Inceneritore selvaggio, il Tar “boccia” la norma
Il governo non ha preso in considerazione alternative ecologiche e il parere delle Regioni
Una vittoria sul piano procedurale che potrebbe trasformarsi in un trionfo in termini pratici: nei giorni scorsi il Tar del Lazio ha rinviato alla Corte di Giustizia Ue il decreto Sblocca Italia del 2014 e il decreto attuativo collegato, che autorizzavano la realizzazione di almeno otto inceneritori, dall’Abruzzo alla Puglia alle Marche. La corsa allo smaltimento, nel 2015, era stata decisa dal ministro dell’ Ambiente
Gian Luca Galletti con la motivazione di evitare una procedura di infrazione per eccesso di rifiuti in discarica. Tanto che gli inceneritori furono i- dentificati come “infrastrutture strategiche di interesse nazionale”, quindi destinatarie di autorizzazioni più veloci e minor controllo locale. A quanto pare, però, tanto lo Sblocca Italia quanto il decreto potrebbero non essere coerenti con quanto previsto dalle norme Ue. Le stesse usate a supporto delle scelte del ministero.
A presentare il ricorso, due associazioni: la “Verdi Ambiente e Società” e il “Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare”. Obiettivo: l'annullamento del decreto. In sostanza, i giudici amministrativi chiedono alla Corte Ue di esprimersi su alcuni punti giudicati incoe- renti sia rispetto alle direttive europee, sia rispetto alle norme nazionali. Nel migliore dei casi, i decreti saranno annullati. O quanto meno dovranno essere modificati prevedendo uno smaltimento più ecologico.
LA PRIMA motivazione dei giudici è che l’Italia abbia considerato l’incenerimento come unica possibilità “di salvezza”, trascurando le alternative come il trattamento a freddo o il riuso. Si legge nell’ordinanza: “Sorge il dubbio di conformità euro-unitaria laddove qualificano solo gli inceneritori come strategici di preminente interesse nazionale”. L’incongruenza è che “una simile qualificazione” sarebbe dovuta essere stata riconosciuta anche agli impianti per il riciclo e il riuso “essendo due modalità preminenti” in quella che viene definita “gerarchia dei rifiuti” nelle Di- rettive europee sullo smaltimento. “La direttiva Ue - spiegano le associazioni abruzzesi Forum H2O e Nuovo Senso Civico, che da tempo si oppongono all’inceneritore previsto nella loro Regione - mette al primo posto la riduzione, al secondo il riuso, al terzo il riciclo e solo al quarto l’incenerimen- to: perché il governo ha reso strategici solo gli inceneritori?”. Inoltre, spiegano i giudici, l’articolo 35 dello Sblocca Italia sarebbe un vero e proprio “atto programmatorio integrativo da parte del governo”, in pratica una decisione presa al posto delle Regioni. Galletti, però, aveva lasciato la responsabilità della Vas, la Valutazione Ambientale strategica, alle Regioni.
IN SINTESI, lasciava loro la possibilità di decidere la localizzazione dell’inceneritore ma non permetteva loro di deciderne la necessità. La Vas, infatti, prevede l’analisi delle alternative. Scrivono i Giudici: “Il piano ha un impatto sull’ambiente e proprio perché in esso sono state effettuate valutazioni strategiche, è stata legittimata la sua adozione statale, con la conseguenza che tali valutazioni (fabbisogno nazionale, riparto tra ma- croaree, potenziamento delle strutture esistenti, localizzazione regionale dei nuovi impianti) sono comunque sottratte all’esame degli organi regionali e locali. Sorge il dubbio di conformità eurounitaria sul fatto che non potranno essere ridiscusse nei relativi piani attuativi né rivalutate nelle eventuali procedure di Vas regionali”. Insomma, c’è la possibilità che da parte del governo ci sia stata un’ingerenza.
Parola ai giudici Lo Sblocca Italia del 2014 e i decreti attuativi rinviati alla Corte di Giustizia Ue