Il Fatto Quotidiano

In un film la storia del santo venerato in tutto il mondo

- » SILVIA D’ONGHIA © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sulle tombe dei baresi, al cimitero, è più facile trovare statue di San Nicola che immagini della Madonna. Come pure, qualsiasi barese emigrato nel mondo quando torna a casa fa visita alla mamma, alle vecchie zie, agli amici e pure al santo. È con orgoglio che lo si mostra ai forestieri, ai “pellegrini”. Non soltanto perché la basilica nel borgo antico è uno straordina­rio esempio di romanico pugliese e perché là intorno si mangiano le migliori “sgagliozze” (frittelle di polenta) del mondo, ma anche e soprattutt­o perché lui – “U’ gnor”, in omaggio al volto scuro della statua che lo rappresent­a – è uno di famiglia. Non è unsanto, ma è il santo. Mille anni fa, il 9 maggio 1087, una sessantina di marinai arrivarono a Bari con le sue ossa, rubate dalla cittadina turca di Myra. La città pugliese era caduta in disgrazia dopo bizantini e normanni, e quello era un modo per ricomincia­re a contare. Tradizione vuole che proprio quell’impresa ispirò al papa Urbano II l’idea della prima crociata. Ma quanti baresi oggi conoscono la storia, quella vera, di Nicola da Myra? Quanti saprebbero dire con esattezza perché un santo ecumenico è diventato niente di meno che Babbo Natale (Santa Claus)?

“C’È UN DETTO secondo cui Dio organizzav­a le riunioni con i santi e Nicola arrivava sempre in ritardo: ‘ Q ue ll o perde tempo con il suo popolo’, borbottava il Padreterno”. Antonio Palumbo è un regista barese (già autore di Varichina, tra i cinque finalisti ai Nastri d’Argento nel 2017). Come tutti i suoi concittadi­ni, conosce bene la festa di tre giorni, 7/8/9 maggio – religiosa ma anche molto, molto pagana – che viene dedicata al santo. “L’idea mi è venuta nel 2010, volevo raccontare la mia città – spiega al Fatto –. E da dove dovevo partire se non da lui? Mi dissero che c’era un tal Padre Cioffari, un domenicano, tra i cinque esperti mondiali del santo. Fu lui ad aprirmi un mondo”. Anzi il mondo, letteralme­nte. Palumbo si è messo in marcia e, con la telecamera in mano, sta ricostruen­do il mito. “Quella di Bari è la punta dell’iceberg. Nicola è venerato in tutto il mondo. In Olanda, per esempio, paese luterano, la festa di novembre viene trasmessa in diretta dalla television­e nazionale”. Per un’unica falange del santo rubata a Bari e conservata a Nancy e in particolar­e in un piccolo borgo di nome Saint Nicholas de Port, nella regione francese della Lorena, i festeggiam­enti durano due settimane, con tanto di sfilata di carri, 300 mila persone e un “villaggio dei bambini”. Ma che c’entrano i bambini con San Nicola (e quindi come e perché ha origine Babbo Natale)?

Si racconta che il santo fece ricomporre le carni e resuscitar­e tre fanciulli, che un oste criminale aveva ucciso, fatto a pezzi e dato in pasto ai suoi clienti (le tre palle dell’iconografi­a sacra). E poi che lui, figlio di ricchi mercanti, donò la dote a tre ragazze in età da marito, che altrimenti sarebbero diventate prostitute. “U na persona forte che protegge i più deboli – prosegue il regista –, bambini, prostitute, commercian­ti, marinai. Tutte figure che hanno un viaggio da fare”. Nicola - Cozze, kebab e Coca Colaè il titolo del suo, di viaggio cinematogr­afico, che partendo da Bari, con il supporto della Oz Film di Francesco Lopez, ha già toccato Belgio, Francia, Olanda, Russia. Non basta: “Dobbiamo ancora andare a New York, A- tlanta (sede della Coca Cola) e poi in Turchia, dove tutto è cominciato. È lo stesso santo a chiedermel­o: ‘Ogni emigrante torna prima o poi a casa. Anche io’”. E i viaggi costano. Per questo Palumbo ha attivato un crowdfundi­ng ( www.indiegogo.com): “L’Apulia Film Commission ci ha finanziato con 31 mila euro, l’Olanda ce ne ha dati altri 15 mila. Ne mancano altrettant­i e abbiamo deciso di rivolgerci ai fede li ”. “E al ministero, no?” chiede U’Gnor in un video che sta diventando virale. “San Nicola, lo sai, per quello servirebbe un miracolo”.

Chi è Antonio Palumbo è nato a Bari nel 1973

La carriera Attore, regista e sceneggiat­ore, ha lavorato con Paolo Virzì, Nico Cirasola e Alessandro Piva. È autore del docufilm “Varichina”, risultato tra i cinque finalisti dei Nastri d’Argento nel 2017

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