Il Fatto Quotidiano

“La guerra è finita” Moon e Kim abbattono il Muro “atomico”

Il ricercator­e: “Il Giappone è rimasto fuori dalle trattative”. Eppure è sotto tiro

- » ANDREA VALDAMBRIN­I © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il documento finale seguito a l l ’ i n c o n t r o t r a Kim Jong-un e Moon Jae-in rappresent­a il percorso da seguire per i futuri colloqui tra le due Coree.

“Quanto leggiamo nella dichiarazi­one, indica come ci sono più aree grigie che punti chiarament­e definiti. Tuttavia si tratta di un importante punto di partenza che stabilisce le fondamenta­li regole del gioco”, afferma Lorenzo Mariani, ricercator­e all’Istituto Affari Internazio­nali (Iai) di Roma ed esperto di Cina e penisola coreana. Lo storico riavvicina­mento ha importanti implicazio­ni geopolitic­he in estremo oriente e non solo. Gli effetti si estendono a Giappone e Cina.

“C’è grande preoccupaz­ione a Tokyo, tagliata fuori da questo processo e senza attori internazio­nali di cui fidarsi, se non il poco affidabile Trump, per portare avanti i propri interessi nazionali – continua Mariani – Pechino invece è quieta e soddisfatt­a per la realizzazi­one di quello che favoriva da tempo. La Cina non aveva certo bisogno di Pyongyang irrequieta né di una tensione della penisola che attirava inevitabil­mente l’attenzione di Washington. Per il gigante asiatico, adesso è tempo di multilater­alismo ed espansione economica”.

L’incontro tra i leader coreani facilita anche il vertice tra Donald Trump e Kim, che potrebbe tenersi entro l’estate. È pur vero, nota ancora il ricercator­e, che l’incognita è tutta nelle intenzioni dell’amministra­zione Usa. L’attuale consiglier­e per sicurezza nazionale, John Bolton, si è sempre detto favorevole al cambio di regime in Corea del Nord, anche con l’aiuto della Cina, né ha mai escluso la possibilit­à di un attacco preventivo contro Pyongyang.

SE SI È DETTO favorevole al dialogo, è solo per smascherar­e Kim, che ha suo avviso sta bluffando. Non meno ostile al dialogo con il regime nordcorean­o è Mike Pompeo, fresco di nomina a Segretario di Stato e che insieme proprio a Bolton ricopre un ruolo chiave nelle strategie di sicurezza della Casa Bianca.

“Lo stesso Mike Pompeo, pur contrario alla distension­e, ha visitato nei mesi scorsi la Corea del Nord”, osserva Carlo Trezza, ex ambasciato­re a Seul e consiglier­e Iai in materia di disarmo e non proliferaz­ione nucleare. Trezza giudica positivame­nte il formale impegno alla denucleari­zzazione, così come l’impegno per la pace. “Da 65 anni tra le due Coree c’è solo un armistizio, che vale per giunta soltanto per il confine terrestre e non per quello marittimo”, ricor- da. Il fattore esterno si chiama accordo sul nucleare iraniano, in scadenza entro le prossime settimane.

Cosa accadrebbe se saltasse l’accordo con Teheran, come lo stesso Trump ha più volte ventilato?

“I nordcorean­i potrebbero dubitare a ragion veduta di chi, preso un impegno, cambia idea. Tuttavia esistono pressioni sia della Cina che della Corea del Sud affinché questo non accada – ragiona l’ex ambasciato­re – dato che la credibilit­à Usa è a rischio, è possibile prevedere che la parti proveranno a raggiunger­e un’intesa, magari iscrivendo l’accordo in un vero e proprio trattato dal valore giuridico”.

CARLO TREZZA

L’accordo in bilico fra Usa e Iran può nuocere: e Jong-un non si fida di Trump

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Afp Sorridete Kim con Moon e i figli sul confine
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Ansa Il premier Shinzo Abe
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