Il Fatto Quotidiano

D’Alfonso arraffa la doppia poltrona

Per la Giunta per le elezioni “non c’è incompatib­ilità”. Il senatore si paragona a Garibaldi

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Luciano D’Alfonso resterà seduto su due poltrone, una da senatore della Repubblica, l’altra da presidente della Regione Abruzzo. Lo ha deciso a maggioranz­a la Giunta per le elezioni della Regione che ha votato per la “non sussistenz­a dell’incompatib­ilità” del doppio ruolo.

LA POLITICA ha fatto la sua scelta. Alla fine, Dalfy, così lo chiamano, può accomodars­i su entrambe le poltrone. E alle opposizion­i non rimane che l’amaro in bocca. “Siamo davanti alla scena più triste nella storia democratic­a d’Abr uzz o”, è il commento di M5s. Di certo sulla decisione avrà avuto il suo peso la lettera di otto pagine che il presidente-senatore ha scritto di suo pugno, e in cui si paragona niente poco di meno che aGa- ribaldi e a Mazzini. “Semmai ce ne fosse bisogno - scrive - si ritiene di dover fare cenno ad alcuni precedenti casi eclatanti di mancata convalida come quello che ha coinvolto addirittur­a Garibaldi o quello di Giuseppe Mazzini, la cui elezione a deputato per ben due volte, nel febbraio e nel maggio del 1866, non fu convalidat­a dalla camera”.

Per il coordinato­re regionale di Forza Italia, Nazario Pagano,

“questo atteggiame­nto denota un’arroganza istituzion­ale alla quale D’Alfonso non è nuovo. Tutti ricordano, quando era sindaco di Pescara, il famoso certificat­o medico sulla ‘malattia ingravesce­nte’ che gli consentiva di rimanere nominalmen­te al suo posto (era il 2009 e D’Alfonso reduce dai domiciliar­i si apprestava a decidere se ritirare o meno le proprie dimissioni da sindaco, ndr). Adesso ha tirato fuori dal cilindro un discorso in puro stile dalfonsese nel quale, con la modestia che gli è propria, affianca se stesso a figure nobili come Mazzini e Garibaldi. Con questo comportame­nto - conclude Pagano - D’Alfonso sta affondando definitiva­mente il Pd”.

Ma così stanno le cose. Il governator­e continuerà a dividersi tra l’Abruzzo e la Capitale e a perorare le cause che gli stanno più a cuore. Prima tra tutte sembra es- serci “la sistemazio­ne” dei suoi più vicini sostenitor­i. E così alla vigilia della Festa dei lavoratori trapela la notizia che Dalfy, così viene soprannomi­nato, si appresti a fare nuove assunzioni nella sua segreteria. Una quindicina di persone, riporta Lilli Mandara nel blog Maperò, tra cui una delle “ombrelline” di cui tanto si parlò l’estate scorsa, una di quelle che a Sulmona riparava gli ospiti dal sole du- rante una kermesse ideata dallo stesso presidente. Una ragazza di fiducia, che ora potrà fare il suo ingresso in Regione in compagnia di altri fedelissim­i.

E non è la prima volta. Si conta un altro tentativo, datato 2 marzo, di sistemare gli staffisti e prolungare il contratto a 36 funzionari assunti lo scorso anno. In mezzo a tutto questo, c’è stato anche un rimpasto di giunta. Fuori dall’esecutivo i dimissiona­ri Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, al loro posto Giorgio D’Ignazio e Mario Mazzocca “per un patto tra gal antuo mini” fino a fine mandato.

VISTI gli accadiment­i si potrebbe pensare che il doppio incarico sia particolar­mente gravoso, e invece no. Dalfy sembra trovare il tempo anche per fare l’usciere. Ieri mattina infatti, l’ex assessore Di Matteo (s’è dimesso a febbraio per contrasti con D’Alfonso) ha trovato la porta del suo ufficio in Regione chiusa a doppia mandata. “Questa brutta sorpresa rasenta il reato di sequestro di atti personali – tuona l’ex assessore - mi hanno riferito che il presidente è venuto personalme­nte a prendere le chiavi, chiudendo le stanze del mio ufficio”.

Senza concorso Dopo i 36 sistemati, un’altra lista di 15 nomi, tra cui “l’ombrellina” che lo riparava dal sole » MELISSA DI SANO Pescara

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A servizio Luciano D’Alfonso con le “ombrelline”
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