Il Fatto Quotidiano

Un giorno, una legge

- » MARCO TRAVAGLIO

Le due Coree fanno la pace, i 5Stelle e il Pd vedremo. Intanto leggete bene questa frase: “È arrivato il momento di mettere mano al conflitto d’interessi e di dire che un politico non può essere proprietar­io di mezzi di informazio­ne”. Venticinqu­e anni fa, quando B. entrò in politica, la dicevano e la condividev­ano tutti. La sinistra, il centro e la destra. Infatti persino B., durante il suo primo governo, prometteva un giorno sì e l’altro pure di vendere le sue television­i o almeno di affidarle a un blind trust (un fondo cieco) che le gestisse a sua insaputa. E, quando evocava il blind trust, Montanelli lo ribattezza­va subito “blind truff” perché il fondo magari è cieco, ma il padrone e i dipendenti ci vedono benissimo. Ora invece quella frase la pronuncia, nel glaciale silenzio generale, Luigi Di M aio. Esi beccale reprimende fin ancodaR e

pubblica e Messaggero. Oltreché, si capisce, glia nate midi B. (“esproprio proletario anni 50”) e di tutti i giornali e le tv Mediaset che, mentre tentano di negarlo, confermano in stereo il mostruoso conflitto d’interessi. Sallusti, che non capisce più nemmeno l’italiano, scrive che il capo dei 5 Stelle vorrebbe“metter el emani su Media set, la Raie il Giornale” con “avvertimen­ti mafiosi”. E si domanda dov’è lo scandalo se il suo house organ ei suoi “giornalist­i liberi” (uahahahaha­h) “stanno dall’altra parte della barricata” e quindi linciano Salvini appena osa dissentire dal padrone.

In questi casi non si sa mai chi non capisce e chi fa finta. Chi ci è e chi ci fa. La risposta è ovvia, elementare, banale e infatti è legge in tutte le democrazie del mondo (esclusa dunque l’Italia): chi fa politica non può possedere mezzi di informazio­ne o di comunicazi­one, tantomeno se trasmetton­o su frequenze tv o radio in concession­e dallo Stato. E il bello è che questo divieto è espressame­nte stabilito anche da noi, dall’articolo 10 comma 1 della legge n. 361 del 1957: non sono eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresent­anti legali di società di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti... oppure per concession­i o autorizzaz­ioni amministra­tive di notevole entità economica”. Fino al 1994 non si pose alcun caso e la legge restò inapplicat­a. Poi arrivò B., all’epoca titolare di tre tv in chiaro (Canale5, Rete4, Italia1) e azionista di due pay-tv (Tele+1 e Tele+2). La giunta per le elezioni, a maggioranz­a berlusconi­ana, avrebbe dovuto sbatterlo fuori dalla Camera appena eletto, invece ricorse a un cavillo da azzeccagar­bugli e dichiarò ineleggibi­le Fedele Confalonie­ri, presidente della Fininvest, che naturalmen­te non era mai stato eletto né candidato.

Le coincidenz­e non sono solo coincidenz­e, diceva il grande romanziere Alberto Ongaro. E forse non è solo una coincidenz­a che il restaurato Novecento di Bernardo Bertolucci e il neonato Loro di Paolo Sorrentino si incrocino in questi giorni nelle sale, due treni che viaggiano in direzioni opposte fermi alla stessa stazione. Un vecchio Orient Express e un Frecciaros­sa alta velocità, così lontani e così vicini. Due film d’autore a vocazione dichiarata­mente politica, due modi di rappresent­a- re il proprio tempo. Bertolucci affresca il secolo scorso come quello delle lotte di classe, delle ideologie, delle utopie legate a un nuovo ordine sociale. Le speranze degli umili, l’arroganza dei signori, le contraddiz­ioni di tutti. Quarant’anni dopo, Sorrentino punta il teleobiett­ivo sull’unico fine superstite della politica. Tanto è corale Novecento , quanto è solipsisti­co Loro. Basta ideologie, solo un’ossessione: il potere. Non Berlusconi in sé, ma il “Berlusconi in me”, in loro, in tutti; l’irre- sistibile campo gravitazio­nale emanato dall’arcitalian­o perfetto, la presa del potere delle Tv nell’immaginari­o durata vent’anni, fino alla deriva funebre e lubrica del B. terminale. Il passaggio dal Secondo al Terzo millennio, in fondo, è anche il passaggio dal grande al piccolo schermo: l’ideale si è fatto carne. Addio Novecento, non ti si fila più nessuno. Tutto il cinema di Sorrentino ruota –letteralme­nte – attorno al mostruoso. Ma stavolta il mil

lenniun gli ha dato una bella mano.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy