PERCHÉ I GIOVANI AGGREDISCONO GLI ADULTI (E NON SOLO A SCUOLA)
Si è discusso di ragazzi che strattonano l’insegnante e a volte lo picchiano o lo feriscono. E qualcuno (Michele Serra) ha subito introdotto un argomento che avrebbe dovuto provocare un dibattito molto più grande, non solo dissenso.
A Serra hanno fatto notare che essere violenti non è un tratto tipico dei ragazzi di brutte scuole e di vite secondarie. Gli è stato detto che la sua frase aveva squilibrato in modo classista un discorso molto più complicato e con tutti i punti- chiave di responsabilità fuori posto. Ora è vero che raramente gli studenti del Visconti di Roma o del Parini di Milano picchiano i loro professori in classe e come spettacolo, mentre ci dicono che in certe scuole tecniche (molte conferme a Roma) il bullismo dei ragazzi contro i poveri adulti mandati a insegnare nelle loro classi- ghetto sembra alquanto frequente e in aumento.
QUI PERÒ ci sono due strade che sono state abbandonate o non notate nel fervore dell’epoca web di attaccare e sbranare una teoria provocante, specialmente se di autore noto. Una strada ci porta attraverso una montagna di fatti di cronaca, verso una moltiplicazione della violenza giovane fra giovani (discoteche e aggressioni in strada). L’uso della parola “br an co ” per descri- vere il gruppo di aggressione, a volte, ma secondariamente, di furto, e impegnato nella violenza sulla coetanea aggredita o attratta come amica, ci racconta di una vera e propria pratica della violenza giovane come modo abituale di agganciare qualcuno che sembri isolato o più debole e dove l’uso di armi letali (soprattutto coltelli) è naturalmente incluso.
Un’altra strada, su cui pure la cronaca ci ha dato parecchi segnali, è la notizia del branco giovane che aggredisce gli adulti, quando il branco giudica gli adulti e la loro pretesa di autorità un ingombro. Il caso tipico avviene sui treni (controllori e capotreno) e sugli autobus (autisti) e non sono esclusi episodi di aggressioni a guardie giurate e – più raramente – a poliziotti. Prima di soffermarci sulla domanda delle possibili ragioni dalla parte del “branco”, è bene seguire per un momento le vittime.
Sono tutti personaggi deboli di un mondo debole, che sembra avere perduto non solo autorità ma senso, identità e forza fisica. E che non detengono alcun potere riconosciuto. In un mondo popolato (e governato) da giganti del grande spettacolo (calcio, musica e alcune forme di cinema e di dominio della scena alla Fabrizio Corona) tutti gli altri non contano niente e corrono rischi, a meno che siano e restino al di fuori dell’orizzonte visivo del branco, oppure vivano scortati.
Quanto ai ragazzi, essi si portano addosso la strana storia che stanno vivendo, protagonisti di un mondo nuovo e squallido senza potere (neppure un potere a cui i nuovi arrivati potrebbero sottomettersi) e senza indicazioni o ragioni di percorso. Se non sai chi sei, non sai dove vai e non sai perchè, la possibilità di una rissa è una buona divagazione e un buon esercizio, e poi si vedrà. E l’aggressione violenta, lo stupro e la ripetizione (come conferma) del gesto violento già compiuto, dà una illusione di identità labile ma migliore del niente. Continuiamo a dirci che il mondo della cultura non ci dà alcun aiuto per trovare un filo, almeno un filo di interpretazioni di fatti tanto ripetuti e sgradevoli. Non è vero. Viviamo in una stagione aperta da Pasolini con il film Le 120 giornate di Sodoma e, ai nostri giorni, narrata da Roberto Saviano ne La paranza dei bambini. Il primo ci dice che c’è un potere che impone e ottiene violenza senza porsi dei limiti e senza incontrare ostacoli. Il secondo ci dimostra che si sta verificando una offerta di vite giovani a un potere (che molti di noi chiamano criminalità) che vede nella vita breve e violenta una forma di santità o, comunque, la cosa giusta.
È A QUESTO PUNTOche ci rendiamo conto che forse è troppo tardi per trovare una via d’uscita. Riprendete in mano l’elenco degli aggrediti e umiliati dal branco. Sono persone e funzioni e classi di persone che non contano nulla. La loro area sociale si è indebolita. Solo quella degli insegnanti di scuole tecniche di second’ordine? E allora come spiegare la violenza ai medici (donne, se possibile, perché l’umiliazione sia clamorosa), ma anche professionisti di ogni tipo a cui viene ritirato ogni rispetto, avvocati e giudici, se il risultato non piace.
Un vasto bradisismo ha colpito chiunque svolga una funzione che, d’ora in poi, non è più riconosciuta e non vale niente. Leader di pezzi del corpo politico italiano che salutano Orban e Le Pen cercando di farsi vedere bene mentre lo fanno, ci dicono che in tanti sono pronti a non contare nulla pur di esercitare la violenza per conto terzi.
Il futuro è già cominciato.