Def, la guerra fra i partiti sulla stangata da 30 miliardi
Austerità Il governo vara il documento con l’ennesimo salasso Tutti per lo stop all’aumento dell’Iva, ma non c’è accordo sul come
Almeno sul punto più rilevante i partiti sono tutti d’accordo: disinnescare gli aumenti automatici dell’Iva da 12,5 miliardi nel 2019, le cosiddette “clausole di salvaguardia”. Ma sul come farlo ognuno va per conto suo. Il centrodestra potrebbe presentare soluzioni diverse, mentre il M5S lavora a un documento essenziale per trovare convergenze, puntando al Pd.
IERI IL GOVERNOGentiloni ha licenziato il Documento di economia e finanza, la base su cui si costruisce la legge di Bilancio, scritta e approvata in autunno. Come previsto, l’esecutivo presenta un Def con soltanto i conti “tendenziali”, cioè a legislazione vigente, lasciando quelli “programmatici” al prossimo governo. In perfetta sintonia con le stranezze contabili degli scorsi anni, le stime inglobano l’aumento delle clausole di salvaguardia, che per il 2019-2020 valgono quasi 32 miliardi, senza però che questa gigantesca stretta fiscale abbia impatti sulla crescita. Il Pil – si legge nella bozza del testo – crescerà, come previsto, dell’1,5% quest’anno e dell’1,4 nel 2019, solo lo 0,1 in meno rispetto alle stime di autunno messe nella nota di aggiornamento al Def, per poi calare a 1,3% nel 2020. Nello stesso arco di tempo il deficit pubblico dovrebbe passare dal 2,3% del 2017 (1,9 al netto degli interventi una tantum per i salvataggi bancari), all’1,6 nel 2018 per poi scendere allo 0,8% nel 2019 e arrivare al pareggio di bilancio nel 2020 (con il debito/Pil in calo di 1 punto a nel 2018 al 130,8%). La stretta è appunto di quasi 30 miliardi, e questo grazie all’aumento dell’imposta sui consumi.
Il ministro Pier Carlo Padoan si è augurato che il prossimo governo lo eviti: “Le clausole sono tenute dentro, nell’aspettativa che, come in passa- to, l’esecutivo presenti misure per rimuoverle”. All’iniz io della prossima settimana, il Def sarà inviato a Bruxelles ma già da oggi sarà alle Camere, dove i partiti dovranno votare le “risoluzioni” con cui possono lanciare segnali politici. Forza Italia, dice Renato Brunetta, chiederà al governo di “trovare nel minor tempo possibile le risorse per scongiurare l’aumento dell’Iva”, lamentando che con le clausole già incorporate sarà più difficile in autunno “convincere l’Ue che vanno disinnescate”. Stessa linea di Fratelli d’Italia, che annuncia una sua risoluzione. E così anche per la Lega, l’unica che però ha chiara la strada da seguire: finanziare lo stop in deficit. “Per noi il ragionamento è se sforare il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil non se restare all’1,6%”, spiega il neo deputato Claudio Borghi Aquilini. Non è così per Fi, e si vedrà se alla fine il centrodestra si presenterà con tre risoluzioni. Il Pd per ora non è pervenuto.
IL DISCORSO è più complesso per i 5Stelle. Fino a metà aprile c’è stato un dialogo con Gentiloni, con tanto di telefonate, per fornire input alla stesura del Def poi confluiti in una bozza a cui hanno lavorato i ministri economici in pectore, Andrea Roventini, Pasquale Tridico e Lorenzo Fioramonti, assieme alla deputata Laura Castelli. Nel testo si proponeva il blocco delle clausole di salvaguardia, l’aumento delle risorse per il Reddito di inclusione del governo Renzi (Rei), i centri per l’impiego e gli investimenti al Sud, insieme a un ammorbidimento della riforma Fornero, allargando le categorie dei lavori usuranti e prorogando l’opzione donna (un pacchetto da 4 miliardi), più tagli all’Irap e al cuneo fiscale. Il tutto tenendo il deficit al livello oggi fissato dal Def (tradotto: serviranno tagli robusti, che il M5S esclude alla spesa corrente e ai ministeri). Il dialogo col governo si è arenato, ma sono misure che al Pd, non risulterebbero indigeste (il reggente Maurizio Martina ha citato gli “equilibri di finanza pubblica” come uno dei punti di dialogo). I 5Stelle ra-
Le “risoluzioni”
Nel centrodestra solo la Lega è chiara sul rialzo del deficit. M5s cerca “convergenze”
gionano su una risoluzione con misure “bandiera” aperta a possibili “convergenze”.
Allo stato resta quindi l’austerità fiscale programmata dal governo uscente, in un Def che peraltro conferma il forte definanziamento del sistema sanitario nazionale e il rallentamento dell’economia di inizio anno. Bruxelles potrebbe poi metterci il carico da 90 e chiedere a maggio una manovra correttiva da tre miliardi. Probabile che la questione venga rinviata all’autunno.