Il Fatto Quotidiano

NON SI TORNI A UN SISTEMA “CHI VINCE PIGLIA TUTTO”

- » SILVIA TRUZZI

La legge elettorale è la tela di Penelope della nostra politica. Un diversivo per prendere tempo, un capro espiatorio de ll’i nett itudine di chi dovrebbe almeno sentire la responsabi­lità di produrre una legge elettorale decente, dopo due (Porcellum e Italicum) già bocciate dalla Consulta e una (il Rosatellum) che rischia la stessa sorte perché presenta diversi problemi di costituzio­nalità. Ora si riparla di un governo di scopo il cui oggetto sociale sia rifare appunto la legge elettorale. Ma, attenzione, non per consentire il voto disgiunto o evitare storture come il “v ot o con la virgola” ma per via di quella formuletta da talk show che va tanto di moda: “Bisogna garantire la governabil­ità!”. Cosa che di solito va a scapito della rappresent­anza.

L’alibi perfetto è l’impossibil­ità di fare un governo con un sistema a impianto sostanzial­mente proporzion­ale (e pazienza se la Costituzio­ne, pur non prescriven­do un sistema elettorale, è proporzion­alista, come dimostrano ad esempio le maggioranz­e qualificat­e). Quindi è molto verosimile che torneranno in auge trucchetti buoni ad addomestic­are il voto, come il premio di maggioranz­a abnorme che consenta alla “minoranza maggiore” di governare.

Certo, introducen­do un sistema che privilegi così tanto la governabil­ità (la quale, come ha fatto notare il professor Zagrebelsk­y, è “un’attitudine passiva”) si noterebber­o meno le deficienze di una classe politica incapace di fare il proprio mestiere (in un sistema proporzion­ale per formare un governo bisogna allearsi).

Le scorciatoi­e sono notoriamen­te più brevi delle strade maestre: fa specie che nell’attuale cortocircu­ito politico, il presidente della Repubblica sia anche il primo firmatario dell’ultima legge elettorale costituzio­nale che abbiamo avuto.

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