55 anni per fare la pace Luna di miele tra le Coree
Manonella mano Moon e Kim sgretolano l’ultimo muro della Guerra fredda: ora possibile la riunificazione della Penisola metà comunista metà capitalista
Il passetto di Kim Jong-un per varcare il confine tra le due Coree, salendo una sorta di gradino, potrebbe presto rivelarsi “un grande passo per l’umanità”, se le promesse di pace scaturite dall’incontro a Panmunjom tra i leader delle due Coree, Moon Jae- in ( Sud) e Kim Jong- un ( Nord) saranno mantenute. Gli stessi protagonisti hanno ieri profuso retorica nei discorsi (ma c’era pure emozione): ”Inizia una nuova storia e un’era di pace”,“La guerra è finita, siamo della stessa famiglia”.
Un evento inimmaginabile pochi mesi or sono, a fine 2017, quando venti di guerra spiravano intorno alle penisola coreana.
ANCHE SE KIMnon ha giocato l’asso pigliatutto che tiene in serbo per l’incontro, a inizio giugno, con il presidente Usa Donald Trump: il disarmo nucleare totale e immediato. Che concederà, eventualmente, come atto finale di un negoziato da intrecciare lungo una timeline di reciproci ‘cedimenti’: man mano che la Corea del Nord fa passi indietro, Usa e Onu riducono le sanzioni e concedono aiuti umanitari e finanziari.
Moon e Kim sono d’accordo a lavorare insieme per ‘denuclearizzare’ la penisola e rimuoverne le armi atomiche – la manciata forse posseduta dalla Corea del Nord e quelle Usa stazionate nelle basi al Sud -; ed entro fine anno vogliono trasformare in pace l’armistizio del 1953. C’è chi pensa che l’incontro di ieri definisca il tono di quello di giugno tra Kim e Trump. Ma, quasi certamente, questo è il vertice che più conta per la gente della penisola: questa è l’alba della loro pace. I Grandi del Mondo apprezzano; Trump esulta, attribuendosi meriti non suoi, ché se fosse per lui starebbe ancora giocando con Kim a chi ha il bottone nucleare più grosso.
In un giorno carico di gesti simbolici, Kim III è divenuto il primo leader nord-coreano a varcare il confine sud-coreano: i due precedenti verti- ci Nord-Sud, a inizio XXI Secolo, s’erano svolti entrambi a Pyongyang. Kim non è parso per nulla goffo e impacciato: sorridente, gioviale, passata la frontiera, dopo una stretta di mano e uno scambio di battute, ha invitato Moon, prendendolo per mano, a seguirlo dall’altra parte: quattro passi simbolici nel Nord e, poi, in- sieme, di nuovo al Sud. I colloqui – presente la sorella, Kim Yo-yong, una delle artefici di questo momento - la cena con le signore, l’albero della pace piantato, i segnali del disgelo ovunque: tutto nello scenario della frontiera più militarizzata di questo mondo, il confine che corre sul 38° parallelo, dentro una striscia di terra demilitarizzata.
“Sono venuto per porre termine a una storia di conf r on t o ”, afferma Kim, che, dopo la firma della dichiarazione congiunta e prima del commiato, con tanto di abbracci, accetta di parlare alla stampa – una prima assoluta -. Poi riparte, scortato da un servizio di sicurezza formato da 12 ‘gorilla’ che riscuotono successo sui social.
Il vertice di ieri s’incastona in una sequenza d’incontri frutto della diplomazia olimpica che, complici i Giochi d’Inverno in Corea del Sud a febbraio, ha avviato una fase di distensione, dopo un anno passato dal Kim e da Trump a prendersi a neppur troppo metaforiche pallate, test nucleari e missilistici da una parte, manovre e sanzioni dall’altra. Ma il lieto fine non è acquisito: l’imprevedibilità e l’impulsività dei due protagonisti sono un’ipoteca sulla pace.
600 a 28.000
La differenza del Pil pro-capite in dollari di PyongYang in confronto a Seul