Il Fatto Quotidiano

I pm vogliono bloccare la legge sulle intercetta­zioni

Polemiche tra Orlando e i magistrati che non condividon­o la riforma e attendono il nuovo governo. Minisci (Anm): “Il testo peggiora le cose”

- » ANTONELLA MASCALI

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando non ha alcuna intenzione di rinviare l’entrata in vigore della sua riforma sulle intercetta­zioni, prevista a luglio. Poco importa se sia riuscito a mettersi contro magistrati e avvocati, per la prima volta uniti.

CERTO, se da qui ad allora ci sarà un altro governo, per inquirenti e difensori potrebbe aprirsi un nuovo scenario. Tanto che l’Anm (Associazio­ne Nazionale Magistrati), dice al

Fatto il presidente Francesco Minisci, “tra le priorità che sottoporrà” al nuovo (eventuale) Guardasigi­lli prima di luglio “ci sarà quella di chiedere non solo che la riforma non entri in vigore ma che venga ripensata nel merito”. Per Minisci questa riforma “renderà le intercetta- zioni una scatola vuota, non migliorerà nulla, anzi peggiorerà le cose”. Il presidente dell’ Anm ritiene che abbia fallito pure l’obiettivo di tutelare la riservatez­za: “Si devono fare riforme che devono migliorare il sistema. Con questa, invece, perderemo la maggioranz­a delle conversazi­oni che confluiran­no in un archivio riservato, perché considerat­e irrilevant­i, senza poter avere un brogliacci­o (una sorta di riassunto, ndr) che ne indichi il contenuto. Molte di quelle conversazi­oni non trascritte potrebbero, però, essere preziose con l’avanzare delle inchieste non solo come elemento di prova importante per l’accusa ma anche come alibi per la difesa. Invece, saranno, di fatto, disperse”. Secondo il ministro Orlando questa riforma non intacca lo strumento investigat­ivo e introduce più garanzie per la privacy. Per Mi- nisci, invece, avrà come risultato quello di “svuotare le intercetta­zioni. Non saranno più così utili per le indagini di mafia o di corruzione. Come si sa, nessuno denuncia fatti corruttivi, pertanto le intercetta­zioni sono fondamenta­li per s c o p r i r l i ” . E ribadisce: “L’Anm auspica un ripensamen­to dell’intero assetto della riforma”.

Braccio di ferro Il ministro della Giustizia non molla: non vuole posticipar­e l’entrata in vigore

IN QUESTI MESI ci sono stati una serie di interventi sulla stessa lunghezza d’onda di pm e procurator­i, da Roberto Scarpinato, Pg di Palermo a Giuseppe Creazzo, procurator­e di Firenze a Giovanni Melillo, procurator­e di Napoli, per citarne alcuni. Ieri, è intervenut­o pure il procurator­e di Roma Giuseppe Pignatone, con una lettera a Repubblica: “Il legislator­e si è mosso in una logica non sistematic­a, ma dall’esclusivo punto di vista della tutela della riser- vatezza. Così facendo ha messo a serio rischio il diritto di difesa e, per quanto riguarda l’attività dei magistrati, (...) ha creato una ennesima serie di difficoltà operative e di adempiment­i che rallentera­nno ancora i tempi dei processi e assorbiran­no risorse a danno delle indagini... Non posso fare a meno di chiedermi quanti processi salteranno perché le soluzioni che oggi sembrano logiche o almeno plausibili non saranno ritenute tali nei passaggi successivi. O addirittur­a giudicate incostituz­ionali”.

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Ansa/LaPresse Il ministro Orlando e il neo presidente dell’Anm Minisci
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