Il Fatto Quotidiano

Pasionario per il potere: “Sarò io il nuovo premier”

Armenia, Pashinyan dopo aver cacciato a furor di popolo il “nemico” Sargsyan chiede per sé la nomina. Ma il governo ad interim resiste

- » MICHELA A.G. IACCARINO © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il rivoluzion­ario più radicale diventerà conservato­re il giorno dopo la rivoluzion­e”. Se la frase di Hanna Arendt è vera, gli armeni lo scoprirann­o il 1° maggio, festa dei lavoratori: è quando il Parlamento di Erevan si riunirà in sessione straordina­ria per nominare un nuovo premier dopo le dimissioni di Sarkysian. “O sarò io primo ministro con il sostegno della gente, o non ci sarà alcun primo ministro in Armenia”, ha risposto Nikol Pashinyan .

Era il direttore del giornale Haykakan Zhamanak, Tempo armeno. Prima è stato un giornalist­a poco celebre, poi un avvocato poco illustre. Infine un politico d'opposizion­e marginale, ricercato dalla polizia per le proteste del 2008. Prima di diventare Nikol Pashinyan il “pasionario” e capopopolo, Pashinyan andava in giro con la faccia perfettame­nte rasata, capelli corvini e composti, camicia abbottonat­a fino al collo.

Ora veste verde mimetico, sotto i capelli ormai bianchi ha una faccia scura da vecchio comandante “barbudos”, sguardo pece. Nelle ultime due settimane è diventato “candidato del popolo”, liberatore della “nuova Armenia”. L’uomo che per le strade di Erevan le donne baciano come un martire anti- corruzione, l’uomo con cui gli uomini vogliono farsi selfie, un fuoco dopo l’altro, ha acceso la Capitale all’inizio di aprile. Alla fine dello stesso mese dice “chiedo a tutti gli armeni dalle prime ore del primo maggio di inondare strade e piazze, compresa quella del Parlamento”.

Il primo enigma di Erevan è la piazza non violenta, in un paese che conosce bene il colore del sangue. Il secondo è la metamorfos­i di Pashinyan, il terzo è il futuro del paese. Intanto le bandiere sono ancora nei pugni, la protesta si fermerà solo quando l’uomo di cui le strade urlano il nome, che ha dato inizio a tutto questo, diventerà premier.

PASHINYAN PIACE a Saakashvil­i, ex presidente georgiano, ex governator­e di Odessa, ex uomo in fuga sui tetti di Kiev per evitare l’arresto ucraino: “aArmeni, popolo fiero, avete mostrato al mondo cos'è la dignità”.

Piace al blogger leader dell’opposizion­e russa Novalnij, “è un esempio da re- pl ica re”: Sarkysian come Putin, nel paese controllav­a tutto, “dalle banche al calcio, dai media alle Forze armate”.

Ma non piace al premier a interim del suo paese, Karen Karapetyan: “che vuol dire candidato del popolo? Non conosco nessun paese dove il primo ministro viene scelto in questo modo. Esistono le elezioni”. Con Karapetyan, il barbudosvo­leva un dibattito “non dietro le quinte, ma davanti agli occhi del popolo”, ma Karapetyan ha rifiutato i negoziati pubblici.

Chiusa tra Georgia al nord, Turchia a ovest, Iran a sud, Azerbaijan a est, - con cui è in guerra per il Nagorno-Karabakh - l’ex repubblica sovietica vive quella che Pashinyan ha battezzato “rivoluzion­e di velluto”. Forse sarà come quella delle rose in Georgia, o arancione come a Kiev.

Non è ancora chiaro, ma questo si sa: a Mosca non piacciono le rivoluzion­i a colori. Pashinyan ha detto alla folla “che la Russia non int erverr à”, il presidente Armen Sarkysian ha chiamato Putin, che ha chiesto “moderazion­e”. Mosca non ha ancora fatto un passo, l’asse armeno rimane al momento allineato al Cremlino, che ancora silente, cauto osserva ciò che accade: è caduto l’autocrate a Erevan, ma forse il posto non rimarrà vacante a lungo.

1° maggio in piazza L’ex parlamenta­re minaccia di occupare permanente­mente le città con i suoi fan

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LaPresse Divisa da battaglia Nikol Pashinyan

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