Il Fatto Quotidiano

Derby d’Italia, vent’anni dopo Iuliano

- » ROBERTO BECCANTINI

La rovesciata di Simy e la sassata di Koulibaly hanno ucciso il “solito” campionato per consegnarn­e alla cronaca, e forse alla storia, un altro. Questa sera, Inter-Juventus. Domani, Fiorentina-Napoli. Un punto, uno solo, divide la tiranna dai golpisti. Snodi cruciali, nervi tesi. Il derby d’Italia capita a vent’anni esatti dalla madre di tutti i rigori “virtuali”, il tamponamen­to Iuliano-Ronaldo. Mancano quattro giornate e se Allegri si gioca lo scudetto, Spalletti rincorre quella zona Champions che le romane presidiano con fierezza. Tifosi senza memoria hanno occupato Vinovo invitando la squadra a tirare fuori gli attributi. Persino Buffon, nell’ennesimo comizio, ha invocato il ritorno alla “cattiveria” e alla “brutalità sportiva” del passato, manifesto vintage di un mondo che non vuole arrendersi. E il gioco? Non uno che ci pensi, che ne parli. Perché il problema è proprio questo. Il gioco. Non il carattere. Sembra quasi che il rigore del Bernabeu abbia fissato un confine: fin lì una Juventus quadrata, reattiva; da lì una Juventus isterica, molle. I fantasmi di Higuain e Dybala si aggirano inquieti. Non che l’Inter scoppi di salute – prigionie- ra com’è dei gol di Icardi e Perisic: o loro o nessuno – ma ha registrato la fase difensiva e trovato la rampa di lancio che le serviva: Brozovic-Rafinha. Sarà una sfida aperta, spasmodica, nel solco di una rivalità che Calciopoli ha innalzato a guerra di religione.

Scenderà in campo, il Napoli, conoscendo il risultato della capolista. I titolariss­imi scalpitano. Sarri, che al Franchi ha raccolto due pareggi, dovrà governare l’entusiasmo dilagante; Pioli, gli ultimi spiccioli di Europa League.

Pronostici: più Inter che Juventus, più Napoli che Fiorentina.

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All’andata La partita finì 0-0

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