Banche: nel sito anti-fregature sembrano il Mulino Bianco
“Quello che conta” Il portale per i risparmiatori è costato 750mila euro. Risultato? Poco o nulla sui rischi dei prodotti
Dopo il crac di Etruria, Banca Marche & C. ecco il “comitato governativo per l’educazione finanziaria”: ma dei rischi di perdite negli investimenti nemmeno l’ombra
Come spendere 750 mila euro pubblici e fare un cattivo servizio ai risparmiatori. S’intende il portale web (in versione Beta) del Comitato governativo per l’educazione finanziaria (Edufin), da poco in Rete con un nome presuntuoso( www. quello che co nta.gov.it). Tutto parte dal crac del 2015 di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti e le perdite subire dai risparmiatori. Da allora, per ribaltare colpe e omissioni delle istituzioni, il governo s’è inventato che la causa non era la scarsa vigilanza, ma la loro ignoranza finanziaria e ha istituito appunto il comitato.
ARTICOLI CENSURATI. Sorvoleremo sulle ridicolaggini, come lo spacciare per consigli utili ovvietà del tipo: “Informati bene” o “Abbi cura dei tuoi soldi”. Già più grave che la sezione sulle “News” riporti solo articoli che gabellano per educazione finanziaria le campagne delle banche per spingere fondi, polizze ecc. La presidente Annamaria Lusardi, dall’America aveva detto che l’educazione finanziaria non dev’essere lasciata in mano loro. Arrivata a Roma si è italianizzata? Un articolo, per dire, spaccia per esempio virtuoso l’attività promozionale di Ubi Banca nel “vivaio di futuri giocatori della Juventus”. Ma l’obiettivo dei venditori è piazzare prodotti, non aumentare la cultura finanziaria. Se inesistente, potranno rifilare più facilmente il peggio. Il portale non riporta invece articoli d’informazione, e quindi nessuno di questo giornale, neppure quelli con “educazione finanziaria” già nel titolo.
IN GABBIA TUTTA LA VITA. Ma il peggio è come sono presentati i prodotti, vedi il primo degli “Stru- menti assicurativi” cioè le polizze a vita intera: una formula insulsa finita nel dimenticatoio a fine Novecento e poi riesumata per intrappolare meglio i risparmiatori. Cancella la già scarsa trasparenza dei fondi comuni, sostituendoli con scatole nere quali le gestioni separate delle compagnie. Inoltre dai fondi comuni si può sempre uscire, da queste trappole no.
Detto in breve, un risparmiatore versa una somma a una compagnia, che la investe e a richiesta gliela restituisce con i guadagni e le perdite avute. Se muore, la dà agli eredi o altri beneficiari. Quindi contenuto assicurativo zero o quasi. Leggiamo invece che:
1) “È una polizza che tutela le persone care da indicare nel contratto”. Sembra la pubblicità del Mulino Bianco. Ma non sono mica queste le polizze di copertura per il caso morte. Al più c’è qual- che bonus, ma di regola la compagnia restituisce solo la somma investita.
2) “Costituisce anche un salvadanaio personale al quale attingere in caso di necessità”. Mica vero, se per addirittura tre anni i soldi possono essere bloccati.
3. La sezione intitolata “Quali sono i rischi?” cita l’ipotesi marginale di “informazioni non vere sullo stato di salute”. Nasconde invece il rischio di perdite pesantissime per il cattivo andamento degli investimenti e di batoste in termini di potere d’acquisto.
VERITÀ NASCOSTE. Poco onorevole anche la parte sui fondi comuni. Decanta i famigerati piani di accumulo di capitale, spinge nelle braccia dei venditori, ma occulta che i prodotti in questione “distruggono ricchezza” ( copyright Ufficio studi Mediobanca). Anche le schede su fondi pensione e piani pensionistici paiono scritte da un pubblicitario. Nascondono che sono tutti molto pericolosi, perché non tutelano contro l’inflazione, mentre il Tfr sì. Neppure una parola poi sulla crescente opacità dei prodotti decantati, partendo dai fondi comuni fino ai prodotti previdenziali.
Qui non sono le banche a fare finta educazione finanziaria, ci pensa direttamente il governo a spingere i prodotti peggiori. Ma il portale è stato prima visionato da chi rappresenta i consumatori in Edufin? O è stato confezionato da qualche agenzia pubblicitaria in area risparmio gestito? Lo stile è quello. I 750 mila euro che, spiegano fonti vicine ai consumatori, risulterebbero spesi per il portale e poco altro, potevano avere sorte migliore. Perché Edufin non mette online il dettaglio di quanto ha pagato, a chi e per cosa? Lo gradirebbero molto i contribuenti italiani. E pure i risparmiatori.
Le lodi agli istituti
Le news sono campagne promozionali per vendere polizze ecc. “Ubi lavora con il vivaio della Juve...”