mattarella già il 4 maggio potrebbe fare il suo terzo giro di consultazi­oni e in base alle conclusion­i dei due partiti decidere tra un pre-incarico o un incarico pieno. Se invece dovessero essere confermate le previsioni negative di Renzi, non resterebbe che prendere atto che nessun governo (né politico, né tecnico o istituzion­ale) ha la maggioranz­a.

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