Ubi e Monte Paschi, banchieri alla sbarra. C’è anche Bazoli
Il derivato di Siena e il sistema di controllo occulto a Brescia
■ I massimi dirigenti del terzo istituto italiano, incluso l’ad Massiah, avrebbero truccato le assemblee. Il pm voleva archiviare Profumo e Viola, il giudice no
Sono
sorpreso”, ha detto l’amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica Alessandro Profumo, prima di confermare la rituale fiducia nella magistratura. Come ex presidente del Monte dei Paschi di Siena è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza prelinare di Milano Alessandra Del Corvo, per aggiotaggio e falso in bilancio, insieme all’ex amministratore delegato Fabrizio Viola. A processo anche (ma non per l’aggiotaggio) l’ex presidente del collegio sindacale di Mps Paolo Salvadori e la stessa banca Mps per le responsabilità amministrative della legge 231.
LA SORPRESA di Profumo è comprensibile. Già un anno e mezzo fa la procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione delle accuse sostenute prin- cipalmente dal finanziere e piccolo azionista di Mps Giuseppe Bivona, secondo cui nei bilanci 2012, 2013 e 2014 Profumo e Viola avrebbero esposto i famosi derivati Santorini e Alexandria “a saldi aperti” (cioè come operazioni di trading su di titoli di Stato), anziché “a saldi chiusi”, cioè come derivati sintetici. Si tratta dei derivati fatti dalla gestio- ne di Giuseppe Mussari per coprire i buchi fatti nei bilanci con l’acquisto della banca Antonveneta. La questione è tecnicamente complessa e la linea della procura di Milano è stata sempre quella di escludere il dolo, e quindi il reato.
MA UN INTERVENTOdel procuratore generale di Milano Felice Isnardi ha riaperto la partita e un anno fa il gup Livio Cristofano ha chiesto ai pm l’imputazione coatta. I pm Mauro Clerici, Stefano Civardi e Giordano Baggio hanno nuovamente chiesto il non luogo a procedere. Lo scorso 6 aprile Civardi ha argomentato per due ore la richiesta assolutoria. Ieri è arrivata la decisione che dispone il giudizio per il 17 luglio: difficile non leggerla anche nel quadro delle ormai antiche frizioni all’interno della magistratura milanese.
Si prospetta anche una si- tuazione processuale singolare. Saranno gli stessi pm a dover sostenere in giudizio la colpevolezza di imputati dei quali difendono da un paio d’anni l’innocenza. Di fatto il processo vedrà l’accusa e gli avvocati difensori insieme contro le numerose parti civili, in particolare Bivona. Ieri ha rivendicato il successo ottenuto in sede di udienza preliminare, giudicando il rinvio a giudizio di Profumo e Viola “un punto a favore per tutti gli ex soci che hanno già intentato cause risacitorie contro la Banca per i bilanci e prospetti falsi dal 2012 al 2015”, il cui petitum si aggira attorno ai 2 miliardi di euro. Un rischio teoricamente grave per il futuro della banca, anche se la Borsa ha accolto freddamente la novità, infliggendo ai titoli di Rocca Salimbeni una perdita inferiore all’1 per cento.
Bivona comunque festeg- gia: “I pubblici ministeri, la banca Mps, Consob e Banca d’Italia avevano tutti chiesto il non luogo a procedere ed invece il giudice ha accolto la richiesta della parte civile Bluebell Partners”, dice, “e il dibattimento permetterà di accertare anche le responsabilità della Consob e della Banca d’Italia”.
PROFUMO E VIOLA in effetti si sono sempre difesi con un fatto noto, cioè che i bilanci incriminati furono formulati su indicazioni di Bankitalia e Consob, rese pubbliche e allegate ai bilanci stessi insieme ai cosiddetti “pro forma”, cioè il bilancio come sarebbe stato con Santorini e Alexandria “a saldi chiusi”. Tutto questo dopo una consultazione assai complessa proprio sulla natura delle operazioni segrete di Mussari.
Twitter@giorgiomeletti