Pasionario per il potere: “Sarò io il nuovo premier”
Armenia, Pashinyan dopo aver cacciato a furor di popolo il “nemico” Sargsyan chiede per sé la nomina. Ma il governo ad interim resiste
Il rivoluzionario più radicale diventerà conservatore il giorno dopo la rivoluzione”. Se la frase di Hanna Arendt è vera, gli armeni lo scopriranno il 1° maggio, festa dei lavoratori: è quando il Parlamento di Erevan si riunirà in sessione straordinaria per nominare un nuovo premier dopo le dimissioni di Sarkysian. “O sarò io primo ministro con il sostegno della gente, o non ci sarà alcun primo ministro in Armenia”, ha risposto Nikol Pashinyan .
Era il direttore del giornale Haykakan Zhamanak, Tempo armeno. Prima è stato un giornalista poco celebre, poi un avvocato poco illustre. Infine un politico d'opposizione marginale, ricercato dalla polizia per le proteste del 2008. Prima di diventare Nikol Pashinyan il “pasionario” e capopopolo, Pashinyan andava in giro con la faccia perfettamente rasata, capelli corvini e composti, camicia abbottonata fino al collo.
Ora veste verde mimetico, sotto i capelli ormai bianchi ha una faccia scura da vecchio comandante “barbudos”, sguardo pece. Nelle ultime due settimane è diventato “candidato del popolo”, liberatore della “nuova Armenia”. L’uomo che per le strade di Erevan le donne baciano come un martire anti- corruzione, l’uomo con cui gli uomini vogliono farsi selfie, un fuoco dopo l’altro, ha acceso la Capitale all’inizio di aprile. Alla fine dello stesso mese dice “chiedo a tutti gli armeni dalle prime ore del primo maggio di inondare strade e piazze, compresa quella del Parlamento”.
Il primo enigma di Erevan è la piazza non violenta, in un paese che conosce bene il colore del sangue. Il secondo è la metamorfosi di Pashinyan, il terzo è il futuro del paese. Intanto le bandiere sono ancora nei pugni, la protesta si fermerà solo quando l’uomo di cui le strade urlano il nome, che ha dato inizio a tutto questo, diventerà premier.
PASHINYAN PIACE a Saakashvili, ex presidente georgiano, ex governatore di Odessa, ex uomo in fuga sui tetti di Kiev per evitare l’arresto ucraino: “aArmeni, popolo fiero, avete mostrato al mondo cos'è la dignità”.
Piace al blogger leader dell’opposizione russa Novalnij, “è un esempio da re- pl ica re”: Sarkysian come Putin, nel paese controllava tutto, “dalle banche al calcio, dai media alle Forze armate”.
Ma non piace al premier a interim del suo paese, Karen Karapetyan: “che vuol dire candidato del popolo? Non conosco nessun paese dove il primo ministro viene scelto in questo modo. Esistono le elezioni”. Con Karapetyan, il barbudosvoleva un dibattito “non dietro le quinte, ma davanti agli occhi del popolo”, ma Karapetyan ha rifiutato i negoziati pubblici.
Chiusa tra Georgia al nord, Turchia a ovest, Iran a sud, Azerbaijan a est, - con cui è in guerra per il Nagorno-Karabakh - l’ex repubblica sovietica vive quella che Pashinyan ha battezzato “rivoluzione di velluto”. Forse sarà come quella delle rose in Georgia, o arancione come a Kiev.
Non è ancora chiaro, ma questo si sa: a Mosca non piacciono le rivoluzioni a colori. Pashinyan ha detto alla folla “che la Russia non int erverr à”, il presidente Armen Sarkysian ha chiamato Putin, che ha chiesto “moderazione”. Mosca non ha ancora fatto un passo, l’asse armeno rimane al momento allineato al Cremlino, che ancora silente, cauto osserva ciò che accade: è caduto l’autocrate a Erevan, ma forse il posto non rimarrà vacante a lungo.
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