Le pressioni di D’Alfonso per il silenzio su Bussi
“Soldi per il processo sulla discarica”. Il governatore all’avvocato: “Smentisci”
C’è un altro tassello da inserire nel mosaico di uno dei processi più controversi degli ultimi anni: quello sulla mega-discarica di Bussi sul Tirino (Pescara). E riguarda il presidente della Regione Abruzzo, nonché neosenatore del Pd, Luciano D’Alfonso. Un processo che, dopo le rivelazioni del Fatto pubblicate nel maggio del 2015, vede oggi incolpato in sede disciplinare al Csm Camillo Romandini, il presidente della Corte d’assise che, nel dicembre del 2014, emise il primo verdetto di assoluzione e prescrizione, poi ribaltato in appello, per i 19 imputati di avvelenamento delle acque e disastro ambientale. Romandini è sotto inchiesta per le presunte pressioni – archiviate in sede penale – sulle giudici popolari alle quali, durante una cena, aveva detto che, se avessero condannato per dolo gli ex dirigenti Montedison, sarebbero state chiamate a risarcire i danni in caso d’assoluzione in appello. Ipotesi non prevista dalla legge.
LA VICENDA diventa nota nel 2015 quando le notizie pubblicate dal Fatto provocano l’apertura di un’inchiesta penale a Campobasso ( Romandini viene archiviato) e il procedi- mento disciplinare ora in corso. Il punto è che già due mesi prima, tra febbraio e marzo 2015, il presidente D’Alfonso cerca di mettere in contatto una delle giudici popolari con la pm che aveva istruito il processo, Anna Maria Mantini. D’Alfonso la contatta sul suo telefono cellulare, spiegando- le che un giudice popolare vuole riferirle qualcosa sul processo. Una richiesta irricevibile e poco gradita, poiché, da pm titolare del processo, non aveva alcun titolo per discutere dell’argomento con i giudici. E così la pm Mantini respinge al mittente la proposta. Ma perché mai D’Alfonso, presidente di Regione e quindi parte civile nel processo, cerca di mettere in contatto un giudice popolare con la pm? È già a conoscenza delle anomalie che riguardavano il processo? E, ricevuto il diniego della pm, si attiva, in qualità di presidente, affinché il giudice popolare contatti l’autorità competente, invece che la pm Mantini? Abbiamo rivolto queste domande al presidente D’Alfonso con un sms ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Di certo D’Alfonso compare spesso nei momenti più delicati di questa vicenda. È sempre D’Alfonso, infatti, a discutere con Romandini, prima della sentenza, dell’andamento del processo: Romandini – secondo una ricostruzione pubblicata dal giornale locale Il Centro – gli riferisce che, a suo avviso, i pm s’erano mostrati “competenti” e gli avvocati degli imputati erano stati “efficaci”. Affermazioni che lo stesso D’Alfonso riporta ai pm titolari del processo – Mantini e Giuseppe Bellelli – i quali valutano, senza però ricorrervi, di ricusare Romandini.
NEI RACCONTI di alcuni testimoni, infine, l’avvocato dello Stato Cristina Gerardis, pochi giorni prima della sentenza in questione, riferisce a cena di aver saputo, proprio da D’Alfonso, che sul processo “circolavano” tre milioni di euro. Il Fatto, precisando che la Procura di Campobasso ha escluso qualsiasi ipotesi corruttiva sulla sentenza, ricostruisce l’episodio e chiede a D’Alfonso di fornire la sua versione. La risposta arriva con un sms: “Oltre la smentita! Si guada- gnerà un fruttuoso contenzioso civile!”. Al momento non ci risulta però d'essere stati citati in giudizio. Ma possiamo rilevare un ulteriore dettaglio. Quel 9 dicembre 2016, nella ricostruzione che il Fatto è in grado di documentare, mentre la notizia sta andando in pagina, il governatore abruzzese telefona all'avvocato Gerardis, che in quel momento è direttore generale della Regione Abruzzo. Le chiede di smentire l'episodio al nostro giornale. Gerardis si sente “aggredita” verbalmente dalla telefonata, confiderà d'aver temuto di “essere buttata fuori” e di dover difendere la propria “incolumità anche professionale”. Ma non smentisce. Ha sempre sostenuto che avrebbe parlato dell’argomento soltanto dinanzi a un magistrato. E non risulta che sia mai stata sentita. Anche su questo episodio – senza alcun risultato – abbiamo chiesto a D’Alfonso di fornire la sua versione.
Il caso Romandini
Il magistrato che assolse gli ex Montedison risponde delle accuse dei giurati